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Pubblicità su Whatsapp: in arrivo nel 2019

logo Whatsapp su uno schermo di smartphone
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Nei primi tre mesi del 2019 arriverà la pubblicità su Whatsapp

Pensiamo, per un attimo solo, a quanto diverse potrebbero esser le nostre giornate senza Whatsapp. Quanto potrebbe esser meno immediato sentirsi con gli amici oppure condividere contenuti, foto o video o la propria posizione, con colleghi e conoscenti. Insomma, Whatsapp, col suo avvento ha effettivamente cambiato la vita delle persone (nel bene o nel male, si intenda bene).

Lo ha fatto, come quasi tutte le grandi innovazioni della nostra vita, quasi per caso, innovando del tutto il sistema di messaggistica sui telefoni cellulari (ce li ricordiamo vero i messaggi sms con pochi caratteri a disposizione?) e in generale la comunicazione digitale.

La storia dell’App (che letteralmente è l’unione di “What’s up?”, che significa “che succede”, e App, “applicazione”) è quella di un’idea che ha un percorso del tutto particolare: il suo fondatore nasce a Kiev, in Ucraina, e fa esperienza, nei suoi primi anni di vita, della durezza del regime comunista.

La sua famiglia, come tante altre all’epoca, si trova in cattive acque e la madre, a un certo punto, decide di trasferirsi in America portando con sè il piccolo Koum. In America riescono a sbarcare il lunario, anche se con fatica. Koum, a scuola è un piccolo disastro (inizia l’università ma non la finirà) ma, invece, nel tempo libero si appassiona ai codici di programmazione e inizia a frequentare community di hacker. Entra a lavorare in Ernest & Young come collaudatore della sicurezza fino al momento in cui cambia qualcosina.

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La nascita e l’acquisizione da parte di Facebook

Koum, mentre frequenta l’Università incrocia Brian Acton, di Yahoo, il quale, rimane colpito del personaggio, e decide di coinvolgerlo nella sua azienda.

Collaborano per circa 9 anni, fino ad avvertire, ironia della sorte per quello che verrà dopo, un senso di “smarrimento” perché lavorare nella pubblicità, dicono, non contribuisce a migliorare gli altri. Partono per un anno sabbatico, insieme, in Sud America.

Al rientro Koum compra un i-phone e gli viene un’idea: quella di consentire agli utenti di inserire aggiornamenti sul proprio stato, visibili dai contatti in rubrica. Nasce l’embrione di Whatsapp, perché in breve tempo Acton e Koum capiscono di aver creato un sistema di messaggistica, primo al mondo, perché, a differenza degli altri esistenti, come Google Talk e Skype, consente agli utenti di creare un profilo attraverso il proprio numero di cellulare e quindi di esser facilmente raggiungibili.

Dopo diverse difficoltà di programmazione legate alla programmazione considerando i prefissi di tutto il mondo oppure, ad esempio, la sfida dell’abolizione dei costi di abbonamento (oggi Whatsapp infatti è completamente gratis), il sistema inizia a farsi strada alla grande: rispetto ai suoi competitori di instant messaging ha dalla sua la straordinaria semplicità di utilizzo, grazie ai profili utente dei numeri di cellulare.

In questo modo l’app cresce in maniera impetuosa: nel 2013 ha 200 milioni di utenti utenti e nel 2014 arriva a 500 diventando, a tutti gli effetti, un applicazione di utilità mondiale. Entra facilmente nelle antenne di Facebook che annusa l’opportunità enorme e, dopo una serie di trattative, l’acquista con una mega offerta da circa 19 miliardi di dollari.

Nonostante ciò l’app continua a crescere e infatti nel 2017 introduce, forse ispirata anche da Facebook, gli “Stati“: la possibilità per gli utenti di condividere i propri status, per 24 ore, attraverso immagini e post.

L’arrivo della pubblicità su Whatsapp

Il caso di WhatsApp è molto interessante anche perché rappresenta uno dei pochi casi al mondo di business milionari sviluppati senza sfruttare la pubblicità (grazie anche al fatto che per qualche tempo l’app è stata a, irrisorio, pagamento): da sempre i due fondatori hanno preferito dedicarsi alla crescita degli utenti anziché allo sfruttamento delle opportunità di advertising.

Da quando però WhatsApp è entrata nella sfera di dominio di Facebook la musica è cambiata.   Quello che fa gola è il numero di utenti (1 miliardo di utenti ogni giorno e circa 450 milioni che quotidianamente visitano le “Storie” ovvero gli “Stati” pubblicati) e, quindi, l’enorme opportunità di sfruttamento pubblicitario che il flusso rappresenta.

L’annuncio è arrivato, in Italia, in via ufficiale da parte del country manager Facebook, Luca Colombo, che ha annunciato che nei primi tre mesi del 2019, su Whatsapp inizieranno a comparire messaggi pubblicitari.

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Dove apparirà la pubblicità su WhatsApp?

L’advertising non comparirà nei messaggi di chat, per fortuna, ma si limiterà a comparire nella parte dedicata alle notifiche di stato degli utenti. Facebook assicura che non saranno “eccessivi” e non comprometteranno l’utilizzo normale della piattaforma da parte degli utenti.

 Il futuro di WhatsApp

Il grande enigma, in questo caso, potrebbe esser rappresentato, aldilà delle assicurazioni provenienti dal social network, dal comportamento degli utenti. In molti casi infatti gli utenti hanno dimostrato di non gradire cambiamenti radicali reagendo, infatti, con l’abbandono di piattaforme e social network (es. Google Plus che sta per chiudere).

La sfida anzitutto sta in tre domande: come e dove avverrà la pubblicità concretamente, come gli utenti la percepiranno, come gli utenti continueranno a “fidarsi” e a usare Whatsapp. Anche considerando che il rivale principale, Messenger, è in grande crescita.

Una storia inimmaginabile e per certi aspetti del tutto ironica pensando alla scelta di due amici, Brian e Jan, di lasciare Yahoo perché stanchi di lavorare nella pubblicità!

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