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Il web Marketing per alberghi, attività ricettive e turistiche.

La comunicazione è un fattore fondamentale per il marketing territoriale: alberghi, bed and breakfast, hotel, agriturismi e strutture ricettive in genere, hanno l’obiettivo prioritario di coinvolgere il turista. A tal fine un sito web di qualità in grado di promuovere la meta turistica ancor prima della sistemazione nella struttura è uno strumento che consente di fare la differenza.

Le caratteristiche di un sito web per il turismo

Quali sono gli elementi di cui occorre tenere conto nella creazione di un sito web per un hotel, un bed and breakfast o un agriturismo?

1. Gli esperti del settore

Innanzitutto è indispensabile rivolgersi ad un team di professionisti, esperti nella realizzazione di prodotti digitali. Esistono infatti sul web diverse offerte relative alla creazione gratuita e fai-da-te di siti web, i cui risultati, però, sono ben lontani da quelli che un’agenzia di marketing o un professionista nel settore possono raggiungere.

2. Marketing esperienziale

Oggigiorno avere un sito web non è sufficiente: è necessario, infatti, che il sito conti alcune imprescindibili caratteristiche quali la visibilità sui motori di ricerca, la chiarezza e la buona organizzazione delle informazioni, una grande quantità di immagini e la navigabilità fruibile da ogni dispositivo.  Un buon sito web di una struttura ricettiva dovrebbe essere in grado di offre un’esperienza, di riprodurre la possibilità di far visitare la zona e di soggiornare nella struttura oltre a rendersi utile nella possibilità di controllare la disponibilità delle camere e prenotare direttamente online. L’interfaccia deve essere intuitiva e semplice.

3. Una racconto ricco di immagini e dettagli

Al fine di ottenere un certo tipo di engagement (coinvolgimento) immagini, informazioni e dettagli faciliteranno il racconto della struttura ricettiva.

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4. Un dominio geolocalizzato

Come si è detto, una buona comunicazione ha anzitutto l’obiettivo di promuovere la zona in cui la struttura si colloca e le possibilità che offre. La scelta di un dominio geolocalizzato consente di registrare un notevole successo grazie all’ottimizzazione SEO sui motori di ricerca e vari altri servizi come l’app, la landing page o la newsletter; questo tipo di dominio, infatti, contiene al suo interno sia il tipo di attività che viene promossa, sia il nome della città o provincia di riferimento.

7. Un sito fruibile e responsive

Altro fattore non trascurabile nella creazione di un sito web è la fruizione mobile di Internet per cui un sito web deve necessariamente essere anche responsive, ovvero facilmente visualizzabile e navigabile da ogni tipo di dispositivo (computer, tablet o smartphone).

Leggi Come realizzare un sito web ottimizzato per la tua azienda 

Questa presentata è una breve panoramica delle caratteristiche fondamentali di un sito web per le strutture ricettive turistiche, ma la pianificazione e la realizzazione di un sito web comporta poi ovviamente molte altre considerazioni, nonché la creazione di una vera e propria strategia di lancio e di comunicazione. Ecco perché, come anticipato, è necessario rivolgersi a dei professionisti che siano degli esperti nel settore e nelle strategie opportune per una comunicazione efficace, specialmente in un campo delicato come la promozione turistica delle strutture private che si incrocia con la promozione pubblica e del territorio, in un continuum di grande valore.

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Google My Business, cos’è e come funziona

Gratuito e facile da usare, Google My Business è lo strumento dedicato alle aziende per gestire la loro presenza online. Dal motore di ricerca a Google Maps, permette di mostrare agli utenti i dettagli della propria attività.

Google My Business non costa nulla, basta un account Gmail

Contribuisce a rafforzare il brand della tua azienda. Chi cercherà su Google la tua attività, tra i risultati di ricerca, oltre al sito web, comparirà anche la tua scheda Google My Business.

Nella scheda ci saranno il logo, le indicazioni sulla mappa per raggiungere la tua azienda, il numero di telefono, il sito internet ed eventuali orari di apertura. Tutte informazioni che rassicurano il cliente e gli trasmettono una sensazione di affidabilità verso quella che è la tua attività.

In oltre le informazioni Google My Business sono responsive, così da poter essere visualizzate correttamente anche da dispositivo mobile, facendo così evitare all’utente di zoomare il testo per leggere.

Nella scheda è possibile vedere immagini e tour virtuali nonché trovare le indicazioni topografiche per raggiungere la tua azienda.

Con Google My Business puoi interagire con gli utenti

Oltre ad una vera e propria scheda associata all’azienda, con immagini, descrizione dell’attività e contatti, con Google My Business, c’è anche la possibilità di interagire con gli utenti grazie alle loro recensioni e commenti.

Se le recensioni sono positive migliorano la reputazione dell’azienda facendo guadagnare fiducia nel brand.

Naturalmente, è buona norma replicare alle recensioni, anche in caso siano negative, per guadagnare la fiducia e rafforzare la propria presenza nei confronti dei clienti. Ricorda che chiunque abbia un account Gmail potrà scrivere una recensione ed esprimere il suo parere sulla tua attività.

Interagire con i propri potenziali clienti vuol dire poter fornire loro informazioni utili nel momento in cui gli stessi effettuano ricerche.

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La tua attività verrà verificata da Google: un’ulteriore referenza per i tuoi clienti

Google dovrà accertarsi che le informazioni inserite in una scheda Google My Business siano veritiere e corrispondano ad un’azienda esistente. Normalmente questo avviene attraverso il canale telefonico oppure tramite l’invio di un coupon con un codice.

La garanzia della veridicità dei dati inseriti nella scheda, è una referenza di affidabilità per chi è interessato alla tua azienda.

Google My Business va incontro alla SEO

Compilare correttamente e interamente la scheda di Google My Business, inserire immagini, richiami ai Social e il link al sito web, aiuta a posizionare meglio la tua attività nella Serp di Google.

Le recensioni lasciate dagli utenti e le tue interazioni contribuiscono ad accelerare la tua visibilità online. Vedi Essere competitivi sul web con una strategia SEO efficace

Monitorare l’andamento della tua scheda nelle ricerche Google

Dovrai essere sempre in grado di conoscere l’andamento della la tua scheda nelle ricerche Google.

E’ importante sapere quale tipologia di utenti visita la scheda della tua azienda. Potrai infatti avere accesso a dati statistici sull’andamento delle visite, la tipologia degli utenti e altre informazioni.

Tali dati sono relativi al numero di utenti che hanno visto il sito, a quelli che hanno richiesto informazioni per raggiungere la sede, oppure permettono di sapere quanti hanno telefonato.

I post di Google si possono utilizzare per pubblicare offerte di prodotti e servizi che verranno visualizzati sulla ricerca di Google e Maps. Attenzione, perché è importante pubblicare sempre contenuti pertinenti l’attività della tua azienda.

Sebbene Google My Business sia una piattaforma facile da utilizzare, per ottenere i risultati migliori, le informazioni della scheda andranno inserite in modo esaustivo e originale, così da fare la differenza e da attirare gli utenti verso la tua azienda tenendoli lontano dai competitors.

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Come compilare la scheda Google My Business in modo che sia efficace

Il detto, vale più un’immagine di mille parole, si applica anche in questo caso. Inserire tra i contenuti immagini di qualità è la regola per colpire l’attenzione. Non accontentarti di foto scattate con lo smartphone ma rivolgiti a dei professionisti e noi di MG Group Italia sapremo valorizzare al meglio i contenuti che vuoi rappresentare.

La prima immagine che deve rimanere in mente è quella del profilo. Dovrà essere il logo della società o qualcosa di inerente l’attività svolta.

Seguirà un’immagine di copertina di risoluzione maggiore, come per esempio una fotografia dell’azienda ripresa dall’esterno.

Potranno essere aggiunte immagini degli spazi interni, l’esposizione dei prodotti e magari anche del personale.

Nella descrizione dell’attività non potranno mancare, oltre ad una chiara descrizione dei servizi offerti, gli orari di apertura e i contatti.

Se la tua azienda ha più sedi, Google My Business ne consente una gestione unica, attraverso un solo account.

Per ognuna delle sedi si possono inserire informazioni e immagini differenti.

Alcune astuzie per gestire al meglio Google My Business

E’ molto consigliabile attivare le notifiche via mail, in modo che quando un utente inserisce un commento e una recensione potrai interagire con lui in tempo quasi reale. Leggere i commenti ti servirà per capire se qualcosa deve essere migliorato.

Come sempre, cerca di sfruttare i canali Social. Non è necessario essere attivo su tutti, ma cerca di individuare quali sono quelli più pertinenti alla tua attività.

 

In breve i vantaggi di Google My Business

  • Non costa nulla, è facile da usare e Google mette a disposizione questo strumento a chiunque abbia un’azienda e sia in cerca di visibilità in rete.
  • Aumenta la Brand Awareness. Far capire a Google che ci sei contribuisce ad una maggiore presenza in Internet, mettendo a disposizione degli utenti la scheda della tua azienda.
  • La scheda è responsive e quindi mobile friendly
  • Se la tua azienda ha più sedi puoi tenerle sotto controllo con un unico account.
  • Tutte le informazioni degli utenti che interagiscono con il tuo profilo Google My Business sono statisticabili attraverso report semplici e precisi.

Se hai deciso di dare ancora più visibilità alla tua azienda, rivolgiti a MG Group Italia per la creazione del tuo profilo Google My Business.

I nostri professionisti di Web Marketing sono a disposizione per creare la soluzione che fa al caso tuo.

 

 

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E-commerce e la Coda Lunga: vantaggi e svantaggi

Il numero degli imprenditori che si affida al web per vendere i propri prodotti è in costante crescita e in molti si ritengono soddisfatti di questa scelta. Se tanti brand decidono infatti di affiancare un e-Commerce ad un negozio fisico, altri invece scelgono di intraprendere solo ed esclusivamente la strada digitale per promuovere i loro prodotti e far conoscere le offerte al resto del mondo.

La tradizionale economia offline e la “coda corta”

Nell’ambito della moderna economia legata al web, la Teoria della Coda Lunga (Long Tail) di Anderson, ci aiuta a capire meglio alcune dinamiche e a rispondere ad alcune domande. Il problema centrale dell’economia risiede nello squilibrio strutturale tra le risorse scarse ed i bisogni illimitati dell’uomo.

Ma la moderna economia delle reti ha ancora risorse scarse? O si deve adesso piuttosto parlare di economia dell’abbondanza?

La scarsità era un concetto applicabile, fino a pochi anni fa, a tutti i settori della moderna economia, compresi libri, DVD e cd. Se si pensa, per esempio, ad un classico “negozio di calce e mattoni”, con uno spazio ben definito costituito da mura, schedari e scaffali in cui esporre la merce. Ogni singolo centimetro quadrato di scaffale sarà occupato da un bene di un costo quantificabile. Il proprietario del locale avrà interesse a far sì che la merce esposta sia solo quella che può garantire i maggiori profitti.

Fino a questo momento la maggioranza dei consumatori medi concentrava i propri acquisti in questa parte dell’offerta (la “coda corta”) non perché tutti i consumatori avessero gli stessi gusti, ma per la mancanza fisica di un’offerta alternativa.

L’arrivo della Coda Lunga di Anderson

Poi con l’intuizione di alcuni imprenditori riguardo la necessità di ampliare l’offerta e l’abbattimento dei costi di stoccaggio, sono arrivati sul mercato Amazon, I-Tunes, Netflix, E-bay, portali turistici online, che hanno reso possibile la disponibilità di una scelta di migliaia di volte superiore rispetto a qualche anno fa.

La teoria della coda lunga può essere riassunta nell’affrancamento di cultura ed economia dalla rilevanza attribuita ad un piccolo numero di hit posizionati sulla testa della curva di domanda con uno spostamento verso un largo numero di nicchie posizionate invece sulla coda.

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I vantaggi dell’e-Commerce

Se si è deciso di intraprendere la strada della vendita nel web, l’e-commerce rappresenta indubbiamente un’opportunità da cogliere, per via dei numerosi vantaggi che offre. Vediamoli insieme.

  • La vostra attività è operativa 24 h su 24. Il software e-commerce gestisce gli ordini, perfeziona i pagamenti e si affaccia su un mercato che offre un bacino di clientela sterminato da conquistare a suon di campagne virali e attività sui social media e interattività.
  • Vi è una notevole riduzione dei costi rispetto rispetto ad un negozio fisico (canone di affitto dei locali, personale, utenze ecc.) e il proprietario può raccogliere una vasta quantità di dati sui clienti da poter utilizzare per eventuali campagne pubblicitarie.
  • Il costo della pubblicità, peraltro, è irrisorio. Chiunque può comprare un’inserzione su una rivista specializzata o gestire efficacemente un blog aggiornato con cui consolidare la propria presenza online.
  • Il contatto con il cliente potenziale o affezionato è diretto e istantaneo e i processi di acquisto si accorciano perché il consumatore può raggiungere l’offerta proposta con un semplice click.
  • I servizi possono essere offerti direttamente online: invio di preventivi, analisi tecniche, quotidiano in formato pdf, senza spese di spedizione tramite posta ordinaria.

Anche per chi acquista online, poi, ci sono numerosi vantaggi, tra cui la comodità di comprare un prodotto ogni giorno dell’anno senza mai trovare la “serranda abbassata”, semplicemente cliccando il pulsante acquista sul proprio smartphone o pc, stando comodamente seduto sul divano o al bar con amici. L’utente può accedere a sconti e promozioni in maniera celere e frequente; ha la possibilità di osservare un prodotto più a lungo e di leggere le varie recensioni dei clienti; può effettuare il pagamento con la propria carta di credito e attendere comodamente il corriere che consegnerà il prodotto in pochi giorni.

Alcuni svantaggi

Vediamo insieme, invece, quelli che potrebbero considerarsi come eventuali svantaggi.

  • Il marketing online richiede degli investimenti per elementi quali il software, l’hardware, il design del sito web, la manutenzione e il servizio tecnico, la distribuzione di cui occorre tener conto.
  • Alcuni clienti, per determinati beni, preferiscono ancora l’acquisto in negozi fisici per ragioni quali l’assistenza e cliente e il supporto pre e post vendita, due aspetti spesso trascurati dai commercianti virtuali e, in generale, per il contatto fisico con il commerciante o il prodotto stesso e la disponibilità immediata del prodotto.
  • La sicurezza nei pagamenti online è diventata il chiodo fisso di ogni utente che si affaccia sul mercato online e non tutti i siti e-commerce riescono a superare con successo questa prova di fiducia.

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Concludiamo con un video sulla Teoria della Coda Lunga spiegata direttamente da Chris Anderson

 

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La Pubblicità Pay Per Click e paghi solo se cliccano

Il Pay Per Click è uno strumento pubblicitario che permette all’inserzionista di non spendere nulla fino a che l’annuncio non riceve click da parte degli utenti.

Attivare una campagna Pay Per Click è anche un ottimo stratagemma per far guadagnare visibilità al tuo sito web e posizionarti ai primi posti della Serp dei motori di ricerca.

Con il Pay Per Click si genera un processo che rende immediato il risultato di una ricerca organica

Puoi sfruttare la possibilità di avere immediatamente una visibilità che di solito richiederebbe settimane o mesi e poter così raggiungere i clienti fin da subito.

La SEO, infatti richiede del tempo per essere efficace, ma se la tua azienda non può aspettare, perché deve reclamizzare un prodotto o servizio, in offerta oppure stagionale, troverai nel Pay Per Click la giusta soluzione.

Certo, non sempre devi aspettarti un risultato immediato. Dovrai pianificare le tue inserzioni cercando di guardare al futuro, nell’ottica di consolidare la tua clientela.

Successi parziali ottenuti nel breve termine possono dare l’illusione che la campagna pubblicitaria funzioni meglio del previsto ma non sempre è così.

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Una campagna Pay Per Click destinata a pubblicizzare un prodotto complesso deve necessariamente essere ben strutturata

Un progetto Pay per Click efficace, potrebbe richiedere anche mesi per arrivare a funzionare come si deve e maturare risultati concreti e duraturi.

Devi però sapere che potrai decidere il costo massimo per clic che sei disposto a pagare. Una volta stabilito il budget, si dovrà pensare a come creare l’inserzione.

La prima cosa da fare è quella di scegliere keywords idonee al tipo di annuncio.

Le parole chiave, derivate dai termini di ricerca che i potenziali clienti utilizzano per le loro query, sono essenziali per l’efficacia dell’inserzione.

Potrà capitare che le keywords scelte siano le stesse usate dai tuoi concorrenti e in questo caso lo sforzo andrà diretto nel realizzare un’inserzione particolarmente attrattiva e originale.

Fino a questo punto le notizie sono confortanti. Con il Pay Per Click puoi pianificare quanto spendere, e soprattutto paghi solo se il cliente clicca sull’annuncio. Ma riuscire a creare una campagna efficace non è facile. Ci vuole esperienza e intuito senza i quali si rischia di non raggiungere gli obiettivi prefissati e noi di MG Group Italia potremo darti tutto il supporto necessario per la creazione di una campagna ottimizzata.

Bisognerà condurre un’accurata indagine di mercato relativamente al prodotto o al servizio che vuoi promuovere.

Dovrai cercare le parole chiave derivate dai termini di ricerca che il potenziale cliente utilizzerà per cercare il prodotto che vendi.

Il testo e la grafica degli annunci dovranno essere attraenti e sempre in tema con quanto vuoi pubblicizzare, così da attirare l’attenzione del potenziale cliente e non dimenticare di studiare quello che fanno i tuoi competitor.

Le campagne Pay per Click con AdWords

La principale risorsa per le campagne Pay Per Click naturalmente è Google.

Con il servizio AdWords realizzi una campagna pubblicitaria sia a livello globale che mirata, per aggredire le aree geografiche che ti interessano di più.

AdWords dà la possibilità la possibilità di creare diversi tipi di inserzioni:

  • Gli Annunci della rete di ricerca nei quali, l’inserzione, con link ipertestuale, verrà visualizzata tra i primi risultati della ricerca organica di Google;
  • Gli Annunci display, che comprendono sia il testo, i banner, le inserzioni su Gmail e Applicazione, che serve per creare una campagna specifica per determinate categorie di app;
  • Gli Annunci video, attraverso il canale Youtube;
  • Campagna universale per App, per promuovere la tua App su Ricerca Google, Google Play, YouTube e all’interno di altre app.

Queste sono le soluzioni disponibili al momento, ma parlando di Google, si sa, le cose sono sempre in evoluzione. Le continue modifiche dei suoi algoritmi non vengono quasi mai divulgate ma vanno sperimentate sul campo.

Secondo le ultime novità, sembra che la soluzione migliore sia quella di dare massima autonomia ad AdWords, riguardo la categoria dell’offerta, il posizionamento e anche relativamente alla dimensione e forma dei banner.

All’inserzionista rimane la scelta di determinare a quale target di clienti rivolgere l’annuncio.

A carico suo anche la parte testuale e grafica dell’inserzione, nonché le keywords giuste e magari uno slogan efficace.

Le parole chiave fanno sempre la parte del leone. Keywords competitive e budget bassi non sono la soluzione ideale ma con gli opportuni strumenti si possono ottenere buoni risultati.

Ricorda, che se hai già delle campagne in corso, è consigliabile, modificare periodicamente le inserzioni.

Potrai intervenire sul testo, cambiare le parole con sinonimi, scrivere numeri al posto di lettere ecc.

I vari tipi di inserzioni Pay Per Click

Oltre agli annunci di testo e ai banner, le inserzioni Pay Per Click possono essere fatte anche sotto forma di video, per quanto riguarda il canale Youtube, oppure si può usare il sistema degli acquisti in app nei dispositivi mobili.

Ci sono delle regole importanti per mantenere una campagna pay per click efficace.

Le campagne devono essere monitorate e ottimizzate secondo un processo di continuo miglioramento.

Le parole chiave che hanno un minor rendimento andranno eliminate in favore di quelle più efficaci.

Attraverso strumenti di analisi come Google Analytics potrai stabilire quali sono gli utenti per te più redditizi e quindi orientare la campagna verso quel target.

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Le alternative ad AdWords nel Pay Per Click

AdWords è il sistema più conosciuto, ma non è certamente l’unico. Qui di seguito alcune alternative:

  • Bing Ads, meno strutturato e completo di AdWords ma con costi più bassi. Il pubblico raggiunto non è ampio come quello di Google e gli annunci sono visualizzati su Bing e Yahoo. Sebbene questi due motori di ricerca non abbiano un grandissimo numero di utilizzatori, con Bing Ads sarà possibile raggiungere fasce di mercato che con AdWords sarebbero sature.
  • Ad Roll, una piattaforma di retargeting che ha il grande punto di forza di poter accedere all’FBX, il database di Facebook. Gli svantaggi forse sono di avere le tariffe un pò troppo alte.
  • Yahoo Gemini, non può competere con Google per quanto riguarda i volumi di ricerca ma le sue tariffe sono incredibilmente basse. Usa un sistema di targeting demografico che consente di raggiungere una nicchia di clienti diversa da quella di AdWords. Inoltre, è molto user friendly ed è facile configurare una nuova campagna partendo da zero.

Quali sono i veri vantaggi del Pay Per Click?

E’ una forma di pubblicità molto meno costosa, rispetto a quella cartacea o radio televisiva.

Intendiamoci, se il budget è elevato si può costruire una campagna Pay Per Click da migliaia e migliaia di euro. Chi ha meno risorse, troverà nel Pay Per Click la soluzione ideale per raggiungere velocemente risultati.

Con il Pay Per Click potrai raggiungere gli utenti veramente interessati ai servizi o ai prodotti che vuoi promuovere. Lo scopo non è solo quello di attirare pubblico generico sul sito, giusto per incrementarne le visite.

L’immediata visibilità dell’inserzione consente di pianificare anche offerte stagionali.

Se vuoi un aiuto per realizzare e poter monitorare delle campagne Pay Per Click efficaci, affidati a dei professionisti. Contatta subito Mg Group, web agency a Pavia (tra le varie sedi). Potrai ricevere soluzioni personalizzate in linea con le tue esigenze.

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Il Neuromarketing e i processi decisionali

In un mercato saturo di stimoli pubblicitari, dove migliaia di marche bombardano costantemente il pubblico, l’emergente disciplina del Neuromarketing è di forte interesse per gli studiosi del settore. Incentrata sullo studio dei processi mentali che soggiacciono alle decisioni, il Neuromarketing è fondamentale per la comprensione dei meccanismi cerebrali al momento dell’acquisto e per poter esercitare un certo potere di influenza sulle scelte del consumatore. 

Che cos’è il Neuromarketing?

Il Neuromarketing è, in poche parole, l’applicazione della neuroscienza al allo scopo di analizzare i processi irrazionali che avvengono nella mente del consumatore e che influiscono inconsapevolmente sulle decisioni di acquisto oppure sul maggiore o minore coinvolgimento emotivo nei confronti di un brand. Questo consente di comprendere l’eventuale efficacia persuasiva dei messaggi pubblicitari e di risolvere tanti dubbi legati alle preferenze e alle scelte dei consumatori. 

Il Neuromarketing si distingue dalle altre discipline per la prospettiva scientifica che lo caratterizza. Non si tratta, infatti, di leggere ed interpretare la mente, ma della applicazione di un vero e proprio metodo scientifico e di una serie di studi condotti in laboratorio e altamente controllati. Per la prima volta con il Neuromarketing e con processi mentali del cervello del consumatore, i brand hanno la possibilità di addentrarsi nell’80% delle decisioni più o meno inconsapevoli degli individui per comprendere a fondo quello che pensa il cliente.

Gli strumenti del Neuromarketing

La risonanza magnetica funzionale e l’elettroencefalogramma consentono di ottenere le immagini del cervello al momento della ricezione di stimoli esterni o durante lo sviluppo di un’attività, mostrando quali aree cerebrali nello specifico si attivano. Questi strumenti sono un’importante fonte di informazioni ma hanno un costo molto elevato.

L’eye-traking è una tecnica che permette di analizzare il punto di fissazione oculare e di registrare la dilatazione e la contrazione delle pupille. Questa funzione può essere molto utile poiché è stata riscontrata una correlazione tra la dilatazione della pupilla e l’interesse o l’attenzione dell’individuo nei confronti di uno stimolo e tra la contrazione della pupilla e l’avversione o il disgusto verso un determinato stimolo.

La misurazione della risposta galvanica della pelle consente di misurare le variazioni nelle proprietà elettriche della pelle, in seguito alla variazione della sudorazione. Alcuni studi hanno evidenziato la relazione tra il segnale GSR e alcuni stati mentali, come stress, stanchezza e coinvolgimento, per questo motivo questa tecnica può essere di grande interesse per i marketer.

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I segreti dei consumatori

Grazie al Neuromarketing il processo decisionale alla base di tanti acquisti non è più un mistero inesplorabile. Di seguito i quattro grandi ambiti in cui questa nuova disciplina ha apportato eccellenti risultati.

  • L’olfatto. I sensi hanno un potere evocativo molto potente. Il cervello ricorda molto meglio gli odori ed è in grado di processarli a livelli di subconscio più profondi rispetto agli stimoli che riceve tramite la vista. È il senso maggiormente emozionale e, pertanto, uno di quelli che funziona meglio per instaurare un rapporto profondo con il cliente. Ora le marche approfittano dell’olfatto attraverso il marketing olfattivo: per esempio, i supermercati posizionano i forni in modo strategico cosicché i clienti siano stimolati a comprare di più. Al giorno d’oggi, il 35% delle marche possiede un “odotipo”, un odore che rievoca la marca e che provoca nel consumatore sensazioni associate alla stessa
  • L’attrazione per il pericolo. Il marketing ha spesso utilizzato la paura e le allerte sanitarie per provocare reazioni nei consumatori. La logica che sta dietro a questo processo è che tutti avvertiamo il pericolo e proviamo il sentimento di paura. Però, questo, non funziona come ci si aspetterebbe: per esempio, nonostante le campagne pubblicitarie legate al rischio provocato dal fumo del tabacco, milioni di persone continuano a fumare. E, secondo gli studi neurologici, questo succede perché questi messaggi inquietanti attivano il nucleo dell’ansia, facendo sì che i fumatori non solo non vogliano smettere ma sentano anche un maggior bisogno di accendere una sigaretta.
  • Il nome della marca è un altro elemento fortemente influente e attiva risposte cerebrali subcoscienti differenti, cosicché, tra le altre, il naming è una strategia vitale per assicurare il successo.
  • I colori, nella pubblicità e nelle neuroscienze, rappresentano un mondo che viene studiato approfonditamente per la capacità di modificare idee ed emozioni associate ad una marca.

 

Applicazione del Neuromarketing: Pepsi e Coca-Cola

Celebre esempio di Neuromarketing è la campagna pubblicitaria lanciata nel 1975 dalla PepsiCo per cui i consumatori venivano sottoposti ad un esperimento: si facevano assaggiare sia la Pepsi che la Coca-Cola senza che i soggetti sapessero quale fosse una e quale l’altra. I consumatori dovevano indicare la loro preferenza in termini di gusto e la maggior parte degli intervistati preferirono senza alcun dubbio la Pepsi. Nonostante questi risultati, Coca-Cola continuava ad essere l’impresa con la maggior quota di mercato.

Perché Pepsi non era leader del settore delle bibite gassate nonostante fosse la preferita per il suo sapore? 67 volontari furono collegati ad un tomografo e ad una risonanza magnetica durante l’assaggio di entrambe le bibite: si notò che, quando questi bevevano si attivavano le zone relazionate al sistema di ricompensa del cervello. Ma quando venivano mostrate le marche delle bibite nei volontari si attivava la corteccia prefrontale mediale, la zona del cervello che si occupa del pensiero superiore che genera una serie di immagini e le relaziona a sensazioni e sentimenti. Grazie a tutto ciò che il brand era in grado di provocare in modo incosciente e inconsapevole, Coca-Cola continuava ad essere leader nel settore.

Siamo esperti in Neuromarketing e studiamo da anni i processi decisionali di potenziali clienti e consumatori.

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Apple: storia della mela più famosa al mondo

In un mondo come quello odierno, caratterizzato da un’ottica di comunicazione coordinata ed integrata, in una prospettiva di comunicazione push in cui, a differenza del passato, è il cliente a dovere sentirsi spontaneamente attratto dal brand, è diventato ancor più fondamentale per le aziende contraddistinguersi dalle altre al fine di essere scelte. È necessario che un brand studi la sua posizione sullo scenario di mercato rispetto, soprattutto, al posto occupato dagli altri competitors da cui cercherà di differenziarsi.

Corporate Identity: cos’è e perché è importante?

La Corporate I’identity è l’identità dell’azienda o, meglio ancora, l’immagine dell’azienda così come viene percepita dal consumatore, alla base, quindi, di comunicazione e marketing. Componenti fondamentali – come nel caso delle persone fisiche – sono il nome e il logo: il nome ne permette l’esistenza e attraverso il logo passa la rappresentazione dei valori e della mission, tale come si intende venga percepita dai clienti. È evidente come avere un’identità ben definita e opportunamente confezionata significa avere un nome e un marchio rappresentativi della realtà in questione.

Apple: un esempio unico

Esempio per eccellenza di comunicazione pubblicitaria vincente è l’arcifamosa Apple fondata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne nell’aprile del 1976. Proprio attraverso un ingegnoso lavoro di comunicazione pubblicitaria, la Apple ha fatto della propria brand identity la forza della sua strategia di marketing, tanto da trasformare i suoi prodotti in uno status symbol e il proprio marchio in una vera e propria categoria sociale.

Dalla prima all’ultima mela: storia del logo

Il primo logo, disegnato nel 1976 da Ron Wayne, consiste in un semplice disegno in bianco e nero, simile ad una vecchia etichetta americana, in cui compare Newton intento a leggere sotto un albero da cui sta per cadere una mela. Il logo raccontava l’episodio leggendario che avrebbe preceduto di pochi istanti l’intuizione geniale del fisico inglese e, nonostante la creatività e i molteplici significati, si rivelò un vero e proprio disastro: la mela era difficile da notare in mezzo ad una quantità eccessiva di dettagli e il disegno non si prestava al cambio delle dimensioni.

Fu così che Jobs, dopo averlo scartato, si rivolse a Rob Janoy – disegnatore tra i più creativi del tempo e creatore del logo di IBM (unico competitor di Apple al tempo) – per l’ideazione di qualcosa di più semplice e d’impatto. Da qui la nascita della famosa mela, usabile, appetibile e affidabile, inizialmente monocromatica e poi a righe, con i colori dell’arcobaleno.

Nel corso della storia dell’azienda californiana si sono registrati tanti cambiamenti che hanno visto alti e bassi e il licenziamento dello stesso fondatore. Negli anni ’90, con il rientro di Steve Jobs, ci si trovava in mezzo ad un nuovo scenario di mercato che comportò, tra gli altri cambiamenti, una ri-ideazione del logo: IBM non era più un vero competitor, l’arcobaleno aveva perso il suo fascino e i pubblicitari di Apple erano arrivati alla conclusione che i clienti, in realtà, erano affezionati alla mela e non al modo in cui veniva personalizzata e ai suoi colori. Da qui l’idea della mela che gioca sui toni del bianco, del grigio e del nero, terzo e ultimo logo, utilizzato dal 1998 e che ancora oggi vanta le stesse caratteristiche.

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Le campagne pubblicitarie: ‘Think Different’

Se si analizzano, invece, brevemente, le principali campagne pubblicitarie Apple, si nota subito come l’accento venga sempre posto sul valore alternativo dei prodotti Mac, in perfetta coordinazione con il payoff del brand che è ‘Think Different’.

La prima campagna risale al 1997 e lascia spazio ai personaggi rivoluzionari del ‘900 con l’intento di suggerire l’associazione al carattere innovativo dei prodotti Apple. L’attenzione è focalizzata sul mondo di valori dietro al brand Apple, ragione per cui intenzionalmente non compare mai il computer pubblicizzato.  È un approccio fortemente originale che fa scuola tra i pubblicitari di tutto il mondo e che in un certo senso si riafferma con la più famosa campagna del 2005, con cui Apple sfida in modo esplicito Windows, il rivale di sempre. In questi spot, i due marchi si presentano nelle vesti di due personaggi in carne e ossa: due giovani uomini, uno infagottato in un brutto completo giacca e pantalone (Windows) e l’altro in un disinvolto look jeans e t-shirt (Mac), che si prestano ad una serie di simpatici scambi verbali in cui emergono tutte le qualità del Mac e, al contempo, l’inaffidabilità e la difficoltà dell’uso degli ordinari pc. Anche qui il confronto va ben oltre i due computer: vengono messi a confronto due diversi approcci all’informatica, due diverse filosofie di vita in cui lo stile Mac risulta inevitabilmente più attraente, informale e divertente.

Il primo spot ha dato il via ad una lunga serie che ha segnato la pubblicità degli ultimi anni e in cui si alternano campagne focalizzate sul prodotto e campagne dedicate al mondo dei valori legato al marchio. È indubbio che, attraverso i diversi canali coerentemente integrati tra loro, Apple rappresenta l’esempio per eccellenza di costruzione di una brand identity solida e immediatamente riconoscibile, fondata su creatività e coerenza stilistica.

Il segreto di Steve Jobs

Il successo dell’azienda rimane tuttora indiscusso, anche a distanza di anni, e smentisce il pensiero di alcuni secondo cui alla base dell’acquisto dei prodotti Apple vi è fondamentalmente l’idea di abbracciare una moda. Innovazione ed eccezionale design dei prodotti, strategie studiate di marketing e comunicazione sono in realtà il vero motivo del successo Apple.  Ogni nuovo modello e ogni nuovo prodotto sono in grado di suscitare un fortissimo coinvolgimento per i consumatori e la fidelizzazione è tale che gli amanti del brand sono disposti alla strenua difesa di errori tecnici o problemi, come è accaduto nel caso dell’Iphone 7.

Steve Jobs, riconosciuto e celebrato come il più grande visionario dei nostri tempi, ha svelato il suo segreto, la vision thing alla base dell’ineguagliabile abilità di portare sul mercato prodotti considerati irresistibili.

“Your time is limited, so don’t waste it living someone else’s life. Don’t let the noise of others’ opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition… Stay hungry. Stay foolish.” 

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Navigare con smartphone, come migliorare l’esperienza utente

La diffusione globale degli smartphone ha fatto si che ormai le pagine Internet visitate tramite questi dispositivi, siano molte di più rispetto a quelle visualizzate da computer Desktop o Notebook.

Il crollo delle vendite di computer, sia fissi che portatili è un segnale chiaro: molte persone usano il dispositivo mobile come unico mezzo di navigazione.

L’utente pretende dalla navigazione mobile un’esperienza appagante

Addirittura, molte ricerche in internet, ormai vengono effettuate da mobile anche nel caso si abbia un pc a portata di mano.

L’utente, non considera più l’esperienza Internet mobile, come un surrogato di quella che può essere ottenuta da desktop. Pretende un’esperienza piena ed appagante.

L’obiettivo di rendere facilmente fruibili i contenuti tramite dispositivi così piccoli, si ottiene attraverso siti web dal design responsive. Questo permette che il layout si adatti alle diverse risoluzioni degli schermi rendendo così più fruibili i contenuti e la navigazione del sito.

Il vantaggio di avere un sito responsive è anche quello di poter lavorare con un unico layout che funziona su tutti i dispositivi, smartphone, tablet, computer e anche eventuali dispositivi futuri.

Visto il costante aumento degli accessi ad internet via smartphone e tablet, Google, rivolge sempre più attenzione all’esperienza di navigazione attraverso i dispositivi mobili.

Un sito responsive è avvantaggiato rispetto a quelli che non lo sono, proprio grazie alle sua proprietà di essere auto adattabile a seconda del dispositivo utilizzato.

Al contrario i siti non mobile friendly potrebbero subire una penalizzazione ed essere retrocessi a livello di posizionamento.

Non adeguare il proprio sito al mobile vuol dire mettere in difficoltà l’utente, che per visualizzare correttamente le informazioni sarà costretto a zoomare il contenuto e dovrà destreggiarsi con link minuscoli e poco visibili.

Si capisce bene che di fronte ad esperienze di questo tipo l’utente si innervosisce, abbandona la navigazione e va a cercare un sito che sia più facilmente navigabile.

Immaginiamo una situazione del genere in un sito di e-commerce e a quanti clienti si possono perdere.

La chiarezza dei contenuti è fondamentale per convincere il cliente a scegliere e quindi comprare.

Gli acquisti in Internet attraverso il dispositivo mobile

Gli acquisti online, nel nostro paese, non solo sono aumentati, ma per buona parte vengono fatti attraverso lo smartphone, sia da web che attraverso un’app.

Non molto tempo fa dallo smartphone si dava solo una veloce occhiata al prodotto da acquistare, e una volta scelto, lo si ordinava successivamente dal computer di casa. Oggi, molti potenziali acquirenti considerano il mobile uno strumento definitivo per i loro acquisti, arrivando tramite esso a fare anche la transazione vera e propria.

Quando un utente, navigando con il proprio smartphone, arriva su un e-commerce che non è mobile friendly, ci sono ottime probabilità che lo abbandoni a causa della navigazione poco agevole.

Le sue preferenze si orienteranno così verso un e-commerce concorrente.

Meglio un sito ottimizzato per lo smartphone oppure un’App?

Il primo vantaggio del sito è che l’utente può incontrarlo per caso durante la navigazione.

Il sito responsive trasmette sempre la sensazione di essere più ricco di informazioni rispetto ad una App.

Le app al contrario dei siti web non sempre richiedono la connessione. Si dimostrano più interattive, sono adatte per fare e-commerce e possono inviare notifiche.

In ogni caso per valorizzare l’esperienza di navigazione sarebbe opportuno sviluppare sia un sito responsive che la relativa App, soprattutto se si tratta di un e-commerce.

Con una call to action ben studiata che invita ad installare l’app, si fidelizza l’utente che otterrà un valore aggiunto e un esperienza che va oltre quella fornita dal sito.

Durante la fase di sviluppo di un sito responsive, la grafica andrà snellita e si potrà decidere se ridurre la visibilità solo ad alcuni contenuti.

Difficilmente chi naviga da mobile sarà interessato a menu secondari come i “credits”, “chi siamo” ecc.

Potrebbe essere opportuno progettare una diversa gerarchia dei contenuti, i quali per garantire all’utente una migliore esperienza, andranno ordinati secondo una priorità differente rispetto al sito desktop.

Un sito mobile friendly può essere creato usando i cms più diffusi come WordPress e Joomla che permettono infatti di realizzare siti responsive senza che si conosca html o css.

Se però vogliamo che il nostro sito abbia un layout personalizzato e un ottimizzazione più mirata, come la possibilità di poter eliminare contenuti superflui, allora sarà necessario intervenire manualmente sul codice di programmazione.

E’ il caso di loghi e scritte che sul sito desktop sono d’effetto e ben visibili, ma da mobile, sono troppo piccoli da poter essere visti chiaramente oppure diventano troppo invadenti.

Un sito su misura per il mobile sarà leggero e focalizzato sui contenuti, con un menu di navigazione chiaro e ben visibile. Deve essere lineare e facilmente navigabile senza pop up invadenti o banner pubblicitari troppo grandi.

Un altro vantaggio del design responsive è quello che consente di poter lavorare su di un unico sito. Non sarà infatti necessario dover usare un altro dominio per creare un secondo sito specifico per il mobile.

Così facendo si eviterà di creare contenuti duplicati che potrebbero portare a penalizzazioni da parte di Google.

Un sito specifico per il mobile avrà tempi di caricamento più rapidi, facendo si che gli utenti usufruiscano comodamente di contenuti che sarebbero altrimenti pienamente godibili solo da desktop.

I vantaggi della navigazione da Smartphone quando si è in movimento

I dispositivi mobili sono sempre più usati per cercare informazioni pratiche quando si è in giro. Indirizzi o indicazioni, così come recensioni di prodotti o servizi.

L’utente deve arrivare velocemente al contenuto che vuole, così da poterlo consultare a colpo d’occhio.

Lo smartphone, permette di accedere rapidamente a contenuti tramite QR code che l’utente può trovare ormai ovunque.

Questo permette di scoprire offerte, leggere pubblicità oppure essere usato come tessera fedeltà in tanti punti vendita.

Sfruttando le funzioni di localizzazione, si potrà rendere l’esperienza ancora più completa.

Ormai tutti gli smartphone e tablet dispongono di una funzione di geo localizzazione che può essere sfruttata per dirigere l’utente verso un luogo particolare, come un ristorante oppure un’attrazione turistica.

Se vuoi che il tuo sito web sia apprezzato anche nella navigazione da smartphone, se il tuo e-commerce non è mobile friendly e non vuoi perdere clienti, contatta subito Mg Group, una delle migliori web agency a Pavia.

I nostri esperti  in siti web ad Arezzo, sapranno consigliarti le giuste soluzioni per essere sempre competitivo.

 

 

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Ultime notizie sullo scandalo Facebook

Il social network si trova nel bel mezzo di una bufera dovuta alla polemica sollevata relativamente all’incidenza registrata nelle elezioni presidenziali negli Stati Uniti nel 2016.

Facebook, il social network creato da Mark Zuckerberg, deve affrontare un’enorme disputa legale perché accusata di uso indebito di dati personali. Secondo quanto rivelato da The New York Times, le informazioni di più di 50 milioni di usuari della rete sono state utilizzate con fini di propaganda politica con l’obiettivo ultimo di favorire la campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016. Oltretutto, il giornale inglese The Guardian ha rivelato che la campagna a favore della Brexit è stata ugualmente largamente sostenuta proprio a causa della manipolazione di questi dati.

Chi c’è dietro tutto questo?

La consulente Cambridge Analytica è la prima accusata dell’utilizzo dei dati degli usuari senza permesso. La compagnia, incaricata di raccogliere e analizzare dati per la realizzazione di campagne pubblicitarie, ha ottenuto le informazioni degli usuari del social network e ha successivamente costruito un programma per profilare votanti individuali. In questo modo è stato possibile “attaccare” milioni di utenti di Facebook con messaggi pubblicitari politici personalizzati, il che avrebbe influito sulle urne per le elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel 2016 e nel referendum Brexit nello stesso anno, nel Regno Unito.

Dietro l’azienda si leggono vari nomi vicini all’amministrazione Trump. Il fondatore di Cambridge Analytica è il plurimilionario statunitense Robert Mercer, il cui operato ha accresciuto enormemente le donazioni alla campagna dell’attuale presidente degli Stati Uniti. Un altro nome che compare nella direzione dell’azienda è quello di Steve Bannon, lo stratega della campagna elettorale del repubblicano che figurava anche come vicepresidente di Cambridge Analytica.

Mercher e Bannon si sono messi in contatto con Cambridge Analytica per la realizzazione di uno strumento capace di profilare i votanti alle elezioni presidenziali e, chiaramente, di influenzarne il voto. Dal momento che l’azienda non era in possesso delle informazioni sufficienti per l’incarico, è stata coinvolta la figura di Aleksander Kogan.

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Come sono state ricavate le informazioni?

Kogan è un professore dell’Università di Cambridge che nel 2014 ha sviluppato un sistema per ricavare dati attraverso una applicazione Facebook. I dati sono stati raccolti per mezzo di uno strumento inventato da Kogan, che funzionava allo stesso modo di un test della personalità che, una volta realizzato, consegnava le relative informazioni personali ad un database.

Facebook sottolinea che il professor Kogan aveva precisato che la raccolta di queste informazioni veniva realizzata con soli scopi accademici e che, nel 2015, quando il social network venne a conoscenza dei reali fini di queste operazioni, aveva sollecitato Cambridge Analytica ad eliminare le informazioni ricavate. L’azienda di consulenza, dal canto suo, nega di aver ricevuto questa segnalazione. Kogan ha spiegato di recente che, se anche all’inizio i dati venivano elaborati per fini accademici, dopo un aggiornamento delle condizioni, l’azienda aveva ricevuto l’autorizzazione per la vendita ed il trattamento dei dati. In ogni caso, alla fine i dati sono stati utilizzati al fine di realizzare la campagna politica di Trump e avrebbero influito sulla vittoria.

Che cos’ha fatto Facebook?

Tanto il Regno Unito quanto gli Stai Uniti sono sotto accusa per la cattiva gestione del social network e, soprattutto, per non essere intervenuti in alcun modo per evitare questa situazione. Facebook sostiene che “la gente ha consegnato le proprie informazioni coscientemente, nessuno si è infiltrato nel sistema e password e dati delicati non sono stati rubati” motivo per cui il social network ha agito nella norma. Il problema è che, secondo la stessa rete sociale, non è comunque possibile che un’applicazione abbia l’accesso all’informazione personale e, di conseguenza, non si spiega come l’applicazione di Kogan abbia potuto raccogliere i dati.

Secondo Facebook, nel momento in cui è stata sviluppata l’applicazione di Kogan, la configurazione della privacy dipendeva da ciascun usuario. Ovvero, era responsabilità di ogni singola persona fornire le proprie informazioni, così che non si è verificato alcun errore di sicurezza di rete. Comunque, quando Facebook si è reso conto delle operazioni di Cambridge Analytics, sostiene di averli sollecitati perché si cancellassero i dati informatici, nonostante questi non siano a quanto pare mai stati cancellati e si indaghi, oggi, proprio su questo.

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Come è esploso lo scandalo?

Il resoconto di Christopher Wylie, un lavoratore dell’Università di Cambridge è stata la chiave per scoprire l’uso indebito dell’informazione privata. Oltre alla sua testimonianza, Wylie somministrò ai governi del Regno Unito e degli Stati Uniti informazioni fondamentali per l’indagine. Dentro i documenti consegnati si distingue una lettera degli avvocati di Facebook in cui vengono sollecitati alla distruzione dei dati raccolti dall’azienda di Kogan.

I giornali The New York Times e The Observer hanno pubblicato un documento in cu veniva spiegato come la firma Cambridge Analytica aveva fatto uso di dati personali per favorire la campagna di Trump alla presidenza e l’esito della Brexit alle urne.

Quali sono le conseguenze?

Mark Zuckerberg, direttore di Facebook, è stato citato al Congresso dell’EE.UU. per scandalo di violazione di dati. Gli scandali relativi all’uso dell’informazione sono nuovi in casa Facebook. Comunque, questa volta, gli enti internazionali hanno risposto in modo deciso e si è peraltro registrato un grave calo in borsa. Il Parlamento Britannico ha chiamato in causa Mark Zuckerberg. Il primo ministro del Regno Unito, Theresa May, ha appoggiato l’indagine riguardo la questione e ha aggiunto che oltre a quelle condotte per mano del Parlamento, i responsabili dovranno aspettare l’indagine della giustizia. D’altra parte, Maura Healey, fiscale generale del Massachusetts ha aperto un’inchiesta sul caso in cui cita in causa tanto l’azienda di Zuckerberg quanto la consulenza di dati per rendere conto del trattamento dei dati personali.

Un fatto particolare che macchia l’amministrazione di Zuckerberg sono le dimissioni di Alex Stamos, responsabile della sicurezza di Facebook, in disaccordo con il trattamento di scarsa trasparenza della rete sociale rispetto all’implicazione russa nelle elezioni presidenziali del 2016 degli Stati Uniti.

Come risultato dell’indagine contro l’azienda, le azioni Facebook hanno registrato una strepitosa caduta in borsa da lunedì, giorno in cui si sono registrate perdite fino a $537.000 milioni. Questo segna probabilmente solo l’inizio di future perdite economiche per l’azienda per le multe che potrebbe dover pagare per la violazione al regolamento dell’informazione.

Qual è il ruolo di Facebook?

Il social network serve a promuovere servizi a determinati target nel rispetto dei tre compiti di profilare, orientare e persuadere. Se mai venissero confermate le accuse rivoltegli, Facebook avrebbe raggiunto un altro livello, arrivando a permettere che terzi orientino le decisioni politiche. In mezzo alla bufera che ha lanciato lo scandalo relativo alla campagna di Trump, è possibile che si registrino diversi cambiamenti per quel che riguarda la gestione della sicurezza di Facebook, con un incremento della privacy e della sicurezza dell’informazione.

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Una grande opportunità, ma occhio ai rischi: sua maestà e-commerce

Conosciamo ormai tutti le potenzialità di vendere online, però bisogna essere consapevoli di cosa si sta facendo per evitare che si faccia un investimento sbagliato per il proprio business

Secondo un importante report della Casaleggio Associati, si segnala che nel solo 2015 ci sia stato un aumento del +19% rispetto all’anno precedente con un fatturato complessivo di 28,8 miliardi di euro. Siamo parlando dell’utilizzo degli shop online da parte degli utenti. Questo dato sancisce l’inizio di una svolta che fa ben sperare tutti coloro che hanno deciso di puntare su questa strategia di vendita. Infatti, anche i rapporti del Consorzio Net, che realizza da tempo delle ricerche sullo stato dell’e-commerce, parlano di un trend positivo. Infine, i numeri del Centre for Retail Research che mostrano che tutta l’Europa è interessata a questo fenomeno, anche se tra l’Italia e Regno Unito, Germania e Francia c’è ancora qualche punto di scarto, nonostante la crescita.

UN FENOMENO IN CRESCITA COSTANTE

Gli studi e le ricerche, sono molto interessanti per capire l’entità del boom che ha interessato tutti i settori di mercato e tutte le fasce di età e status sociale. Inoltre negli ultimi 10 anni sono stati fatti passi da gigante se consideriamo le barriere infrastrutturali ed anche quelle culturali che bloccavano questo tipo di vendita; ecco perché molte aziende hanno cominciato a capire che per fare promozione in rete e provare a vendere beni e servizi, una delle strade più proficue passa dall’apertura di un e-commerce.

NON PENSIAMO CHE

Il web sia un posto magico dove tutto riesce e i guadagni crescono senza sosta; per saper sfruttare internet, servono competenze, studio, esperienza e capacità: il marketing online non si improvvisa. Un sito web fatto in maniera amatoriale, non porterà a nulla, un e-commerce aperto senza una strategia, è un negozio destinato a fallire.

Prima di tutto infatti, si tratta proprio di un’attività commerciale e come qualsiasi attività commerciale, è un investimento che può andare male. Seconda cosa, il web ha degli strumenti più abbordabili economicamente rispetto ad altri modi di fare marketing, ma non bisogna giocare al ribasso: il web marketing è un’attività importante e per questo bisogna investirci il giusto, cercando di trarre il meglio dalle proprie scelte.

Un e-commerce va fatto con un minimo di criterio, e soprattutto accompagnato da una campagna comunicativa che ne esalti le caratteristiche, è fondamentale tenerlo in considerazione. Per fare un semplice esempio, se avessimo un normale negozio, nell’ambito della nostra strategia di marketing potrebbe bastarci (condizionale doveroso) aprire la nostra attività in una delle principali vie dello shopping cittadino e limitare le strategie di promozione preoccupandoci sostanzialmente di fare al meglio le vetrine e tralasciando gli altri aspetti della pubblicità come volantini, cartelloni, spazi sui media locali etc.; al contrario, se stiamo online, possiamo fare anche il miglior e-commerce, e rendere le nostre vetrine online le migliori, ma se nessun utente ci “capita davanti”, sarà solo un fiore in mezzo al deserto. Questo significa che occorre una promozione costante, e investimenti mirati; d’altro canto il nostro shop non ha potenzialmente limiti geografici e potremmo pensare di vendere anche su mercati esteri.

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OCCASIONE INTERNAZIONALE

A questo proposito, una delle migliori opportunità del web è l’internazionalizzazione. Sempre riguardo ai report di cui si parlava in precedenza: molti degli affari migliori per un e-commerce, provengono dal mercato internazionale. Insomma, pensare al solo mercato italiano potrebbe essere limitante. Ovviamente dipenderà anche da che tipo di prodotti e servizi si vendono, ma in generale allargare i confine potrebbe essere una carta vincente.

Lo so che state pensando ai grandi colossi come Amazon o Zalando, giusto per citarli alcuni, ma in realtà il trucco sta proprio nel differenziarsi da questi ultimi, vendendo prodotti unici ad una nicchia forte di mercato: il prodotto generalista, o che si pone come tale, non è destinato a sopravvivere. Un brand forte e ben posizionato sul mercato, non ha nulla da invidiare agli irraggiungibili mostri sacri del web. Questo è anche il bello della rete.

Leggi E-commerce e negozio tradizionale: costi a confronto

CREARE FIDUCIA

Una delle cose principali da comprendere per vendere i nostri beni al meglio, è quella di cercare il più possibile di abbattere le barriere fisiche tra noi e il potenziale cliente. La persona che consulta il nostro catalogo online, sarà sempre influenzata dal fatto di non poter toccare con mano e edere del vivo ciò che compra. Il nostro obiettivo quindi, deve essere quello di abbattere la distanza tra prodotto e utente, dando spazio a contenuti che creino empatia, e siano stimolanti per l’acquisto finale.

I nostri prodotti sono mediati dallo schermo di un computer, ma noi possiamo essere semplicemente noi stessi, magari mostrando immagini dei nostri uffici, i volti dei membri dello staff, le recensioni di altri che hanno acquistato presso il nostro shop. In questo modo l’utente sarà ben disposto verso di noi e potrà quindi avere fiducia in ciò che gli stiamo proponendo.

Leggi anche E-commerce: tutti i consigli per vendere i propri prodotti online

È necessario anche rendere sicuri i clienti sulla trasparenza dei pagamenti online, sulle politiche di reso e soprattutto bisogna avere un efficiente customer care; per qualsiasi dubbio o domanda, rispondete in modo cordiale e in tempi ragionevoli.

Infine, per ottenere un servizio adeguato alla vostra clientela, scegliete un team di esperti nella costruzione e nella gestione di un e-commerce. MG Group Italia è la web agency (con varie sedi, tra le quali è presente anche la web agency a Piacenza), che permetterà al vostro business di avere risultati convincenti dalle vendite online. Per ulteriori informazioni il nostro numero è 0577 1516860.

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Ascolto attivo: la base del venditore perfetto

Quante volte vi è capitato di parlare con qualcuno che non aveva la pazienza di ascoltarvi? Che magari vi interrompeva, era distratto e non teneva conto di quello che gli stavate dicendo? Di sicuro questo interlocutore, molto concentrato su sé stesso e sulle sue cose da dire, piuttosto che sulle vostre, non sarà mai un bravo venditore!

ASCOLTO ATTIVO E VENDITA

Saper ascoltare attivamente vuol dire fare l’opposto di quello che ho appena detto: significa infatti concentrarsi su ciò che l’altra persona ci sta dicendo e in più osservare tutto quello che fa da cornice alle sue parole, come gesti, tono della voce e postura. Solo avendo un atteggiamento di questo tipo potrà crearsi un legame empatico, con il quale emergeranno anche le emozioni del nostro interlocutore. A questo punto immaginatevi un venditore che mette in atto proprio questo: ascolta attivamente e si concentra sulle esigenze del cliente, senza la fretta di concludere un affare, ma con la pazienza di creare un legame molto più profondo e duraturo nel tempo, avendo dato le giuste soluzioni proprio perché ha saputo ascoltare i bisogni!

DALL’ASCOLTO ATTIVO AL DIALOGO STRATEGICO

Se il venditore è un professionista fino in fondo, oltre ad ascoltare attivamente, deve rendere il dialogo con il cliente strategico, e ottenere ancora più informazioni oltre a quelle che gli vengono date. Per questo è fondamentale che ponga le giuste domande, che dovranno essere aperte, e per chiarire le questioni confuse proporre un paio di soluzioni all’interno della domanda stessa.

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La verità è che un venditore che usa l’ascolto attivo non sarà mai abbandonato dai suoi clienti: li fidelizzerà perché loro si sentiranno capiti, coccolati e semplicemente ascoltati, ed avrà reso questa capacità una delle fonti più solide del suo business.

PIU’ ASCOLTO ATTIVO, MENO CONCORRENZA

Ascoltare attivamente quindi, come abbiamo detto, significa fare un cliente nostro fino in fondo. Vuol dire essere ritenuti, come venditori o consulenti, punti di riferimento in un panorama ricco di professionisti che vendono lo stesso prodotto e magari a un prezzo inferiore. Ma come è possibile ridurre la concorrenza? Di sicuro se il venditore sarà stato bravo nel creare empatia con il cliente, questo non lo abbandonerà mai per il ‘primo che passa’, ma sarà disposto a seguirlo anche se il suo prezzo è un po’ più alto, perché il valore del rapporto umano creato renderà il nostro venditore unico nel mercato.

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