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Amazon vs Apple: sfida da miliardi di dollari

Amazon e Apple superano il miliardo di dollari

All’inizio di settembre, il valore di mercato di Amazon ha raggiunto e superato la cifra di 1 miliardo di dollari, Apple solo poco più di un mese prima era riuscita ad ottenere questo risultato, prima società al mondo a farcela.

La crescita di queste due società è stata molto veloce nell’ultimo periodo, e anche se da molti anni sui bilanci di entrambe si scrive il segno più (la Apple è stata fondata nel 1976, Amazon nel 1994), non si può non notare che l’andamento della capitalizzazione delle due società ha disegnato in tutti e due i casi una curva in salita, nonostante si noti che una è stata più veloce dell’altra.

Quanto è cresciuta Apple negli ultimi 10 anni?

Se prendiamo in analisi l’ultimo decennio notiamo da quando l’iPhone è stato messo in vendita per la prima volta nel 2007, le azioni di Apple sono aumentate del 1,100% e che sono aumentate di quasi un terzo nell’ultimo anno. Quella di Apple è una grande storia, fatta di innovazione e coraggio, ma che ha davvero stravolto il mercato soltanto con l’iPhone, perché questo prodotto ha permesso a milioni di persone di esplorare la quarta dimensione della nostra esistenza, cioè il web.

E quanto è cresciuto Amazon?

Per quanto riguarda Amazon, il gigante dell’e-commerce ha un taglio diverso, e per questo nella costanza della sua crescita si notano grandi scatti in avanti e una velocità impressionante nell’aumento del prezzo delle azioni, che in un’occasione, in soli 16 giorni, sono riuscite persino a saltare da 600 miliardi di dollari a 700 miliardi di dollari. Al contrario, per raggiungere gli stessi numeri ad Apple sono serviti 622 giorni.

Per questo è legittimo chiedersi se questa crescita durerà e se essa riguarderà entrambe le società allo stesso modo.

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Quali sono le differenze tra Amazon e Apple?

Per capire è importante sapere che Apple e Amazon, pur essendo entrambe tra le 5 cinque aziende di tecnologia che hanno migliori prestazioni sul mercato al mondo (fanno compagnia a Facebook, Netflix e Google), sono molto diverse l’una dall’altra.

Apple è una società tecnologica che è anche un marchio di consumatori alla moda. I suoi computer e dispositivi sono stati spesso gadget irrinunciabili e i clienti sono disposti a pagare molto di più per i loro prodotti rispetto alle alternative più economiche.

D’altra parte, Amazon è il luogo virtuale dove le persone vanno quando vogliono ottenere un prodotto più a buon mercato, più facilmente o più rapidamente.

A questo si aggiunga che lo spazio potenziale di espansione sul mercato nel futuro non pare essere lo stesso: Apple avrà difficoltà a crescere ancora molto se non inserisce sul mercato un altro prodotto rivoluzionario. Amazon invece è un’azienda più giovane, non ha ancora una presenza consolidata in molti paesi, quindi ha più spazio per crescere rispetto a Apple, che ha già una base di clienti globale. Apple vende prodotti che si comprano poche volte in un quinquennio, Amazon invece può essere visitata per gli acquisti quasi ogni giorno.

Per questo molti analisti sono portati a pensare che, tra le due aziende, se si trattasse semplicemente di una lotta priva di varianti ed ostacoli esogeni, sarebbe Amazon a vincere.

Cosa può ostacolare la crescita di Amazon e Apple? Niente…

Prima di tutto potrebbero venire dalla politica e dall’opinione pubblica, sempre più spaventati da un mercato globale difficilmente controllabile e da imprese multinazionali così grandi da avere ricchezze molto più grandi di quelle del PIL di interi stati.

La minaccia di una regolamentazione da parte di un certo numero di governi è concreta, quella di un innalzamento della tassazione anche. Soprattutto considerato che, secondo una ricerca del Financial Times, le più grandi società al mondo pagano meno tasse oggi rispetto a dieci anni fa. La percentuale delle tasse che pagano sui profitti è diminuita in media del 9 per cento in dieci anni, nonostante i numerosi tentativi fatti dai governi di mezzo mondo per migliorare l’efficienza della tassazione.

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E non finisce qui: molti governi stanno ormai chiedendo apertamente ad Apple di spostare la produzione nei paesi occidentali e ad Amazon di retribuire in maniera più equa il lavoro nel settore della logistica e delle consegne. Tutte le grandi multinazionali della tecnologia sono al centro di grandi dibattiti che riguardano le contraddizioni tra questo modo di fare impresa ed una democrazia piena e sana, basti pensare agli scandali che hanno travolto Facebook sul tema della privacy.

I governi agiscono e agiranno, molto probabilmente. Tuttavia, gli analisti sono portati a considerare quasi all’unanimità che, data la loro grandezza, difficilmente le fortune di Apple e Amazon potranno essere intaccate profondamente e che per questa ragione le due imprese continueranno a crescere.

L’innovazione tecnologica sta migliorando la nostra vita?

L’innovazione tecnologica si conferma essere la vera benzina nei motori delle più grandi aziende del mondo. Il web e i servizi digitali stanno già cambiando la nostra vita e la cambieranno in maniera sempre più profonda. Si sono aperti nuovi giganteschi mercati e altri ancora se ne apriranno. Rimanere fuori da questi processi significa in prospetta rischiare di essere marginalizzati o peggio espulsi dal mercato: chi ha un’azienda dovrebbe attrezzarsi in ogni caso ad affrontare le sfide del web marketing.

Mg Group è nata per questo: aiutare le imprese a raggiungere il proprio futuro. Oggi basta un click per avere una consulenza gratuita.

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Boom! La Ricetta esplosiva del Pordenone Calcio sui Social Network

8 giorni di autoironia e divertimento: è stata questa la ricetta esplosiva con cui il social media manager del Pordenone Calcio  ha accompagnato i tifosi della squadra alla singolare sfida con l’Inter in Coppa Italia.
8 giorni in cui grazie ai post preparati dall’addetto stampa Marco “Mika” Michelin e del grafico Sebastiano Orgnacco il Pordenone Calcio ha visto crescere i suoi follower fino al 100%, raddoppiando su Facebook dove sono arrivati quasi fino alla cifra di 35.000 persone, passando su Twitter da 4.000 a oltre 6.000 e infine esplodendo su Instagram dove la pagina della squadra è passata da quasi 5.000 follower a 24.000.
Sul campo i neroverdi perdettero ai rigori, anche se nessuno lo avrebbe mai immaginato, ma tra il popolo del web i ramarri avevano già vinto da un pezzo.

La Storia della Campagna Social del Pordenone Calcio

«Abbiamo guadagnato migliaia di seguaci in una settimana – ha dichiarato Michelin -, ci scrivono tutti, siamo finiti sui giornali: pazzesco. E ho letto tantissimi bei commenti su di noi, ci fa un gran piacere». Lo stesso piacere che immaginiamo i due abbiano provato quando subito dopo la partita, visti i dati, il patron neroverde Mauro Lovisa ha promesso di aumentargli lo stipendio.
Ma vediamo ora alcuni dei post che la squadra dei ramarri ha pubblicato partendo esattamente da 8 giorni prima della partita e lavorando sul tema del countdown, accompagnato dal continuo appello ai tifosi a presentarsi allo stadio esattamente la domenica dopo. Uno dei primi ‘mai in serie B’ era già un piccolo capolavoro: quello che per l’Inter è un vanto (essere l’unica delle grandi squadre a non esser mai scesa in B) per il Pordenone calcio invece dovrebbe essere un demerito (essere un piccola squadra mai riuscita a salire in B). Ma i due social media manager dei neroverdi capiscono subito che invece la chiave autoironica è quella con cui affrontare questa stramba partita in cui una piccolissima si scontra con un gigante del calcio.

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I post continuano con lo stesso tono: quello sul confronto Berretoni-Icardi, passando per i video in stile Harry Potter, fino ai “30 sul campo”, cioè i trenta pullman di tifosi da schierare davanti alla porta per cercare di non perdere, fino al ‘se vince il Pordenone’ e l’uso divertente delle foto di Mourinho : i post del Pordenone Calcio sono diventati velocemente virali in tutto il web, guadagnandosi moltissimi like e condivisioni.

Anche il post sulla ‘partita che non si può giocare nemmeno alla playstation’ è stato gestito magistralmente, non solo perché ha individuato una battuta geniale su cui fare comunicazione ma perché poi grazie ad un team di sviluppatori on-line il Pordenone Calcio è sbarcato davvero su Pro Evolution Soccer, uno dei videogiochi sportivi più amati di sempre. A poche ore dalla partita infine, hanno chiesto alle squadre di Serie C di fare il tifo per loro: un appello accolto in varie parti d’Italia, da Livorno ad Agrigento, con condivisioni, like, cuori e quant’altro.

Un tono particolare, che ha trasformato il Pordenone in una ‘squadra simpatia’ e ha perfino cambiato le caratteristiche del pubblico della stessa, più leggero, più voglioso di scherzarci su e vivere lo sport con passione e leggerezza. Qualcosa che quasi nessuno era stato capace di comunicare prima di una partita (l’ammissione di debolezza nello sport è un tabù) è stato comunicato in questa particolare occasione con grande maestria tecnica e con una strategia che non si è limitata ad un solo post ma è diventata un tone of voice complessivo del brand.

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Sui social prima che sugli altri canali, perché come ha affermato lo stesso Michelin: “i social hanno sostituito la comunicazione ufficiale. Se dobbiamo annunciare l’acquisto di un nuovo giocatore, il primo annuncio parte dai social, non più dal sito o da un comunicato stampa. C’è stato un cambio di gerarchia, non solo nostro, sia chiaro”. Quello tra social, calcio e marketing è diventato infatti un connubio inscindibile che produce una gran parte del valore delle squadre di calcio, si pensi ad esempio alla vicenda del passaggio di Cr7 alla Juve.

Esattamente quel cambio di gerarchia che ogni azienda che commercializza servizi o prodotti dovrebbe mettere al centro della sua riflessione sul futuro. Mg Group Italia, web agency di Macerata (tra la varie sedi), è una società specializzata nel web marketing, che ha compreso già da molti anni che la comunicazione tradizionale, quella del cartaceo per intendersi, non è più assolutamente sufficiente e deve essere accompagnata, in alcuni casi persino sostituita, da nuove strategie basate sull’online. Se vuoi conoscere i nostri servizi e i pacchetti che offriamo non tentennare e chiedici una consulenza gratuita: siamo qui per aiutarti a vincere la tua partita

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Che differenza c’è tra Logo, Marchio e Marca?

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Logo, Marchio e marca possono sembrare sinonimi anche se, in realtà, rispecchiano differenti elementi di un’azienda ed è importante conoscere la differenza.

Che differenza c’è tra Logo, Marchio e Marca?

Difendere il proprio nome è importante nella vita come nel mercato.

Quando si tratta di un’azienda il nome della stessa e quello dei suoi prodotti sono un grande valore su cui investire: il brand esprime un’identità, rende riconoscibili e costruisce relazioni con i clienti basate su un bene primario come la fiducia.

I nomi delle grandi aziende di un paese entrano nelle case, nel vissuto e nella memoria di milioni di persone. alcuni di essi definiscono persino le generazioni e gli stili di vita (pensate a cosa è stato El Charro per i paninari degli anni ‘80 a Milano!), altri caratterizzano nicchie sociali e diventano veri e propri status symbol (viene subito in mente la parola Rolex, no?) .

Questo vale solo per le grandi aziende?

La risposta è tutt’altro che scontata.

Troviamo la stessa forza comunicativa anche nelle aziende fortemente radicate nelle realtà locali, capaci di rappresentare tipicità produttive, enogastronomiche o perfino geografiche (sapete che Tiscali è un sito archeologico della Sardegna? E che dire della costa calabrese raffigurata sull’etichetta dell’Amaro del Capo?).

I migliori esperti di marketing del mondo da tanti anni si occupano del brand: come sceglierlo, quali significati deve comunicare, con quale stile grafico va realizzato, ma soprattutto con quali tecniche imprimerlo nella memoria delle persone, facendone crescere l’awareness, la visibilità e la reputation, e infine come difenderlo da eventuali errori comunicativi.

Nonostante tanto impegno progettuale e teorico spesso le aziende e i clienti dei marketers non conoscono il significato preciso dei termini che si utilizzano in questo ramo e fanno fatica a distinguere i diversi piani su cui si costruisce un brand di successo, ognuno dei quali va considerato dentro la relazione con gli altri, ma anche nella sua autonomia.

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Differenze

Logo, marchio e marca (o brand) non sono la stessa cosa, e di tutti bisogna occuparsi con cura e attenzione.

Il Logo

Il primo è il logo: un logo (abbreviazione di logotipo) è la scritta che solitamente rappresenta un prodotto, un servizio, un’azienda, un’organizzazione.

Il logo può essere formato esclusivamente dal logotipo ed essere rappresentato da un lettering che riproduce una parola o un acronimo, come accade in moltissimi loghi famosi, come ad esempio in quello della pasta Barilla.

Oppure il logo può essere formato esclusivamente da un Pittogramma, Ideogramma, monogramma oppure da una combinazione di due o più di questi con il logotipo.

  • Un pittogramma è un segno iconico che rappresenta in modo diretto un oggetto/servizio/attività, come nel caso del panino inserito nel logo di Burger King.
  • L’ideogramma invece è un segno svincolato dall’oggetto che vuole rappresentare, più astratto e non iconico o comunque a bassa iconicità, come nel caso della conchiglia della Shell.
  • Infine il monogramma è un simbolo grafico ottenuto sovrapponendo o combinando in altro modo due o più lettere del nome del marchio,  ad esempio come nel logo di Fendi.

Il Marchio

Diversamente quando parliamo di marchio parliamo di un qualunque segno che possa essere rappresentato graficamente (parole, disegni, lettere, cifre, design, combinazioni cromatiche) purché sia idoneo a distinguere i prodotti o i servizi di un’impresa da quelli delle altre. In sostanza con la parola marchio si intende quella combinazione di logotipo e simbolo riconosciuta legalmente come appartenente ad una data azienda.

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La Marca

Infine la marca o il brand sono parole che fanno riferimento ad un universo molto più ampio di quanto non si faccia con la parola logo e la parola marchio: la marca infatti è l’unione del logo alla storia dell’azienda, incarnata dai suoi prodotti, evocata nel suo packaging, viva nei suoi testimonial, forte nei suoi slogan e salda nei suoi valori. Chi si occupa di costruire un brand deve considerare la necessità di esprimere attraverso la comunicazione nel suo complesso il grande arco dell’esperienza aziendale e della percezione, sedimentata nel tempo, che di essa hanno i suoi clienti e l’opinione pubblica.

Chi ha un’azienda e voglia lavorare con cura sul proprio brand deve sapere che per farlo servono team di più professionisti con competenze diverse: affidarsi ad un semplice grafico, o fare campagne estemporanee e frantumate, pensate da tanti soggetti diversi con impostazioni differenti, potrebbe infatti provocare un danno alla riconoscibilità del logo e quindi alla reputazione della marca.

Rivolgersi ad agenzie specializzate è una scelta necessaria, che verrà sicuramente premiata in termini di ritorno dell’investimento economico e di qualità.

Noi di Mg Group Italia e la nostra web agency a Mantova, possiamo offrirti una consulenza gratuita per un progetto personalizzato sul quale mettere al lavoro le migliori energie in questo settore.

Che aspetti? Non si diventa qualcuno per caso, ci vuole volontà e competenza nel marketing: la prima puoi metterla tu, la seconda possiamo offrirtela noi.

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Le regole fondamentali per far diventare un marchio influente

Non è l’unico obiettivo, ma sicuramente è tra i più importanti. Un’azienda, qualsiasi cosa produca, dovrebbe avere a cuore il proprio nome (cioè il proprio marchio) e la capacità di questo di esser influente, cioè di avere con i clienti e l’opinione pubblica una relazione migliore e più solida degli altri. Un marchio influente è infatti prima di tutto un marchio conosciuto (brand awareness), con una buona reputazione (brand reputation) e di cui le persone si fidano, e per questo è capace e letteralmente di influenzarne i comportamenti e le scelte. Non è capace soltanto di far acquistare i prodotti a cui viene associato, ma fa qualcosa in più: evoca uno stile di vita e rappresenta i caratteri di una comunità, per questa via in qualche modo riesce a far parte dell’universo culturale e ad esprimere dei valori. Ovviamente tanto più un marchio è importante sul livello globale tanto più tutto ciò è vero: pensate ad esempio alla Nike e a quanta influenza eserciti non solo sul mondo delle persone che fanno sport ma anche su milioni e milioni di giovani del pianeta. Eppure non è difficile citare casi di marchi leader in comunità locali più piccole e circoscritte, oppure di marchi che sono partiti da piccole comunità per poi diventare noti a livello mondiale. Per fare soltanto un esempio potremmo citare Cucinelli, un marchio molto importante di abbigliamento in cachemire, che ha cominciato da un piccolo borgo umbro vicino Perugia, oppure la birra Guiness, che era inizialmente soltanto la birra di Belfast e oggi è famosa in tutto il mondo.

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Vediamo quali poche regole fondamentali è importante seguire per puntare a costruire un marchio influente.

1) Il territorio

La vostra comunità e il vostro territorio contano. Dovete avere cura dell’immagine del vostro marchio nella comunità locale che circonda i vostri stabilimenti o la vostra sede: i cittadini devono associare alla vostra azienda valori positivi, non soltanto per quanto riguarda lo spazio in cui tutti noi dobbiamo rispettare regole e leggi della convivenza civile, ma anche su un terreno più largo, ovvero quello in cui si dimostra di essere vicini alla collettività sociale e allo sviluppo economico locale. Un buon modo di farlo è finanziare attività di beneficienza, sostenere associazioni culturali o restauri di beni pubblici, o diversamente usare soltanto lavoratori e prodotti del territorio, a km zero o a basso impatto ambientale.

2) Comunicate quello che fate

Chiaramente fare non basta, bisogna anche raccontarlo. Per questo ogni vostra iniziativa rivolta alla comunità deve essere comunicata: conferenze stampa, immagini e foto, post sui social, video. Dovete avere un piano di comunicazione e una strategia precisa che vi aiuti ad arrivare al maggior numero di persone possibili, con una comunicazione chiara, semplice che non sembri troppo artefatta.

3) Fate ciò che dite

Ad un’azienda capita spesso di fare promesse con i proprio slogan: il miglior prodotto sul mercato, il più vasto assortimento, solo ingredienti sani e genuini etc etc. Ricordate sempre che ogni promessa è debito: non tradite la fiducia dei vostri clienti perché è la cosa più importante che avete. Pensate a quali conseguenze disastrose ha solitamente uno scandalo negativo che coinvolga un’azienda, come è accaduto ad esempio con la Volskwagen e il caso delle emissioni: in piccolo può accadere anche a voi.

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4) Abbiate il coraggio di fare tendenza

Ciò che si presenta sempre uguale per anni e decenni può rassicurare ma di certo non fa parlare di sé. Valutate con attenzione la possibilità di osare il coraggio dell’innovazione: chi innova, cambia, può arrivare a convincere altri a fare lo stesso e quindi – come si dice – ‘a fare tendenza’, che è il grado più alto della capacità di un marchio di essere influente. Se non volete o non potete innovare il prodotto, innovate la comunicazione o fate una versione speciale dello stesso prodotto che venderete solo per un preciso e ristretto periodo di tempo.

5) Non siete soli: coinvolgete chi vi sta intorno

Non potete essere gli unici a parlare di voi stessi. Servono idee e un piano di marketing ricco di iniziative orientate ad aprire un dialogo continuo con i vostri clienti: per strada e sulle strade virtuali dei social dovete essere presenti, far parlare di voi, fare in modo che i clienti vi mandino un feedback, una loro opinione, qualche suggerimento. Le emozioni dei vostri clienti sono importanti e voi dovete imparare a generarne di positive. Attenzione sempre alla customer care: avere un servizio clienti efficace non è un optional ma un fattore fondamentale del proprio successo e della soddisfazione degli utenti.

In sostanza prendersi cura del marchio della propria azienda significa prendersi cura del proprio nome e delle persone che vi circondano. Non fatelo in maniera superficiale, approssimativa e casuale! Sarebbe davvero un segno imperdonabile di trascuratezza e il segno che non state cercando la strada giusta per far crescere le vostre vendite e il vostro fatturato. Noi di Mg Group Italia siamo specializzati nel marketing sul web e possiamo aiutarti a comunicare nel modo migliore, dandoti i giusti suggerimenti e mettendo a tua disposizione creatività e professionalità. Contattaci subito, e studieremo per te una strategia personalizzata. Affidati alla nostra web agency a Mantova e all’esperienza dei professionisti interni all’agenzia. Non aspettare: ogni minuto perso è un minuto regalato ad un concorrente

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Notifiche Push: cosa sono e come le imprese possono usarle

Non possiamo separarci dal nostro smartphone: ci ricorda l’agenda, ci indica la strada, ci dà le informazioni su cosa sta accadendo nel mondo e soprattutto ogni tanto attira la nostra attenzione con delle notifiche push. Ma cosa sono queste notifiche? E come possono essere usate dalle imprese per dialogare con i propri clienti e fare del marketing intelligente? In questo articolo proviamo a rispondere.

Cosa sono le notifiche push.

Un notifica push è un avviso che proviene da una app e viene visualizzato sullo schermo dello smartphone. Sono ‘push’ perché sono notifiche che vengono visualizzate anche quando l’applicazione che le invia non è aperta. Una notifica push può essere di testo, come un messaggio di whatsapp, ma può anche contenere delle immagini e ed è simile a un annuncio pop-up in un browser
Naturalmente affinché sia possibile riceverle è necessario che l’utente le abbia abilitate quando ha scaricato la app: oramai quasi sempre infatti nel momento in cui le app vengono installate per la prima volta il sistema chiede all’utente se vuole ricevere notifiche push. Esse sono disponibili su tutti i sistemi operativi: iOS, Android, Windows Phone, BlackBerry.

Notifiche push: un’opportunità unica per coinvolgere gli utenti

Lo strumento delle notifiche push ha un particolare valore che non si rintraccia facilmente in altri canali della comunicazione e del marketing: permettono infatti di cogliere un’opportunità unica di coinvolgimento e dialogo diretto rivolto ai propri utenti. Ricevere notifiche è semplice, non complesso – ad esempio – come iscriversi ad una newsletter: l’immediatezza e la possibilità di recapitarla in ogni momento richiamando l’attenzione dell’utente sono due caratteristiche che rendono le notifiche molto forti dal punto della comunicazione ma non molto invasive.

Sono molto efficaci perché possono contenere un’offerta, una notizia, un’informazione o un avviso account: tutti messaggi progettati ad hoc per riportare l’attenzione dell’utente sull’app da cui provengono e quindi riattivare il ciclo di vita della App stessa, oltre che il ciclo delle vendite e del fatturato.

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Mobile Marketing con le App: la scelta giusta per fidelizzare i clienti.

Le aziende che usano le notifiche push – e quindi le app – all’interno delle proprie strategie di marketing ottengono risultati migliori rispetto a quelle che utilizzano tecniche più classiche come il classico email marketing.
Questo perché le app sono lo strumento più adatto per fidelizzare clienti che già esistono e che si sono già dimostrati interessati ai prodotti e ai marchi dell’azienda scaricando l’app rilasciata sugli store.
Anche tramite sms un’azienda può offrire promozioni e notifiche, ma questi sono uno strumento più adatto quando si vuole andare a colpire un pubblico più largo e generalista.

Come abbiamo già detto infatti le notifiche push sono una tecnica di marketing meno invasiva rispetto agli sms, perché i messaggi possono essere spediti senza interrompere l’utente nella sua attività e senza che debba essere sostenuto un costo aggiuntivo. Infine le notifiche push non hanno restrizioni legate al numero di caratteri e al formato, mentre i normali messaggi hanno un limite di 160 caratteri.

Hai bisogno di un’app per usare le notifiche push? Rivolgiti a noi.

Non perdere l’occasione di utilizzare il mobile marketing accanto al web marketing. Il futuro è internet, ma visto dal nostro smartphone! Per questo è sempre più importante che ogni azienda abbia una app da rilasciare sui principali store con cui cercare di accrescere l’engagement dei propri clienti, fidelizzarli e per questa via raggiungere gli obiettivi di vendita e fatturato. Pensa che cosa può significare avere una vetrina, disponibile 24 ore su 24, davanti alla quale potenzialmente possono passare tutti i clienti del mondo e che ti permette inoltre di richiamare l’attenzione di tutti coloro che sono passati almeno una volta in un solo attimo, con un solo messaggio, una semplice notifica push.

Una app aziendale è tutto questo. Per svilupparla servono molte professionalità diverse, capaci di lavorare in maniera integrata. Noi di Mg Group Italia, web agency a Mantova, abbiamo una squadra appositamente formata per far fronte a queste sfide. Contattaci e la metteremo a tua disposizione per studiare un progetto personalizzato che sia compatibile con il tuo budget e soprattutto efficace rispetto ai tuoi obiettivi.

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Marketing estivo? Non solo si può, si deve.

6 Consigli su come sviluppare il marketing estivo

Chi dice che d’Estate tutto si ferma, non dice il vero. Il marketing estivo è importantissimo, è sbagliato, infatti, pensare che durante le ferie, la comunicazione di un’azienda si debba arrestare e le campagne di web marketing debbano essere sospese. Come sempre, come per il resto dell’anno infatti, tutti noi d’estate usiamo internet per mille ragioni diverse: consultiamo le notizie, cerchiamo guide di viaggio, prenotiamo alberghi, acquistiamo vestiti durante i saldi e così via.
Prendiamo il dato audiweb di agosto 2017 ad esempio: l’anno passato nel più estivo e vacanziero dei mesi hanno usato internet in Italia 32,2 milioni di persone, il 58,6 della popolazione, per una media di di tempo speso nell’intero mese di 56:23 ore.

Siete ancora sicuri di voler spegnere le macchine e chiudere le pagine nei mesi estivi?

Consiglio n.1: prima di tutto i social network

Il primo consiglio è quello di continuare a produrre e pubblicare contenuti per le vostre pagine sui social network. D’estate percentualmente il peso dei social network aumenta. Sono un numero minore infatti le pagine che visitiamo per lavoro o per informarci e un numero maggiore le visite che facciamo ai social, per vedere le pagine degli amici, commentare le foto delle vacanze o semplicemente svagarci. Naturalmente sono anche differenti i contenuti che vengono diffusi e quindi anche sulle pagine della vostra impresa dovranno esserci post più leggeri, divertenti, capaci di dialogare con il contesto, meglio ancora se pensati per diventare virali. Ma attenzione: ricordatevi di rispettare anche d’estate le regole di base: il solleone e il caldo non giustificano certo errori macroscopici, post che dimostrano evidente trascuratezza o contenuti che possano risultare offensivi per qualunque categoria di persone.

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Consiglio n.2: continuate a scrivere il vostro blog, con un tono diverso

Sospendere la scrittura del blog nei mesi estivi è davvero controproducente: le persone che vi seguono non necessariamente andranno in ferie proprio nello stesso periodo in cui ci andrete voi, potrebbero rimanere delusi quindi di non trovare contenuti per un lungo periodo. Anche qui comunque vale il consiglio di cui sopra: cambiate il tone of voice, scrivendo di argomenti che non sia tecnici, o pesanti, o troppo seri. Ed evitate testo lungi e tutorial: è il tempo di testi brevi e degli speedlinking post, cioè di rassegne di post di approfondimento che chi vorrà leggerà con calma. Non solo, è anche la stagione dei contenuti speciali, nel formato o nell’argomento, che si configurino come una specie di regalo ai vostro follower più affezionati. Potreste pubblicare un video, un e-book o magari un numero zero in pdf da stampare, dedicato ad un tema importante.

Infine: usate gli strumenti a vostra disposizione. Potrete programmare tutto quello che volete con i nuovi tool come Hootsuite, Sprout o Buffer, lavorare in anticipo e godervi tranquillamente le vacanze tenendo lontano qualsiasi pensiero stressante.

Consiglio n.3: se lavorate nel turismo è il vostro momento

Inutile dirvelo: se il prodotto per cui fate web marketing è un prodotto turistico l’estate è il vostro momento. Non potete assolutamente fermarvi: pubblicate foto recenti dei vostri ospiti sui social network, curate l’agenda sul sito, fate attenzione a quanto accade sui siti di recensioni come tripadvisor o su qualsiasi altro social similare. Comunicate, comunicate anche se la vostra struttura è già sold out: chi cerca una struttura ricettiva come la vostra guarderà le foto o leggerà i post, e se lo avete convinto potrebbe anche prendere nota dei vostri contatti per qualche vacanza futura. Se invece non siete ancora pieni probabilmente è il tempo giusto per un qualche investimento in campagne advertisig e pubblicitarie: rivolgetevi a dei professionisti come noi di Mg Group, sapranno indirizzarvi nel modo migliore.

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Consiglio n.4: è un ottimo momento per il buzz marketing

Guardate le immagini di questo squalo. E’ un esemplare di cinque metri misteriosamente ritrovato una mattina su una spiaggia dell’Emilia Romagna. Per una giornata intera ha destato la curiosità di tutti i passati, è finito sui social network, è stato fotografato per le chat di whatsapp di migliaia di persone. Poi nel pomeriggio si è scoperto che si tratta di un’operazione di marketing legata al lancio della saga di Sharknado su Sky Cinema Max.
Non è detto che dobbiate essere così creativi, ma ricordatevi che l’estate è il momento migliore per un marketing di questo tipo, per video virali e lanci provocatori. Bastano anche piccoli investimenti o piccole cose, l’importante è che restino ben piantate nella memoria di chi vi si imbatte.

Consiglio n.5: personalizzate le iniziative di marketing estivo

Sconti speciali, concorsi a premi, prodotti omaggio, pacchetti: l’estate – come ogni ricorrenza in generale – è il momento di prendersi cura dei vostri clienti e lavorare alla fidelizzazione. Fate sentire speciali i vostri clienti o i vostri follower! Ricordate sempre che è molto più facile che chi è già vostro cliente acquisti di nuovo, e molto più difficile acquisire un nuovo cliente. Quindi non abbiate dubbi: se organizzate dei saldi mandate un’anticipazione via mail alla vostra newsletter, controllate chi l’ha aperta, mandate ulteriori offerte a coloro che sembrano effettivamente interessati ai vostri prodotti. E ancora: provate con il remarketing, potreste occupare uno spazio che viene lasciato vuoto dai vostri concorrenti proprio a causa delle ferie estive e della riduzione di personale.

Ultimo consiglio: se non ve la sentite, fate lavorare qualcuno per voi.

Ultimo breve, brevissimo consiglio: avete letto questo articolo e proprio non riuscite ad immaginarvi davanti al computer occuparvi di marketing estivo e scrivere contenuti? Vi capiamo, anche voi avete bisogno del meritato riposo. Però sappiate che state perdendo delle occasioni e che una soluzione perché ciò non accade c’è ed è a portata di mano. Affidatevi ad un’agenzia esperta, che abbia nel suo team le professionalità che servono a fare ciò che avete in mente. Basta poco e i le vostre pagine continueranno a funzionare anche mentre siete sdraiati sulla spiaggia, senza pensieri e senza l’ansia dei potenziali clienti perduti. La migliore web agency a Massa Carrara, Mg Group Italia è a vostra disposizione, basta una telefonata estiva per attivare il marketing estivo: non esitare!

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Brand Safety: come proteggere il proprio marchio

Web, croce e delizia delle imprese e dei consumatori! Tutti noi sappiamo infatti che la rete è piena di perle, ma anche di immondizia: fake news, siti spazzatura, contenuti violenti, razzisti, xenofobi e molto altro ancora. Pensare che il marchio di una qualsiasi azienda che voglia vendere e per vendere abbia bisogno di comunicare sentimenti positivi e autorevolezza, possa finire accostato ad uno di questi contenuti immondizia dà immediatamente l’idea di cosa sia e a cosa serva la brand safety.

Cos’è la brand safety

La brand safety è un insieme di tecniche, utilizzate durante la pianificazione di una campagna advertising, per collocare correttamente le unit pubblicitarie di un marchio, come ad esempio i banner o i video. In particolare attraverso la brand safety si punta ad evitare che la pubblicità venga posizionata accanto a contenuti di natura razzista, violenta o sessista o, in ogni caso, tra contenuti inopportuni, poco affidabili o lesivi della verità e dell’oggettività.

L’accostamento a contenuti offensivi viene scambiato per endorsement

Secondo una ricerca di YouGov del 2017 oltre il 30% degli utenti è tendenzialmente portato a credere che una pubblicità posta accanto ad un contenuto sia una specie di endorsement per il contenuto stesso. Ovviamente questo vale anche per i contenuti offensivi che, sempre secondo la ricerca, urtano il 47% dei navigatori, lasciando in essi traccia di sentimenti negativi associati anche al brand e alla pubblicità che inavvertitamente si sono trovati su quella pagina.

Per questa ragione sono sempre più numerosi i manager e gli esperti di marketing che si adoperano per cercare di ottenere posizionamenti affidabili per le proprie campagne advertising. Anche in questo caso una ricerca del 2017 ci aiuta a capire quali siano le nuove tendenze: secondo la ‘Trust Media Brand’ le tre priorità che i manager considerano quando acquistano pubblicità sul web sono:

  1.  l’audience target delivery per il 64%, ovvero la possibilità di targetizzare con esattezza la consegna dei messaggi ad un tipo di pubblico individuato per specifiche caratteristiche socio-demografiche o comportamentali,
  2.  la viewability per il 54%, ovvero la possibilità che l’annuncio venga visto sullo schermo per almeno alcuni secondi e per una alta percentuale dei suoi pixel
  3.  la brand safe environments per il 46%, ovvero – come abbiamo già visto – l’attenzione a non accostare l’annuncio a contenuti inopportuni.

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La rivincita degli editori premium

Per alcuni anni la Programmatic Advertising è sembrata lo strumento più potente dei marketer del futuro: per programmatic si intende infatti la possibilità di scegliere il pubblico cui far vedere un annuncio avvalendosi dei dati forniti da cookie e pixel, e dal altri sistemi di monitoraggio, che consentono di acquisire le caratteristiche dell’utente che rientra nei target e poi di acquistare in maniera automatizzata, sulla base di questi dati, gli spazi pubblicitari.
Ma oggi, tenuto conto delle nuove normative in materia di dati (in particolare il gdpr) e degli avanzamenti tecnologici nel settore del machine learning, molte aziende stanno rivalutando il valore del contesto di pubblicazione degli annunci, visto che non basta lavorare solo sulle caratteristiche dell’utente che li visualizzerà (targeting audience-based) ma bisogna essere certi che il contesto di visualizzazione sia di qualità e non inquinato dai contenuti spazzatura. Non è un caso infatti che nell’ultimo anno molti inserzionisti abbiano spostato la propria spesa su editori e inventory premium, ovvero con un costo più alto cui corrisponde una più alta qualità. Anche i vertici di Google hanno dovuto ammettere i problemi presentati da inventory pubblicitarie non completamente ripulite dai siti dediti al più bieco clickbaiting, ovvero dediti alla diffusione di fake news, foto, video sensazionalisti creati solo per acchiappare click, che possono seriamente pregiudicare la reputazione dei marchi, e di conseguenza hanno promesso un inasprimento dei controlli, degli standard e delle procedure per individuare safe area per gli advertiser.

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Come garantire una buona Brand Safety?

A questo punto  si pone per le imprese che scelgono la strada del web marketing chiaramente il problema di difendere il proprio marchio quando acquistano pubblicità su google display o in modalità programmatic. Come si può attuare una efficace strategia di Brand Safety?
Ogni aziende e settore dovrebbe immaginare delle azioni specifiche, insieme a specialisti in questa attività,  ma a livello generale si può dire, che gli strumenti da impostare in ogni caso sono i seguenti.

  1. individuare con chiarezza il proprio standard e il proprio sistema di valori e le caratteristiche del proprio mercato. Sicuramente pirateria online, siti per adulti o relativi a armi, odio, xenofobia, conflitti militari, droghe illegali, terrorismo, spam sono una grande parte della inventory da escludere per la pubblicità del proprio marchio, però possono esserci altri argomenti e contenuti inopportuni da considerare solo su determinate campagne.
  2. fare una targetizzazione precisa degli utenti, tramite micro-clusterizzazioni, che eviti di avere un pubblico troppo generalista.
  3. prima di cominciare la campagna è bene impiegare del tempo per compilare una dettagliata blacklist globale, contenente i nomi degli editori e le url dei siti spazzatura da evitare. Più specifica e approfondita è la blacklist richiesta ai vendor, agenzie e publisher, più ridotti sono i rischi di essere associati a pagine inopportune
  4. Durante la campagna è necessario invece procedere ad un attento monitoraggio, aggiungendo alle pagine bloccate tutte quelle che si presentano come inopportune e che non erano state inserite nella blacklist iniziale.
  5. Alla fine della campagna è bene fare una seria analisi dei risultati, degli insight e inserire tutto in un report da utilizzare per la campagna seguente.

Con questi e altri accorgimenti che potranno suggerirvi i professionisti del settore è possibile difendere il proprio marchio da epic fail e crisi comunicative generate da posizionamenti sbagliati dei propri banner e video advertising. Chi avesse necessità di fare un approfondimento su questo tema può interrogare noi di Mg Group che siamo nati per assistere le imprese nelle nuove sfide generate dal web.

I nostri professionisti sono a portata di mouse o della tastiera del vostro smartphone: contattateci al più presto e individueremo velocemente una strategia personalizzata di web marketing e brand safety per la vostra azienda. Affidati alla migliore web agency di Massa Carrara per la crescita del tuo business!

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Clienti soddisfatti con la Customer Care

Un giorno qualsiasi ad un’ora qualsiasi un cliente visita un ecommerce per acquistare un prodotto.

E’ una situazione che si verifica ormai milioni di volte nell’arco di un mese, visto che in Italia – secondo una ricerca di Idealo – gli e-shopper sono 25 milioni, e il 78% di loro acquista almeno una volta nell’arco di trenta giorni.
Continuiamo il nostro racconto: il cliente comincia a navigare il sito, legge le descrizioni e le recensioni dei prodotti, ha praticamente scelto cosa comprare ma lo assalgono i primi dubbi: “cerco un prodotto con particolari caratteristiche tecniche ma il sito non riporta chiaramente le informazioni in merito, a chi posso chiederle? Posso pagare con la mia american express? Nella scatola quanti singoli pezzi ci sono? E così via”. E ancora, anche quando abbia già concluso l’acquisto, può capitare che il cliente abbia numerose domande: “Ho inserito i dati della carta ma ho dovuto ricaricare la pagina due volte, avrò pagato due volte? Ho sbagliato ad inserire l’indirizzo di consegna, come posso correggerlo?”

Ora immaginiamo che il cliente non riesca a trovare sul sito un numero di telefono da chiamare, che scriva una mail ma non ottenga immediata risposta, che si rechi sulla pagina facebook per provare a mandare inutilmente un messaggio. A questo punto per il nostro cliente l’esperienza di acquisto sarà già diventata un incubo. E una cosa è certa: la prossima volta non utilizzerà più lo stesso e-commerce.

Prendersi cura dei propri clienti prima e dopo l’acquisto è quindi un’attività che non va mai sottovalutata perché è la chiave per fidelizzarli. Vediamo come fare.

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Un cliente arrabbiato non si gestisce, si previene.

Gestire un cliente arrabbiato può essere davvero una missione impossibile. Il nostro consiglio è quello di non arrivare mai a questo punto e di lavorare molto per prevenire ogni eventuale difficoltà o disservizio. Nessuno è disponibile a spendere il proprio denaro per avere un’esperienza faticosa o addirittura stressante. Quindi riflettete bene su come far felici i vostri clienti e su come organizzare per loro una comfort zone digitale in cui ogni problema diventi facilmente superabile e in cui possano trovare offerte e attenzioni ad essi dedicate. Se state investendo denaro e fatica sulla brand reputation e la brand awareness della vostra azienda, sappiate che quell’investimento può essere profondamente danneggiato da una gestione sbagliata del rapporto con i clienti.

In termini tecnici si tratta quindi di progettare percorsi di vendita customer oriented, e di cambiare profondamente mentalità.
Sono almeno tre i focus da tener presenti:

  1. praticare la customer care (che significa la cura dei clienti),
  2. organizzare un customer service (ovvero un servizio assistenza clienti)
  3. puntare alla customer satisfaction (ovvero alla soddisfazione dei clienti alla fine del processo d’acquisto).

E sempre tre i momenti in cui è necessario assistere il cliente:

  1. prima dell’acquisto (ovvero per fornire informazioni)
  2. durante l’acquisto: (ovvero per risolvere difficoltà dipendenti dalla tecnologia)
  3. dopo l’acquisto: (dare informazioni sulla consegna e sull’eventuale reso)

E’ importante avere un piano e un’organizzazione in grado di far fronte a tutte queste necessità

Customer care: strumenti e strategie dedicate sono indispensabili.

La customer care è uno strumento di web marketing al pari degli altri. Generalmente si investe molto per ottenere visite e conversioni sul sito, ma è necessario capire che bisogna investire non solo per attrarre ma anche per non perdere quei potenziali clienti.
Ricordate sempre che le possibilità di vendere ad un cliente esistente si aggirano fin oltre il 60%, mentre le possibilità di farlo ad un nuovo utente sono stimabili tra il 5% e il 20%. Avere un numero verde, o una live chat, o un servizio efficiente di risposta alla posta non sono quindi optional, ma spese da considerare quando si vuol progettare un e-commerce che funzioni. E mettere in campo delle strategie di fidelizzazione dei clienti (come gli sconti riservati, le offerte speciali, le promozioni) è quasi una necessità.

Il problema delle vendite on-line infatti è l’assenza di quella relazione umana e quel dialogo che l’incontro tra cliente e addetto alla vendita in un normale negozio garantisce, non solo nel momento della vendita, ma in molti casi anche nei tempi medio-lunghi. L’addetto alla vendita si prende cura delle ansie e dei dubbi del cliente: ascolta, suggerisce, consiglia, illustra. E questa è costumer care. Il servizio che bisogna costruire on-line deve avere la stessa ‘avvolgenza’: per questo è necessario che dall’altra parte dello schermo o del filo ci sia personale in carne ed ossa, adeguatamente formato e informato, capace cioè di rispondere a tutte le domande che possono essergli rivolte. E anche che questo personale di renda disponibile al cliente con un nome, una foto, qualcosa che renda il contatto immediatamente assimilabile a quello di persona.

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Customer service: organizzatevi per rispondere velocemente e chiaramente

A volte si può avere l’impressione che la mole di lavoro che un customer service deve smaltire sia troppo pesante per le reali risorse dell’azienda. Questo è un atteggiamento mentale sbagliato, che impedisce di cercare la strada per l’ottimizzazione delle risorse a disposizione. E’ invece importante puntare sull’organizzazione: il costumer service serve ad assistere i clienti e contemporaneamente a ricevere feed-back, cioè a far emergere eventuali errori che andranno prontamente corretti.
Servono quindi tre tipi di attività da progettare che il customer service dovrà svolgere:

  1. rispondere alla domande (a tale scopo va adeguatamente formato il personale, vanno reperite in anticipo tutte le informazioni necessarie, vanno preparate delle risposte preordinate per le domande più diffuse)
  2. segnalare ai programmatori del sito e al dipartimento marketing errori rilevati dai clienti (in questo caso si tratta di segnalare l’assenza di testi chiari di spiegazione, o di aggiungere della Faq sul sito, o di segnalare che va rivista la user experience)
  3. immaginare strategie compensative in caso di disservizio (ad esempio proponendo sconti speciali o promozioni a chi ha ricevuto la merce in ritardo)

Ricordate anche di dare grande valore alla velocità nella risposta e alla chiarezza. Il tempo che passa per un cliente è tempo in cui matura insoddisfazione e delusione, per questo la tempestività nei servizi on-line è sempre un valore non trascurabile.

Customer satisfaction: lasciate un buon ricordo della vostra azienda

Sapete che nemmeno il 25% dei clienti sporge richiamo al customer service? Può sembrare un dato positivo, invece molto spesso nasconde un’altra realtà. I clienti pensano che sia inutile perdere il proprio tempo nello sporgere richiamo e non inviano il feedback negativo all’azienda, ma esprimeranno il proprio malcontento in moltissime sedi pericolose per la brand reputation: forum, social network, passa-parola tra amici e colleghi.
La soddisfazione del cliente è quindi un obiettivo da non mancare. Ascoltare il cliente e fare web listening sono moniti da tenere sempre a mente, perché la mancanza di ascolto crea percezione di abbandono e scarsa fiducia. Il vostro servizio clienti deve essere proattivo, ovvero deve intercettare i bisogni prima che divengano delusioni e non soltanto disporsi ad accogliere lamentele.

Web marketing e customer care: una strategia integrata.

Nel web marketing nessuna azione può essere realizzata in modo slegato dalle altre: serve una strategia coerente, anche per il vostro costumer service. Mg Group Italia, web agency a Massa Carrara, è un’azienda che da anni si occupa di strategie e servizi digitali per imprese che non vogliano perdere le opportunità offerte dai nuovi strumenti del web. Se hai bisogno di servizi professionali e dedicati puoi contattarci in ogni momento: metteremo la nostra importante squadra a disposizione tua e della tua azienda, come abbiamo fatto già per moltissimi altri.

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Cristiano Ronaldo: Campione assoluto dei social network

Cristiano Ronaldo: Campione assoluto dei social network

Non serve essere appassionati di calcio per aver saputo dell’affare Cristiano Ronaldo e delle cifre strepitose che la Juventus di Andrea Agnelli ha dovuto sborsare per averlo nella sua squadra.
100 milioni al Real Madrid, altri 12 milioni di oneri accessori alle squadre che hanno formato il calciatore, 7 milioni per i procuratori del calciatore e ancora 31 milioni netti di stipendio annuo per Cristiano Ronaldo, che possono arrivare fino a 40 comprendendo i bonus e che al lordo costano alla Juventus ben 86 milioni l’anno, per 4 anni.
Queste cifre hanno scatenato una lunga polemica: sulla diseguaglianza tra retribuzioni innanzitutto, con il comunicato dei lavoratori Fiat che hanno accusato la famiglia Agnelli di chiedere giganteschi sforzi agli operai ma di non badare a spese quando si tratta di acquistare un calciatore. Ma non è finita qui perché in molti si sono chiesti se una tale cifra per un solo calciatore possa essere davvero un investimento sportivo vantaggioso.

Cristiano Ronaldo: una potenza nello sport e nel marketing

Non c’è alcun dubbio che CR7, come viene chiamato dal pubblico mondiale del calcio, sia un campione fuori dal comune. In effetti lo stesso Real Madrid ha ricordato che Cristiano Ronaldo ‘è diventato anche il capocannoniere nella storia della squadra, con 451 gol in 438 partite. In totale 16 titoli, tra cui 4 coppe europee, 3 di loro consecutivi e 4 nelle ultime 5 stagioni. Su base individuale, con la maglia del Real Madrid ha vinto 4 Palloni d’Oro, 2 The Best e 3 Scarpe d’oro, tra molti altri premi.” E non va dimenticato che per calciatori così le Top League sono spesso disposte a pagare cifre vertiginose, basti ricordare la top 20 dei calciatori più pagati che vedeva – fino al passaggio alla Juventus – CR7 secondo dopo Lionel Messi, e ancora altri 18 giocatori tutti retribuiti con stipendi sopra i 20 milioni di euro annui.

Il motivo di queste cifre è semplice e si chiama marketing. Quando la Juventus ha acquistato CR7 non ha solo acquisito un calciatore ma un intero brand che genererà milioni di euro di ricavi nei diversi filoni del business della squadra. Per capirlo basta dare un’occhiata ai social network, di cui Cristiano Ronaldo è re indiscusso. Nelle settimane che hanno preceduto l’annuncio dell’acquisto da parte della Juventus sono stati centinaia di migliaia i post dedicati al tema, alcuni dei quali raccolti da hashtag come #CR7 #CR7DAY #CR7allaJuve e alcuni come #SeArrivaCR7 dedicati persino a tweet esilaranti, battute e freddure di ogni genere.

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Ci sono più follower di CR7 che abitanti negli Stati Uniti

Tutto ciò non deve stupire, non soltanto perché il calcio continua a rimanere uno degli argomenti più di tendenza, anche sui social e soprattutto in Italia, ma perché il numero dei follower complessivi di Cristiano Ronaldo è davvero impressionante: su Instagram con i suoi 135 milioni di follower CR7 è l’unico sportivo nella classifica dei più seguiti al mondo, secondo soltanto a Selena Gomez con i suoi 139 milioni di seguaci. Su Facebook il portoghese è invece primo al mondo con 122 milioni di like e infine in Twitter rientra tra i 10 al mondo più seguiti con 74 milioni di followers. Parliamo di un numero complessivo di follower sulle tre piattaforme che arriva fino a 335 milioni. Una cifra che supera quella dell’intera popolazione degli Stati Uniti d’America e che colloca a pieno titolo Cristiano Ronaldo nella lista ristrettissima degli influencer di livello globale. Un’ascesa irresistibile che continua a non trovare argini, basti pensare che tra il 6 giugno e il 16 luglio l’incremento dei follower di Cristiano Ronaldo su Instagram è stato di ben 8 milioni, come dimostra il grafico. 

Grafico Cristiano RonaldoRonaldo: per la Juventus più guadagni che costi

Per la Juventus, ovviamente, significa potenzialmente una valanga di denaro in entrata, più di quello – tantissimo, come abbiamo visto – che è stato conteggiato alla voce ‘uscite’ per la retribuzione di CR7. Per le vittorie sportive conquistabili, certo, ma saranno altre le voci di entrata che produrranno i segni ‘+’ maggiormente significativi: sponsorizzazioni, vendita di gadget, vendita di biglietti e abbonamenti, vendita di pubblicità e diritti.

La Juventus ha acquistato un calciatore che ha 285 milioni di follower in più della sua squadra, che arriva circa a 50 milioni, e un vero e proprio impero legato ai suoi canali web i quali hanno prodotto – secondo le stime di Forbes – nel 2017 un totale di 180 milioni di dollari. Gli effetti positivi non hanno tardato nemmeno qualche ora a farsi sentire: in un giorno, dopo l’annuncio dell’acquisto del portoghese, la pagina Instagram della Juve ha guadagnato 1 milione e 400 mila follower, la pagina Twitter 1 milione e quella Facebook circa 500. Il sito internet della Juve è andato in sovraccarico, a causa del numero altissimo di persone che vi si è collegata per acquistare gadget e abbonamenti, il cui prezzo per altro è già stato aumentato del 30%.
Le stime sui post di Cristiano Ronaldo parlano di  2,3 milioni di interazioni in media su ogni singolo contenuto, il che genera all’incirca un guadagno di circa 400.000 euro per ogni post del Pallone d’Oro (i post sponsorizzati di Ronaldo sono stati fino ad oggi 580).

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Web marketing, ormai nessuno può farne a meno.

Bastano questi dati a dare un’idea di quale possa essere l’effetto sull’awareness e la reputation della Juventus di questa acquisizione, oltre che sul fatturato reale che – nessuno stenta a crederlo – crescerà di milioni di euro nel prossimo futuro.

Non solo di calcio, come si vede, ma di marketing bisogna parlare quando si parla di CR7. Non vi è più nella società contemporanea quasi nessuna attività degli esseri umani che non sia orientata dal web, dai social network e dagli investimenti che in queste reti generano ricchezza.
E tu che aspetti a confrontarti con il mondo del marketing? Non tutti possiamo essere Cristiano Ronaldo, ma tutti di certo possiamo tirare una palla in porta. Contattaci subito: possiamo aiutarti a vincere questa partita. Affidati alla migliore web agency a Milano!

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Buzz Marketing: l’importante è che se ne parli

Buzz Marketing: l’importante è che se ne parli

Probabilmente se ascoltate pronunciare le parole ‘buzz marketing’ non avete idea di cosa si stia parlando, eppure la definizione è più semplice di quanto non sembri e lo stesso vale sostanzialmente anche per la tecnica. Parliamo infatti di ‘passaparola’, ovvero dell’utilizzo di una comunicazione non convenzionale per produrre nei potenziali clienti un’onda di discussioni e citazioni del prodotto oggetto della comunicazione. Il Buzz indica in inglese il ronzio di uno sciamo d’api, e cioè metaforicamente il parlar fitto e continuo di un grande numero di persone. Fare in modo che se ne parli, bene o male non importa, è l’obiettivo – semplice a dirsi ma difficile da raggiungere – di ogni buona campagna di buzz marketing.

Portare il passaparola online grazie ai social media


La tecnica del buzz marketing – lo capite da soli – è una tecnica classica e antica. E’ dai tempi delle fiere itineranti del rinascimento che per far accorrere i potenziali clienti si cerca di stupirli, colpirli, eccitarli: un tempo si usavano animali stravaganti, maghi, nuove invenzioni; oggi invece è necessario lavorare sui significati e trovare quello in grado di ‘destare scalpore’ o meno provocatoriamente di creare un po’ di semplice attesa. L’obiettivo di questa tipologia di campagna online è quello di aumentare il volume delle conversazioni con per accrescere la notorietà del marchio coinvolto. In particolare questo obiettivo va perseguito usando i social network, che sono oggi il regno in cui si costruisce la brand awareness di un’azienda, si custodisce la brand reputation e se, al contrario, le cose vanno male, si trascura il web listening e si ignora la crisis communication, può anche accadere di veder demolito il proprio prodotto in un tempo piuttosto breve.
E’ importante inoltre, per chi sceglie la strategia del buzz marketing, avere siti internet e soprattutto pagine sui social media adeguatamente personalizzate e curate, con un numero di follower non troppo basso.

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Alcuni casi di buzz marketing interessanti on-line

Una promozione in facebook che faceva scendere il prezzo di un capo d’abbigliamento di 5 centesimi ogni volta che un fan cliccava sulla foto dello stesso è l’idea con cui Terranova ha realizzato una efficace campagna di buzz marketing su Facebook.

Ikea invece decise di regalare i mobili fotografati nelle immagini pubblicate sulla sua pagina facebook ufficiale ai primi utenti che riuscivano a taggarsi.

E ancora: Buitoni, dopo l’incidente di Barilla il cui presidente aveva affermato che non avrebbe mai realizzato uno spot con famiglie gay, ha intelligentemente risposto diffondendo sui social la foto di un portone aperto su un prato fiorito e il claim «A Casa Buitoni c’è posto per tutti»
Oreo, il noto marchio di biscotti, invece ha magistralmente sfruttato un blackout negli Stati Uniti verificatosi durante il Superbowl del 2013, pubblicando un tweet nel momento della massima attenzione sul tema una pubblicità col biscotto retroilluminato e lo slogan “non hai bisogno di luce per inzupparlo, puoi farlo anche al buio”.
E infine Volvo Trucks e Tim, due casi che hanno creato viral e buzz marketing usando i video. Nel primo il protagonista è Jean-Claude Van Damme che ha generato 76 milioni di visualizzazioni prestandosi ad un test in cui la spaccata di Van Damme, realizzata poggiando un piede su un camion e un piede su un altro, entrambi in movimento, è servita a mostrare al mondo la precisione dello sterzo dei camion Volvo.
Il secondo invece è quello dello spot della TIM in cui un giovane ballerino si scatena per le strade di Milano sulle note della canzone ‘All Night’, del dj austriaco Parov Stelar. Dopo il primo spot è stata generata una catena di condivisioni e contenuti sul web che ha dato luogo anche ad una lunga serie di Flash Mob in moltissime città italiane: un modo per far parlare di sé anche nei circuiti locali.

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Il buzz marketing anche off-line

Alcuni casi davvero interessanti di buzz marketing sono stati realizzati offline e spesso sono legati alla curiosità che possono destare alcune azioni di marketing quando sono inusuali e soprattutto non esplicitamente firmate dall’azienda che le ha promosse. Di solito si genera una conversazione che a volte invade anche spazi mediatici diversi da quelli utilizzati dalla campagna.
Un esempio di successo è quello della campagna promozionale del film di fantascienza District 9, che fu realizzata pagando affissioni di manifesti non firmati con frasi minacciose nei confronti degli alieni. I cittadini, anche di alcune città italiane coinvolte, si chiesero subito quale fosse il prodotto pubblicizzato e questo generò un passaparola tra i più efficaci negli ultimi anni.

Progetta la tua strategia, cerca come produrre contenuti virali


L’ironia, i doppi sensi, o al contrario un linguaggio molto forte e diretto, tale da generare una provocazione sono gli ingredienti fondamentali per poter sperare che i propri contenuti diventino virali e producano quel ‘buzz’, quel passaparola, che può generare un importante aumento delle vendite. Purtroppo però la viralità non è una caratteristica che si può progettare nel chiuso di una stanza: ci vuole anche un po’ di fortuna, il momento e il luogo giusti, il tema che incroci quello del momento sul web.

Possono però fare molto le tecniche del  digital pr e del link building, la gamification, cioè l’uso dei giochi brandizzati, il guerrilla marketing, ambient marketing, i  flash mob, l’expérience marketing che si basa sull’interazione azienda-cliente.
Perché non provare? Grazie alle professionalità di Mg Group, innovativa web agency a Milano, potrai utilizzare la tecnica di web marketing più adeguata ai tuoi obiettivi e al tuo business plan. Se non ti fidi della nostra pubblicità, fidati dei nostri clienti e della loro soddisfazione: contattaci subito.