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Web design: nuovi trend per i siti internet

La velocità con cui tutto cambia nel mondo del web design e del digitale è davvero impressionante. Bastano pochissimi mesi per vedere trasformarsi sotto i nostri occhi il modo in cui navighiamo, quello in cui cerchiamo i siti internet e soprattutto il modo in cui decidiamo se cliccare o meno su un pulsante, su un banner pubblicitario o ancora su un link che sembra interessarci.

L’arrivo sul mercato, ad esempio, in questo 2018 delle Progressive Web App sta cambiando il modo in cui ci interfacciamo al web e usiamo il mobile. Per questo è sempre più importante restare aggiornati e cercare di offrire la miglior user experience possibile, sia in termini di utilizzo che per quanto riguarda il design.

Ecco quali sono secondo noi di MG Group Italia le principali tendenze del web design degli ultimi mesi, valide sia su desktop che su mobile, utili per chi deve progettare nuovi siti internet o fare il restyling di quelli già esistenti.

Tinte vivaci e gradienti senza limiti

Cominciate a salutare il Flat Design, ovvero quel design a tinte unite e piatte a cui ci eravamo abituati da qualche anno a questa parte. Le due dimensioni che ci avevano appassionato per l’assenza di elementi di complessità – come le ombre, i piani multipli e intersecati o ancora le sfumature – e che apparivano così semplici da facilitare la comprensione e la leggibilità da parte degli utenti stanno uscendo dai radar dei designer. Da qualche mese a questa parte si sta affermando infatti una tendenza diversa, capace di colpire maggiormente e scaldare la grafica: tavolozze a tinte vivaci, sfumature e grande uso del gradiente sono gli elementi di un cambiamento radicale che si va affermando con forza. Quindi non dimenticare di dare personalità al tuo sito. E ricorda che il colore del 2018 nel web è l’UltraViolet, in tutte le sue sfumature. Non ti senti di usarlo per il tuo prodotto? Non dimenticare comunque di accendere il più possibile le tinte che userai.

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Illustrazioni grafiche

Abbiamo già detto che la tendenza è quella di scaldare il design per comunicare una maggiore personalità. Per farlo in molti cominciano ad usare le illustrazioni grafiche: trasmettono personalità e carattere, e sono più calde e meno artificiali delle fotografie iper filtrate e artefatte che si usano da molti anni. Se in linea con l’identità del brand, l’esperienza dell’utente sarà immersiva. E trasmetterà ai clienti autenticità e fiducia.

Nuove modalità di navigazione

Come è stato detto poc’anzi, l’attenzione è ora tutta concentrata sull”utente; questo è ben visibile nelle nuove modalità di navigazione che stanno emergendo e che convivono meglio con i comportamenti più naturali e spontanei: quindi il mobile. Il tempo della progettazione responsive, che consisteva nel creare una specie di pagina web che si adattava anche al formato mobile, adesso è un qualcosa di superato: si pensa direttamente mobile per quindi passare in modo automatico a schermi più grandi.

È per questo motivo che, anche se abbiamo l’abitudine di navigare su un sito web desktop attraverso le categorie proposte da un menù classico, è adesso più intuitivo andare verso dei layout che utilizzano un sistema a “scroll”. L’utente ritrova dunque in questo modo le principali informazioni e categorie all’interno della stessa pagina. Questa tendenza può essere associata a una modalità di navigazione secondaria più classica, presentando l’enorme vantaggio di fidelizzare quegli utenti che non avranno più modo di perdersi all’interno dell’architettura della pagina web/app.

Spazi vuoti e immagini animate

Spazio bianco, vuoto o negativo che dir si voglia. Questa è davvero una tendenza recente di massima importanza: lo spazio vuoto infatti fa risaltare gli elementi presenti all’interno della pagina, permette di fare chiarezza e organizzare al meglio la gerarchia delle informazioni e infine aiuta l’utente ad orientarsi, a non confondersi e ad avere una user experience migliore. Lo spazio vuoto è un coadiuvante della leggibilità e dell’usabilità di un sito internet e sta non a caso conquistando sempre più importanza, soprattutto in un ambito come mobile, in cui la velocità è sempre più cruciale.

Un’altra tendenza è quella di mettere da parte le immagini statiche e usare le animazioni per attirare l’attenzione e aumentare le conversioni della pagina web: non si tratta soltanto delle ormai classiche gif, ma anche di Cinemagraph, una particolare tecnica che unisce video e fotografia per dare vita alle immagini e per creare un effetto davvero coinvolgente. Il movimento e le animazioni guidano l’attenzione dell’utente e, anche per questo, sono in grado di aumentare le conversioni. Combinato con l’utilizzo dello spazio negativo, il Cinemagraph sarà sicuramente un trend web nel 2018 per il design.

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Font particolari e design tipografico

Il font conta. Ormai lo sanno tutti, e quest’anno questa tesi sta prendendo sempre maggiore vigore. E’ finito il tempo dei font banali, chiari ed eccessivamente semplici o ripetitivi: il carattere deve avere carattere. Un buon design tipografico aiuta anche perché è un elemento che non appesantisce la pagine pur dandogli vita e particolarità, a differenza delle immagini che invece spesso saturano lo spazio e il traffico dati a disposizione dei dispositivi mobile.

Il mobile prima di tutto

Navighiamo soprattutto da dispositivi mobile e quindi è importante cominciare la progettazione di un sito proprio dalla versione mobile e poi far discendere il resto, ovvero la pagine più ampie. Tra l’altro ormai l’algoritmo di Google utilizza le versioni mobile per indicizzare le pagine, e quindi questo aspetto è sempre più importante anche in ottica SEO. Quindi avanti con il ‘mobile first’: i tuoi contenuti devono essere accessibili da diversi tipi di schermi e dispositivi con la miglior user experience possibile, indipendentemente dalle dimensioni.

Per questa ragione una Progressive Web App sembra essere la migliore soluzione possibile: la sua caratteristica principale infatti è quella di garantire una usabilità ottimale su qualsiasi dispositivo, adattando contenuti e funzionalità. Quante volte, navigando su Internet, abbiamo visto siti con notifiche push, splash screen (animazione iniziale prima di atterrare sulla home), transizioni animate tra le pagine e la modalità offline? L’integrazione sito-app è il futuro: non lasciartela scappare.

Bot e chatbot: l’assistente virtuale nella pagina

Con il nostro telefono parliamo, cosa che generalmente non facciamo con il computer. I comandi vocali e l’intelligenza artificiale sono la vera frontiera del web: questa maggiore spinta verso la ricerca vocale produrrà una vera e propria proliferazione dei Bot che verranno sempre più inseriti nei siti internet. Facciamo un esempio: per chiedere a che ora aprirà un ristorante in futuro non consulteremo il menù di un sito internet ma interrogheremo un ChatBot presente in una pagina di FAQ, ovvero un assistente virtuale che rispondendo alle domande faciliti la navigazione degli utenti.

E il tuo sito? Preparalo per il futuro.

Un sito non al passo con i tempi, dal design “vecchio” e non in linea con i trend web del momento, riduce drasticamente le conversioni. L’aggiornamento continuo sulle tendenze del web design aumenterà la brand reputation della vostra azienda, cambiando la percezione che hanno gli utenti del vostro brand. Se hai bisogno di progettare un restyling o di realizzare un nuovo sito al passo con in tempi contattaci senza impegno. Per noi di Mg Group essere sempre aggiornati è un dovere oltre che una precisa scelta aziendale: non spendere soldi per prodotti già vecchi, comincia da subito ad investire nel web marketing che verrà. Affida lo sviluppo del tuo business online alla nostra web agency a Mantova!

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Sentiment Analysis: conoscere le Emozioni dei clienti

Il web è un oceano di conversazioni e interazioni sugli argomenti più disparati. Nella società contemporanea cittadini e consumatori scambiano attraverso la rete, continuamente ad ogni ora del giorno e della notte, informazioni su cosa usano, cosa pensano, cosa amano, cosa odiano. Queste informazioni rappresentano una fonte di sapere preziosissima per le aziende che devono monitorare e analizzare continuamente queste conversazioni. La Sentiment analysis è una componente fondamentale nel campo del social listening, in quanto è in grado di rivelare le opinioni dei consumatori rispetto ai prodotti, servizi, punti vendita, alle campagne di pubblicità. Quindi, l’analisi del sentiment dei contenuti ‘user generated’ può sostenere diversi team aziendali, come ad esempio quelli che operano nello sviluppo di prodotto, nella gestione del marketing digitale, nello sviluppo delle pubbliche relazioni e nell’ideazione delle campagne pubblicitarie.

Cos’è la sentiment analysis?

La sentiment analysis è sostanzialmente un’analisi qualitativa delle conversazioni e dei commenti in rete, nei forum e sui social network, diretta a comprendere lo stato d’animo degli utenti rispetto un particolare brand, prodotto, tema, servizio.

Infatti esaminando i sentimenti espressi dagli utenti nei diversi spazi della rete (blog, forum, social network) è possibile capire come viene percepito un brand o prodotto da clienti interessati e coinvolti, e per questa via determinare con maggiore consapevolezza le strategie di comunicazione future o anche la progettazione di interventi migliorativi del prodotto su specifici punti. Molto semplicemente con la sentiment analysis si catalogano frasi e commenti, e ad un livello basico, si attribuisce un un giudizio sulle frase espresse dagli utenti, indicando il sentimento verso il brand positivo, negativo o neutro.

Quali sono i vantaggi della sentiment analysis?

Conoscere meglio la tua audience offre ad un’azienda importanti business insight, e quindi permette di avere un netto vantaggio competitivo sul mercato. Ma come fare per conoscere per conoscere le opinioni dei consumatori su un prodotto?

Prima di tutto è importante considerare un aspetto: esistono oggi due strade principali, la prima è quella di commissionare una complessa indagine di mercato con elevati costi e tempi molto lunghi, la seconda invece è quella di utilizzare la sentiment analysis, ottenendo risultati e dati utili nell’arco di pochi secondi. Inutile dire che la seconda strada porta al risultato con uno sforzo minore, sia in termini di risorse economiche sia per quanto riguarda le risorse umane coinvolte e i tempi di lavorazione. Va aggiunto anche che attraverso la sentiment analysis è possibile monitorare con maggiore frequenza, anche in un arco temporale breve, le mutazioni nelle reazioni degli utenti. Questo ad esempio può essere molto utile durante il lancio di un nuovo prodotto: i consumatori scrivono e prendono posizione su un prodotto non solo per rilevarne gli aspetti positivi, ma anche

per criticarli, per esprimere la propria insoddisfazione, per suggerire migliorie e correzioni. Attraverso  l’analisi dei commenti si può capire qual è l’aspetto meno apprezzato sul quale lavorare, scoprendo che magari non è il prodotto ma il servizio di consegna a difettare, oppure si possono monitorare gli effetti negativi di un evento, un video, il commento sbagliato di un influencer in tempi reali.

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Vediamo nel dettaglio a quali funzioni può assolvere la sentiment analysis:

Monitorare la concorrenza Implementare attività di competitive benchmarking

Con la sentiment analysis si può operare un’analisi comparativa sull’efficacia della comunicazione e dei prodotti dei propri concorrenti sul mercato. E’ possibile infatti capire con maggiore esattezza qual è la collocazione dei propri prodotti nel mercato e quale quella dei prodotti concorrenti. Conoscendo punti di forza e punti di debolezza, e monitorando la reazione dei consumatori alle campagne di comunicazione, è possibile progettare e implementare azioni di benchmarking specifico.

Monitorare la brand reputation

Come sempre è importante avere dati sulla brand awareness e reputation del proprio marchio. Sono dati che disegnano l’ampiezza del mercato potenziale di un prodotto e aiutano ad ampliarlo, portando il team del marketing a conoscenza degli elementi di debolezza del prodotto.  L’analisi dell’evoluzione positiva, negativa o neutra del sentiment permette di valutare a fondo tutte gli aspetti che influiscono sulla percezione del brand, dall’implementazione di una nuova campagna marketing, alla sponsorizzazione di un evento, al lancio di un nuovo prodotto.

Trovare i giusti influencer

Si può analizzare il sentiment in generale del complesso dei consumatori che si esprimono in rete, oppure andare a selezionare le reazioni degli influencer, ovvero di coloro che avendo molti follower riescono a influenzare l’opinione di settori larghi del mercato potenziale di un prodotto. Attraverso specifiche ricerche sulle keywords di settore è possibile individuare i principali influencer che discutono del tema o del prodotto di interesse, contattarli per proporre i prodotti che si stanno promuovendo e cercare attraverso le pubbliche relazioni di avere dei feedback positivi che potrebbero indurre reazioni positive anche da parte della loro audience.

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Migliorare il customer service e la customer experience.

L’insoddisfazione dei clienti è un campanello d’allarme che non va mai sottovalutato, soprattutto da parte di chi si occupa del customer service e di customer experience. Attraverso la sentiment analysis è possibile restare costantemente aggiornati rispetto al grado di soddisfazione dei clienti, leggere le loro recensioni, intervenire per risolvere i problemi o interloquire per spiegare le ragioni di una incomprensione, puntando a guidare i consumatori verso la creazione di contenuti positivi.

Progettare una crisis communication efficace

Grazie alla sentiment analysis si può seguire minuto per minuto l’evolversi di una crisi comunicativa, monitorando le evoluzioni negative nell’opinione della audience. Questo è molto importante quando si deve gestire il caso di un incidente provocato dall’azienda, o di un grave disagio causato dal malfunzionamento dei prodotti del brand o ancora nel caso di una gaffe nella comunicazione pubblica del management o dei testimonial aziendali. Avendo a disposizione i dati derivanti dalla sentiment analysis si può anche progettare con maggiore cura il piano per la crisis communication.

Sentiment analysis, perché aspettare?

Come abbiamo visto avere a disposizione un servizio di sentiment analysis con report periodici può essere molto utile a diversi dipartimenti di un’azienda. Noi di Mg Group Italia da tanti anni ci occupiamo con costanza e competenza di web marketing e siamo quindi specializzati nelle diverse tecniche del web listening e della promozione dei marchi nel web. Sappiamo come metterti a disposizione gli insight sul sentiment analysis al giusto prezzo, e anche come usarli per rafforzare la strategia di marketing della tua azienda, difendere la reputazione del marchio e in sostanza come fare accrescere le vendite e il fatturato?
Che aspetti? MG Group Italia, ed in particolare la web agency a Mantova, è a disposizione per darti tutte le informazioni di cui hai bisogno e studiare una strategia personalizzata per la tua azienda.

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Notifiche Push: cosa sono e come le imprese possono usarle

Non possiamo separarci dal nostro smartphone: ci ricorda l’agenda, ci indica la strada, ci dà le informazioni su cosa sta accadendo nel mondo e soprattutto ogni tanto attira la nostra attenzione con delle notifiche push. Ma cosa sono queste notifiche? E come possono essere usate dalle imprese per dialogare con i propri clienti e fare del marketing intelligente? In questo articolo proviamo a rispondere.

Cosa sono le notifiche push.

Un notifica push è un avviso che proviene da una app e viene visualizzato sullo schermo dello smartphone. Sono ‘push’ perché sono notifiche che vengono visualizzate anche quando l’applicazione che le invia non è aperta. Una notifica push può essere di testo, come un messaggio di whatsapp, ma può anche contenere delle immagini e ed è simile a un annuncio pop-up in un browser
Naturalmente affinché sia possibile riceverle è necessario che l’utente le abbia abilitate quando ha scaricato la app: oramai quasi sempre infatti nel momento in cui le app vengono installate per la prima volta il sistema chiede all’utente se vuole ricevere notifiche push. Esse sono disponibili su tutti i sistemi operativi: iOS, Android, Windows Phone, BlackBerry.

Notifiche push: un’opportunità unica per coinvolgere gli utenti

Lo strumento delle notifiche push ha un particolare valore che non si rintraccia facilmente in altri canali della comunicazione e del marketing: permettono infatti di cogliere un’opportunità unica di coinvolgimento e dialogo diretto rivolto ai propri utenti. Ricevere notifiche è semplice, non complesso – ad esempio – come iscriversi ad una newsletter: l’immediatezza e la possibilità di recapitarla in ogni momento richiamando l’attenzione dell’utente sono due caratteristiche che rendono le notifiche molto forti dal punto della comunicazione ma non molto invasive.

Sono molto efficaci perché possono contenere un’offerta, una notizia, un’informazione o un avviso account: tutti messaggi progettati ad hoc per riportare l’attenzione dell’utente sull’app da cui provengono e quindi riattivare il ciclo di vita della App stessa, oltre che il ciclo delle vendite e del fatturato.

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Mobile Marketing con le App: la scelta giusta per fidelizzare i clienti.

Le aziende che usano le notifiche push – e quindi le app – all’interno delle proprie strategie di marketing ottengono risultati migliori rispetto a quelle che utilizzano tecniche più classiche come il classico email marketing.
Questo perché le app sono lo strumento più adatto per fidelizzare clienti che già esistono e che si sono già dimostrati interessati ai prodotti e ai marchi dell’azienda scaricando l’app rilasciata sugli store.
Anche tramite sms un’azienda può offrire promozioni e notifiche, ma questi sono uno strumento più adatto quando si vuole andare a colpire un pubblico più largo e generalista.

Come abbiamo già detto infatti le notifiche push sono una tecnica di marketing meno invasiva rispetto agli sms, perché i messaggi possono essere spediti senza interrompere l’utente nella sua attività e senza che debba essere sostenuto un costo aggiuntivo. Infine le notifiche push non hanno restrizioni legate al numero di caratteri e al formato, mentre i normali messaggi hanno un limite di 160 caratteri.

Hai bisogno di un’app per usare le notifiche push? Rivolgiti a noi.

Non perdere l’occasione di utilizzare il mobile marketing accanto al web marketing. Il futuro è internet, ma visto dal nostro smartphone! Per questo è sempre più importante che ogni azienda abbia una app da rilasciare sui principali store con cui cercare di accrescere l’engagement dei propri clienti, fidelizzarli e per questa via raggiungere gli obiettivi di vendita e fatturato. Pensa che cosa può significare avere una vetrina, disponibile 24 ore su 24, davanti alla quale potenzialmente possono passare tutti i clienti del mondo e che ti permette inoltre di richiamare l’attenzione di tutti coloro che sono passati almeno una volta in un solo attimo, con un solo messaggio, una semplice notifica push.

Una app aziendale è tutto questo. Per svilupparla servono molte professionalità diverse, capaci di lavorare in maniera integrata. Noi di Mg Group Italia, web agency a Mantova, abbiamo una squadra appositamente formata per far fronte a queste sfide. Contattaci e la metteremo a tua disposizione per studiare un progetto personalizzato che sia compatibile con il tuo budget e soprattutto efficace rispetto ai tuoi obiettivi.

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Multa Record: cosa sostiene l’Ue, cosa risponde Google

E’ arrivata a Luglio, ed è la seconda multa record che l’unione Europea ha comminato a Google.  Questa volta è la più alta di sempre e ammonta a 4,3 miliardi di euro. La precedente, inflitta lo scorso anno, ammontava invece a 2,4 miliardi di euro e fu motivata dall’abuso di posizione dominante che Google operava favorendo in Google Shopping il suo servizio di comparazione dei prezzi a discapito della concorrenza.
La nuova multa invece riguarda il sistema operativo Android, e si tratta sempre di una sanzione connessa all’abuso di posizione dominante.

Il caso Android: cosa afferma l’Ue contro Google

“Google ha negato ai concorrenti la possibilità di innovare e competere e ai consumatori europei i vantaggi di una concorrenza effettiva nell’importante sfera mobile. Questo è illegale secondo le regole antitrust dell’UE” recita così la dichiarazione di Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, a commento della decisione dell’Unione Europea. Poco prima in conferenza stampa aveva anche affermato: “Il nostro caso riguarda tre tipi di restrizioni che Google ha imposto ai produttori di apparecchi Android e operatori di rete per assicurarsi che il loro traffico andasse verso il motore di ricerca di Google.”
Nel dettaglio le tre pratiche illegali che Google avrebbe messo in atto dal 2011 sono le seguenti:

  • chiedere ai produttori di preinstallare le app di ricerca e il browser di Google sui dispositivi che utilizzano il sistema operativo mobile Android. E’ stata inoltre resa obbligatoria la preinstallazione per vendere dispositivi con l’app store Google Play;
  • pagare i produttori di telefonia e smartphone per assicurarsi che sui dispositivi con sistema operativo Android non fosse preistallata nessun’altra app di ricerca che non fosse Google.
  • ostacolare lo sviluppo di sistemi operativi mobili concorrenti, incentivando anche finanziariamente l’installazione di Android.

Il sistema operativo Android: qualche numero.

In effetti consultando numeri e dati si ha l’impressione che quanto affermato dalla Commissione Europea possa avere dei fondamenti.

Secondo la società di analisi Statista, Android infatti ha superato potentemente le altre quote di mercato, lasciando la Apple ad una quota del 14,1% del mercato globale e conquistando ben l’85,9% degli smartphone nel mondo. E ancora secondo la società di ricerca Gartner l’anno scorso sono stati venduti circa 1,3 miliardi di telefoni con Android contro i circa 215 milioni che girano con iOS e 1,5 milioni che utilizzano altri sistemi operativi. Per quanto riguarda la pubblicità invece secondo la società eMarketer nel 2018 Google – con il nuovo Google Ads e altri tools simili – gestirà più del 30% di tutta la pubblicità del mondo sui dispositivi mobile.

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La situazione era molto diversa quasi un decennio fa. La stessa società di ricerca statistica ed economica Gartner, nel 2010, dipingeva una situazione del tutto differente: con il neonato iPhone in rapida ascesa al 14% del mercato, e l’outsider Android di cui si segnalava che in un anno era passato dallo 0,5% al 3,9%.

La risposta di Google che annuncia il ricorso

Di fronte a questi dati anche Google ha dovuto spiegare a cosa si deve, secondo il punto di vista della grande multinazionale, una così rapida ascesa.
Annunciando che avrebbero fatto ricorso in appello contro la multa, il CEO del colosso di Mountain View ha dichiarato “se i produttori di smartphone e gli operatori di rete mobile non potranno più includere le nostre applicazioni sulla loro vasta gamma di dispositivi, ciò sconvolgerà l’equilibrio dell’ecosistema Android […] ‎Finora, il modello di business Android ha fatto sì che non dovessimo far gravare sui produttori di smartphone i costi della nostra tecnologia, riuscendo così a non dipendere da un modello di distribuzione strettamente controllata. Ma siamo preoccupati che la decisione di oggi possa stravolgere il delicato equilibrio raggiunto con Android, inviando un segnale preoccupante in favore dei sistemi proprietari rispetto alle piattaforme aperte‎”. In questo modo Google paventa di fatto conseguenze sulle tasche dei consumatori, i quali a seguito della multa miliardaria dell’Unione Europea e dell’obbligo di fermare subito le pratiche oggetto della contestazione si potrebbero ritrovare a dover pagare il costo del sistema operativo e del suo sviluppo all’atto dell’acquisto dello smartphone.

Chi avrà ragione di fronte ai giudici? Noi di Mg Group Italia abbiamo varie sedi, tra cui la nostra web agency a Massa Carrara, e continueremo a seguire la vicenda e – come sempre – a tenervi informati su tutte le notizie dal mondo del marketing e dell’innovazione tecnologica.

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App Store: le 10 app più scaricate in 10 anni di storia

10 anni fa, esattamente il 10 luglio 2008, fu lanciato iOS App Store, il negozio virtuale di app per i dispositivi con sistema operativo Apple che ha – si può dire – cambiato il mondo.

Da quel momento ad oggi sono state rilasciate 4,5 milioni di applicazioni, oggi ve ne sono più di 2 milioni disponibili e i download complessivi sono stati 170 miliardi in questo decennio. Inutile dirlo, il giro d’affari è stato gigantesco e si aggira sui 130 miliardi di dollari, quasi il doppio di quanto non sia generato dal concorrente Google Play nonostante i dispositivi con sistema operativo Android in circolazione siano più numerosi di quelli targati Apple.
Questi e altri dati di cui parleremo più avanti sono contenuti in uno studio che la società App Annie ha pubblicato proprio per festeggiare il compleanno dello store e divulgare molti dati interessanti sul mercato globale delle app, che coinvolge grandi colossi della tecnologia e dei social network, ma anche milioni di imprese più piccoli con storie comunque sempre molto interessanti.

La classifica: le 10 app più scaricate di sempre

In classifica ci sono app che quasi ognuno di noi ha sul proprio smartphone, ma anche – agli ultimi due posti nella top ten, applicazioni che probabilmente non conosciamo, per lo più scaricate da utenti di grandi mercati come quello cinese.

  1.  Prima, potevamo immaginarlo, è senza ombra di dubbio Facebook, lanciata nel 2010, fu la app più scaricata del 2011.
  2. A seguire in seconda posizione sempre una applicazionee targata Facebook, ovvero Facebook Messenger.
  3. In terza posizione una di proprietà Google, ovvero la famosissima YouTube usata da milioni di persone per guardare video di tutte le tipologie
  4. Quarta ancora una volta una proprietà di Facebook, che ha acquisito Instagram nel 2012.
  5. Il quinto posto va a WhatsApp, la più famosa app di messaggistica istantanea nei mercati occidentali, anche questa di proprietà della company di Mark Zuckerberg per 19 miliardi di dollari nel 2014
  6. Per il sesto posto torniamo a Google, con Google Maps, l’applicazione più usata al mondo per consultare mappe e navigare percorsi stradali.
  7. Settimo posto a Snapchat, proprietà dell’azienda americana Snap. Questo servizio di chat viene usato ogni giorno da 178 milioni di persone.
  8. Ottavo posto, ed è l’ultimo nella top ten per le imprese statunitensi, per Skype, acquistata da Microsoft nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari.
  9. Infine al nono posto fa capolino la prima app rilasciata da una società cinese, la Tencent: si chiama WeChat, è un servizio di messaggistica istantanea per dispositivi mobili ed è utilizzata da 980 milioni di persone soprattutto in Cina e Bhutan.
  10. Ultima posizione nella top ten va ad un’altra applicazione della cinese Tencent, ovvero a QQ, anche in questo caso un servizio di messaggistica istantanea che si calcola venga utilizzato in Cina da oltre 300 milioni di persone contemporaneamente, e abbiamo oltre 900 milioni di utenti registrati.

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Il mercato globale delle App: Italia nella top ten dei download ma non della spesa

La classifica del mercato non ammette dubbi: le prime 4 posizioni sono le stesse sia per quanto riguarda il numero dei download sia per quanto attiene invece alla spesa che gli utenti generano per l’acquisizione delle applicazioni. Primi gli Stati Uniti, seguiti dalla Cina, poi dal Giappone e in quarta posizione dal Regno Unito.

3Per quanto riguarda l’Italia facciamo capolino in decima posizione nella classifica dei download con 2,9 miliardi di applicazioni scaricate, ma invece non ci siamo nella classifica della spesa. Segno che gli italiani preferiscono le app gratuite e non sono molto propensi a spendere denaro per scaricare giochi (che nell’apple store rappresentano solamente il 31% dei download ma contano per il 75% della spesa totale) o altre app a pagamento.

Acquisti in app: la spesa globale cresce senza interruzioni.

Il report segnala anche alcuni dati interessanti sul giro d’affari generato dagli acquisti in app, ovvero dalla spesa che gli utenti fanno per acquisire contenuti su app che molto spesso si scaricano gratuitamente dallo store.
Anche escludendo la spesa per videogiochi il dato è sempre positivo e continua a salire, trainato dagli abbonamenti ad app che permettono di guardare contenuti video o di ascoltare musica o dalle app di incontri interpersonali: dal 2011 al 2017 si è passati da una spesa di 1,9 miliardi di dollari ad una cifra che supera i 10 miliardi di dollari.
E il futuro? Sempre secondo Annie App il futuro delle app ha indubitabilmente il segno ‘+’: la società calcola infatti che nel 2022 la spesa per l’acquisto di app sarà cresciuta dell’80% rispetto al 2017 fino a toccare quota 75,5 miliardi di dollari.

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Non restare indietro: le app sono il futuro di ogni azienda

A guardare questi dati non c’è alcun dubbio che le applicazioni siano ormai uno delle modalità per avvicinarsi ai propri clienti, costruire con loro una relazione virtuosa e fidelizzarli. Da questo mondo che abita i nostri smartphone passano infatti gusti, scelte, informazioni che influenzano ogni mercato. Ma soprattutto passa un grandissimo flusso di spesa, passa una fetta importante di acquirenti e una parte sempre più grande delle vendite e del fatturato di molte imprese. Per questo è importante che ogni azienda e ogni marchio, anche quelli di dimensioni modeste, si pongano il problema di entrare nel futuro e avere una propria app, scaricabile sia dall’App Store che da Google Play. Una applicazione progettata e realizzata da professionisti del settore del web marketing, con una user experience semplice e dei contenuti dedicati che sappiamo generare interesse nel cliente.
Mg Group Italia da tanti anni si occupa dello sviluppo e del rilascio di app, per imprese di ogni dimensione e di ogni settore merceologico. Abbiamo nei nostri team professionisti in grado di affrontare in maniera sinergica e coordinata ogni aspetto riguardante la progettazione di una app per dispositivi mobili di ogni tipologia. Che aspetti a contattarci? Le grandi cose spesso cominciano da piccoli gesti, come quello di mandare una mail o fare una telefonata. Mg Group, web agency di Massa Carrara (tra le varie sedi), è sempre a tua disposizione, anche solo per informazioni.

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GOOGLE ASSISTANT: IL FUTURO E’ SEMPLICE, PARLACI!

Google assistant è il migliore assistente vocale tra quelli sviluppati dalle grandi multinazionali del web. Lo dice Loop Ventures, una venture capital americana, che investe in frontiere tecnologiche e che ogni anno svolge un test comparativo sottoponendo 800 domande a Siri di Apple, Google Assistant, Alexa di Amazon e Cortana di Microsoft.

Anche quest’anno Google ha sorpassato i concorrenti in tutte le categorie (commercio, locale, informazioni e navigazione) tranne una, cioè la categoria comandi in cui Siri, forse per la maggiore integrazione con il suo sistema operativo MacOs, riesce meglio.
I giganteschi investimenti che da tempo Google sta facendo in intelligenza artificiale, machine learning e tecnologie connesse, evidentemente stanno dando i loro frutti. Quali sono? Frutti economici per Google che si posizione al meglio in uno dei mercati più promettenti del futuro, e frutti in termini di comodità ed efficienza per milioni di cittadini che usando i comandi vocali di Google organizzano al meglio la propria vita quotidiana.

Google Assistant: come attivarlo

L’Assistente Google è la versione più evoluta – lanciata il 1 novembre 2017 – del primo Google Now. L’obiettivo di questa seconda versione di comandi vocali era quello di ottenere dialoghi più naturali e risposte alle richieste degli utenti più precise e pertinenti.
Pare proprio che Google ce l’abbia fatta, superando per giunta Siri che era fino a poco tempo fa considerato uno degli assistenti vocali più naturali e più efficienti.
Ma vediamo ora cosa si può fare con Assistente Google: la prima cosa da sottolineare che è l’assistente può essere installato tramite la app di google su tutti i dispositivi con sistema operativo Android. Basta entrare nell’applicazione, andare nel menù ‘Impostazioni’ e selezionare ‘Voce’. Poi abilita le voci presenti all’interno del menu Rilevamento “Ok Google” e da questo momento sarà sufficiente pronunciare ‘Ok Google’ o frasi come ‘Hei Google’ per attivare l’assistente vocale. Ricorda che una volta abilitato nella app l’assistente potrai sempre modificare le impostazioni nell’apposito menù.

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Quali sono i comandi vocali e cosa puoi farci

I comandi vocali di Google sono tantissimi e il modo migliore di scoprirli è provare ad utilizzarli, facendo domande e dando indicazioni all’assistente. In ogni caso illustriamo qui una breve lista di quelli più diffusi, che servono a migliorare la vita quotidiana e l’utilizzo dell’ormai insostituibile smart-phone che tutti abbiamo in tasca o nella borsa.

Prima di tutto vediamo le funzioni più semplici, quelle che usiamo più spesso anche manualmente:

Chiamare: “Ok Google, chiama [contatto]“.

Inviare messaggi: “Ok Google, invia un messaggio su WhatsApp (o altra app) a [Destinatario]” e dettare il testo.

Aprire siti e app: “Ok Google, apri [app]” oppure “Ok Google, vai a [sito internet]”

Inviare una email: “Ok Google, invia un’email a [contatto/email], oggetto [oggetto], messaggio [messaggio]” dettando il testo del messaggio.

Postare sui social network: “Ok Google, pubblica su [social] [testo messaggio]“.

Impostare una sveglia:  “Ok Google, svegliami alle [ora]” oppure “Ok Google, svegliami tra [numero-di-ore]“.

Dare l’orario: puoi scoprire l’ora esatta di qualsiasi città del mondo pronunciando “Ok, Google che ore sono a [città].”

Ci sono anche le funzioni con cui navighiamo app come la famossima Google Maps:

Indicazioni stradali: “Ok Google, indicazioni per [indirizzo] [città] [mezzo-utilizzato]“.

Punti d’interesse: “Ok Google, trova [Punto-interesse] più vicino” oppure “Ok Google, dov’è [Punto-interesse] più vicino”.

E ancora si può usare Google Assistant per attivare una serie di utilities che usiamo praticamente ogni giorno:

Informazioni meteo: “Ok Google, che tempo fa a [città]” oppure “Qual è il meteo a [città] [giorno]“.

Calcoli: “Ok Google, [numero] diviso/più/meno/moltiplicato per/elevato alla/… [numero]”.

Traduzione: “Ok Google, traduci [parola/frase] in [lingua]” oppure “Ok Google, come si dice [parola/frase] in [lingua]“.

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Valute e azioni di borsa: “Ok Google, prezzo azioni di [azienda/metallo/moneta]” oppure “Ok Google, quanto vale [cifra] [moneta] in [moneta]“.

Unità di misura: “Ok Google, quanti [grandezza/valuta] sono [cifra] [grandezza/valuta]“.

Promemoria: “Ok Google, ricordami [cosa] [quando] [dove]“.

E infine non potevano mancare le funzioni legate alla musica, come ad esempio:

Controllo riproduzione musica: “Ok Google, riproduci musica [brano o autore]” oppure più semplicemente “Ok Google, riproduci un po’ di musica”.

Riconoscere canzoni: “Ok Google, ascolta brano” oppure “Ok Google, che brano è”.

Google Home: come funziona l’assistente vocale quando diventa maggiordomo

A marzo di quest’anno – come annunciato da tempo – ha fatto il suo debutto in Italia Google Home, una serie di due altoparlanti intelligenti progettati per portare in casa le funzioni che abbiamo già visto di Google Assistant e per gestire applicazioni di domotica.

In concreto, Google Home partendo da ciò che può già fare l’Assistente Google su smartphone, si configura come una figura che prende nota e ci organizza la vita: promemoria, sveglie e appuntamenti, meteo, informazioni sui viaggi imminenti, informazioni nutrizionali sugli alimenti e altro ancora.
Purtroppo non  legge le notifiche dal cellulare, e quindi non è in grado di sostituirsi pienamente ad esso.
Ma non bisogna disperare: Google Home infatti è un prodotto in continua evoluzione e in futuro saranno sempre di più le nuove funzioni che verranno sbloccate dagli sviluppatori. A partire dalla domotica, dove ci si attende una crescita esponenziale a quella che si avrà negli impianti in casa. “Ok Google, accendi la lavatrice a 30°” oppure “Ok Google, alza le tende e accendi l’aria condizionata”: solo per fare un esempio di come si potrebbe usare questo gadget se si avessero in casa impianti di domotica interconnessi su tutti gli elettrodomestici.

Il futuro è semplice: parlaci

Avete quindi compreso pienamente che una parte del futuro della nostra vita quotidiana sarà sempre più affidata ai comandi vocali governati dall’intelligenza artificiale. Ciò che ci apparirà come la cosa più facile del mondo – ovvero parlare e chiedere con la voce come se stessimo parlando ad un altro essere umano – in realtà è il frutto di straordinari e ingenti investimenti in ricerca tecnologica e di molti anni di lavoro. In questo mondo tutto cambia e si aggiorna molto velocemente: come saranno le nostre case tra vent’anni? Chissà, potremmo chiederlo a Google Home. Intanto però sappiamo che dobbiamo aggiornare i nostri siti internet e la nostra Seo per la ricerca fatta con comandi vocali, che diventerà a breve la modalità più diffusa di ricerca. Che aspetti? Mg Group Italia, web agency di Massa Carrara, è qui anche per aiutarti ad affrontare queste nuove sfide.

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Marketing estivo? Non solo si può, si deve.

6 Consigli su come sviluppare il marketing estivo

Chi dice che d’Estate tutto si ferma, non dice il vero. Il marketing estivo è importantissimo, è sbagliato, infatti, pensare che durante le ferie, la comunicazione di un’azienda si debba arrestare e le campagne di web marketing debbano essere sospese. Come sempre, come per il resto dell’anno infatti, tutti noi d’estate usiamo internet per mille ragioni diverse: consultiamo le notizie, cerchiamo guide di viaggio, prenotiamo alberghi, acquistiamo vestiti durante i saldi e così via.
Prendiamo il dato audiweb di agosto 2017 ad esempio: l’anno passato nel più estivo e vacanziero dei mesi hanno usato internet in Italia 32,2 milioni di persone, il 58,6 della popolazione, per una media di di tempo speso nell’intero mese di 56:23 ore.

Siete ancora sicuri di voler spegnere le macchine e chiudere le pagine nei mesi estivi?

Consiglio n.1: prima di tutto i social network

Il primo consiglio è quello di continuare a produrre e pubblicare contenuti per le vostre pagine sui social network. D’estate percentualmente il peso dei social network aumenta. Sono un numero minore infatti le pagine che visitiamo per lavoro o per informarci e un numero maggiore le visite che facciamo ai social, per vedere le pagine degli amici, commentare le foto delle vacanze o semplicemente svagarci. Naturalmente sono anche differenti i contenuti che vengono diffusi e quindi anche sulle pagine della vostra impresa dovranno esserci post più leggeri, divertenti, capaci di dialogare con il contesto, meglio ancora se pensati per diventare virali. Ma attenzione: ricordatevi di rispettare anche d’estate le regole di base: il solleone e il caldo non giustificano certo errori macroscopici, post che dimostrano evidente trascuratezza o contenuti che possano risultare offensivi per qualunque categoria di persone.

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Consiglio n.2: continuate a scrivere il vostro blog, con un tono diverso

Sospendere la scrittura del blog nei mesi estivi è davvero controproducente: le persone che vi seguono non necessariamente andranno in ferie proprio nello stesso periodo in cui ci andrete voi, potrebbero rimanere delusi quindi di non trovare contenuti per un lungo periodo. Anche qui comunque vale il consiglio di cui sopra: cambiate il tone of voice, scrivendo di argomenti che non sia tecnici, o pesanti, o troppo seri. Ed evitate testo lungi e tutorial: è il tempo di testi brevi e degli speedlinking post, cioè di rassegne di post di approfondimento che chi vorrà leggerà con calma. Non solo, è anche la stagione dei contenuti speciali, nel formato o nell’argomento, che si configurino come una specie di regalo ai vostro follower più affezionati. Potreste pubblicare un video, un e-book o magari un numero zero in pdf da stampare, dedicato ad un tema importante.

Infine: usate gli strumenti a vostra disposizione. Potrete programmare tutto quello che volete con i nuovi tool come Hootsuite, Sprout o Buffer, lavorare in anticipo e godervi tranquillamente le vacanze tenendo lontano qualsiasi pensiero stressante.

Consiglio n.3: se lavorate nel turismo è il vostro momento

Inutile dirvelo: se il prodotto per cui fate web marketing è un prodotto turistico l’estate è il vostro momento. Non potete assolutamente fermarvi: pubblicate foto recenti dei vostri ospiti sui social network, curate l’agenda sul sito, fate attenzione a quanto accade sui siti di recensioni come tripadvisor o su qualsiasi altro social similare. Comunicate, comunicate anche se la vostra struttura è già sold out: chi cerca una struttura ricettiva come la vostra guarderà le foto o leggerà i post, e se lo avete convinto potrebbe anche prendere nota dei vostri contatti per qualche vacanza futura. Se invece non siete ancora pieni probabilmente è il tempo giusto per un qualche investimento in campagne advertisig e pubblicitarie: rivolgetevi a dei professionisti come noi di Mg Group, sapranno indirizzarvi nel modo migliore.

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Consiglio n.4: è un ottimo momento per il buzz marketing

Guardate le immagini di questo squalo. E’ un esemplare di cinque metri misteriosamente ritrovato una mattina su una spiaggia dell’Emilia Romagna. Per una giornata intera ha destato la curiosità di tutti i passati, è finito sui social network, è stato fotografato per le chat di whatsapp di migliaia di persone. Poi nel pomeriggio si è scoperto che si tratta di un’operazione di marketing legata al lancio della saga di Sharknado su Sky Cinema Max.
Non è detto che dobbiate essere così creativi, ma ricordatevi che l’estate è il momento migliore per un marketing di questo tipo, per video virali e lanci provocatori. Bastano anche piccoli investimenti o piccole cose, l’importante è che restino ben piantate nella memoria di chi vi si imbatte.

Consiglio n.5: personalizzate le iniziative di marketing estivo

Sconti speciali, concorsi a premi, prodotti omaggio, pacchetti: l’estate – come ogni ricorrenza in generale – è il momento di prendersi cura dei vostri clienti e lavorare alla fidelizzazione. Fate sentire speciali i vostri clienti o i vostri follower! Ricordate sempre che è molto più facile che chi è già vostro cliente acquisti di nuovo, e molto più difficile acquisire un nuovo cliente. Quindi non abbiate dubbi: se organizzate dei saldi mandate un’anticipazione via mail alla vostra newsletter, controllate chi l’ha aperta, mandate ulteriori offerte a coloro che sembrano effettivamente interessati ai vostri prodotti. E ancora: provate con il remarketing, potreste occupare uno spazio che viene lasciato vuoto dai vostri concorrenti proprio a causa delle ferie estive e della riduzione di personale.

Ultimo consiglio: se non ve la sentite, fate lavorare qualcuno per voi.

Ultimo breve, brevissimo consiglio: avete letto questo articolo e proprio non riuscite ad immaginarvi davanti al computer occuparvi di marketing estivo e scrivere contenuti? Vi capiamo, anche voi avete bisogno del meritato riposo. Però sappiate che state perdendo delle occasioni e che una soluzione perché ciò non accade c’è ed è a portata di mano. Affidatevi ad un’agenzia esperta, che abbia nel suo team le professionalità che servono a fare ciò che avete in mente. Basta poco e i le vostre pagine continueranno a funzionare anche mentre siete sdraiati sulla spiaggia, senza pensieri e senza l’ansia dei potenziali clienti perduti. La migliore web agency a Massa Carrara, Mg Group Italia è a vostra disposizione, basta una telefonata estiva per attivare il marketing estivo: non esitare!

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Brand Safety: come proteggere il proprio marchio

Web, croce e delizia delle imprese e dei consumatori! Tutti noi sappiamo infatti che la rete è piena di perle, ma anche di immondizia: fake news, siti spazzatura, contenuti violenti, razzisti, xenofobi e molto altro ancora. Pensare che il marchio di una qualsiasi azienda che voglia vendere e per vendere abbia bisogno di comunicare sentimenti positivi e autorevolezza, possa finire accostato ad uno di questi contenuti immondizia dà immediatamente l’idea di cosa sia e a cosa serva la brand safety.

Cos’è la brand safety

La brand safety è un insieme di tecniche, utilizzate durante la pianificazione di una campagna advertising, per collocare correttamente le unit pubblicitarie di un marchio, come ad esempio i banner o i video. In particolare attraverso la brand safety si punta ad evitare che la pubblicità venga posizionata accanto a contenuti di natura razzista, violenta o sessista o, in ogni caso, tra contenuti inopportuni, poco affidabili o lesivi della verità e dell’oggettività.

L’accostamento a contenuti offensivi viene scambiato per endorsement

Secondo una ricerca di YouGov del 2017 oltre il 30% degli utenti è tendenzialmente portato a credere che una pubblicità posta accanto ad un contenuto sia una specie di endorsement per il contenuto stesso. Ovviamente questo vale anche per i contenuti offensivi che, sempre secondo la ricerca, urtano il 47% dei navigatori, lasciando in essi traccia di sentimenti negativi associati anche al brand e alla pubblicità che inavvertitamente si sono trovati su quella pagina.

Per questa ragione sono sempre più numerosi i manager e gli esperti di marketing che si adoperano per cercare di ottenere posizionamenti affidabili per le proprie campagne advertising. Anche in questo caso una ricerca del 2017 ci aiuta a capire quali siano le nuove tendenze: secondo la ‘Trust Media Brand’ le tre priorità che i manager considerano quando acquistano pubblicità sul web sono:

  1.  l’audience target delivery per il 64%, ovvero la possibilità di targetizzare con esattezza la consegna dei messaggi ad un tipo di pubblico individuato per specifiche caratteristiche socio-demografiche o comportamentali,
  2.  la viewability per il 54%, ovvero la possibilità che l’annuncio venga visto sullo schermo per almeno alcuni secondi e per una alta percentuale dei suoi pixel
  3.  la brand safe environments per il 46%, ovvero – come abbiamo già visto – l’attenzione a non accostare l’annuncio a contenuti inopportuni.

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La rivincita degli editori premium

Per alcuni anni la Programmatic Advertising è sembrata lo strumento più potente dei marketer del futuro: per programmatic si intende infatti la possibilità di scegliere il pubblico cui far vedere un annuncio avvalendosi dei dati forniti da cookie e pixel, e dal altri sistemi di monitoraggio, che consentono di acquisire le caratteristiche dell’utente che rientra nei target e poi di acquistare in maniera automatizzata, sulla base di questi dati, gli spazi pubblicitari.
Ma oggi, tenuto conto delle nuove normative in materia di dati (in particolare il gdpr) e degli avanzamenti tecnologici nel settore del machine learning, molte aziende stanno rivalutando il valore del contesto di pubblicazione degli annunci, visto che non basta lavorare solo sulle caratteristiche dell’utente che li visualizzerà (targeting audience-based) ma bisogna essere certi che il contesto di visualizzazione sia di qualità e non inquinato dai contenuti spazzatura. Non è un caso infatti che nell’ultimo anno molti inserzionisti abbiano spostato la propria spesa su editori e inventory premium, ovvero con un costo più alto cui corrisponde una più alta qualità. Anche i vertici di Google hanno dovuto ammettere i problemi presentati da inventory pubblicitarie non completamente ripulite dai siti dediti al più bieco clickbaiting, ovvero dediti alla diffusione di fake news, foto, video sensazionalisti creati solo per acchiappare click, che possono seriamente pregiudicare la reputazione dei marchi, e di conseguenza hanno promesso un inasprimento dei controlli, degli standard e delle procedure per individuare safe area per gli advertiser.

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Come garantire una buona Brand Safety?

A questo punto  si pone per le imprese che scelgono la strada del web marketing chiaramente il problema di difendere il proprio marchio quando acquistano pubblicità su google display o in modalità programmatic. Come si può attuare una efficace strategia di Brand Safety?
Ogni aziende e settore dovrebbe immaginare delle azioni specifiche, insieme a specialisti in questa attività,  ma a livello generale si può dire, che gli strumenti da impostare in ogni caso sono i seguenti.

  1. individuare con chiarezza il proprio standard e il proprio sistema di valori e le caratteristiche del proprio mercato. Sicuramente pirateria online, siti per adulti o relativi a armi, odio, xenofobia, conflitti militari, droghe illegali, terrorismo, spam sono una grande parte della inventory da escludere per la pubblicità del proprio marchio, però possono esserci altri argomenti e contenuti inopportuni da considerare solo su determinate campagne.
  2. fare una targetizzazione precisa degli utenti, tramite micro-clusterizzazioni, che eviti di avere un pubblico troppo generalista.
  3. prima di cominciare la campagna è bene impiegare del tempo per compilare una dettagliata blacklist globale, contenente i nomi degli editori e le url dei siti spazzatura da evitare. Più specifica e approfondita è la blacklist richiesta ai vendor, agenzie e publisher, più ridotti sono i rischi di essere associati a pagine inopportune
  4. Durante la campagna è necessario invece procedere ad un attento monitoraggio, aggiungendo alle pagine bloccate tutte quelle che si presentano come inopportune e che non erano state inserite nella blacklist iniziale.
  5. Alla fine della campagna è bene fare una seria analisi dei risultati, degli insight e inserire tutto in un report da utilizzare per la campagna seguente.

Con questi e altri accorgimenti che potranno suggerirvi i professionisti del settore è possibile difendere il proprio marchio da epic fail e crisi comunicative generate da posizionamenti sbagliati dei propri banner e video advertising. Chi avesse necessità di fare un approfondimento su questo tema può interrogare noi di Mg Group che siamo nati per assistere le imprese nelle nuove sfide generate dal web.

I nostri professionisti sono a portata di mouse o della tastiera del vostro smartphone: contattateci al più presto e individueremo velocemente una strategia personalizzata di web marketing e brand safety per la vostra azienda. Affidati alla migliore web agency di Massa Carrara per la crescita del tuo business!

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Clienti soddisfatti con la Customer Care

Un giorno qualsiasi ad un’ora qualsiasi un cliente visita un ecommerce per acquistare un prodotto.

E’ una situazione che si verifica ormai milioni di volte nell’arco di un mese, visto che in Italia – secondo una ricerca di Idealo – gli e-shopper sono 25 milioni, e il 78% di loro acquista almeno una volta nell’arco di trenta giorni.
Continuiamo il nostro racconto: il cliente comincia a navigare il sito, legge le descrizioni e le recensioni dei prodotti, ha praticamente scelto cosa comprare ma lo assalgono i primi dubbi: “cerco un prodotto con particolari caratteristiche tecniche ma il sito non riporta chiaramente le informazioni in merito, a chi posso chiederle? Posso pagare con la mia american express? Nella scatola quanti singoli pezzi ci sono? E così via”. E ancora, anche quando abbia già concluso l’acquisto, può capitare che il cliente abbia numerose domande: “Ho inserito i dati della carta ma ho dovuto ricaricare la pagina due volte, avrò pagato due volte? Ho sbagliato ad inserire l’indirizzo di consegna, come posso correggerlo?”

Ora immaginiamo che il cliente non riesca a trovare sul sito un numero di telefono da chiamare, che scriva una mail ma non ottenga immediata risposta, che si rechi sulla pagina facebook per provare a mandare inutilmente un messaggio. A questo punto per il nostro cliente l’esperienza di acquisto sarà già diventata un incubo. E una cosa è certa: la prossima volta non utilizzerà più lo stesso e-commerce.

Prendersi cura dei propri clienti prima e dopo l’acquisto è quindi un’attività che non va mai sottovalutata perché è la chiave per fidelizzarli. Vediamo come fare.

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Un cliente arrabbiato non si gestisce, si previene.

Gestire un cliente arrabbiato può essere davvero una missione impossibile. Il nostro consiglio è quello di non arrivare mai a questo punto e di lavorare molto per prevenire ogni eventuale difficoltà o disservizio. Nessuno è disponibile a spendere il proprio denaro per avere un’esperienza faticosa o addirittura stressante. Quindi riflettete bene su come far felici i vostri clienti e su come organizzare per loro una comfort zone digitale in cui ogni problema diventi facilmente superabile e in cui possano trovare offerte e attenzioni ad essi dedicate. Se state investendo denaro e fatica sulla brand reputation e la brand awareness della vostra azienda, sappiate che quell’investimento può essere profondamente danneggiato da una gestione sbagliata del rapporto con i clienti.

In termini tecnici si tratta quindi di progettare percorsi di vendita customer oriented, e di cambiare profondamente mentalità.
Sono almeno tre i focus da tener presenti:

  1. praticare la customer care (che significa la cura dei clienti),
  2. organizzare un customer service (ovvero un servizio assistenza clienti)
  3. puntare alla customer satisfaction (ovvero alla soddisfazione dei clienti alla fine del processo d’acquisto).

E sempre tre i momenti in cui è necessario assistere il cliente:

  1. prima dell’acquisto (ovvero per fornire informazioni)
  2. durante l’acquisto: (ovvero per risolvere difficoltà dipendenti dalla tecnologia)
  3. dopo l’acquisto: (dare informazioni sulla consegna e sull’eventuale reso)

E’ importante avere un piano e un’organizzazione in grado di far fronte a tutte queste necessità

Customer care: strumenti e strategie dedicate sono indispensabili.

La customer care è uno strumento di web marketing al pari degli altri. Generalmente si investe molto per ottenere visite e conversioni sul sito, ma è necessario capire che bisogna investire non solo per attrarre ma anche per non perdere quei potenziali clienti.
Ricordate sempre che le possibilità di vendere ad un cliente esistente si aggirano fin oltre il 60%, mentre le possibilità di farlo ad un nuovo utente sono stimabili tra il 5% e il 20%. Avere un numero verde, o una live chat, o un servizio efficiente di risposta alla posta non sono quindi optional, ma spese da considerare quando si vuol progettare un e-commerce che funzioni. E mettere in campo delle strategie di fidelizzazione dei clienti (come gli sconti riservati, le offerte speciali, le promozioni) è quasi una necessità.

Il problema delle vendite on-line infatti è l’assenza di quella relazione umana e quel dialogo che l’incontro tra cliente e addetto alla vendita in un normale negozio garantisce, non solo nel momento della vendita, ma in molti casi anche nei tempi medio-lunghi. L’addetto alla vendita si prende cura delle ansie e dei dubbi del cliente: ascolta, suggerisce, consiglia, illustra. E questa è costumer care. Il servizio che bisogna costruire on-line deve avere la stessa ‘avvolgenza’: per questo è necessario che dall’altra parte dello schermo o del filo ci sia personale in carne ed ossa, adeguatamente formato e informato, capace cioè di rispondere a tutte le domande che possono essergli rivolte. E anche che questo personale di renda disponibile al cliente con un nome, una foto, qualcosa che renda il contatto immediatamente assimilabile a quello di persona.

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Customer service: organizzatevi per rispondere velocemente e chiaramente

A volte si può avere l’impressione che la mole di lavoro che un customer service deve smaltire sia troppo pesante per le reali risorse dell’azienda. Questo è un atteggiamento mentale sbagliato, che impedisce di cercare la strada per l’ottimizzazione delle risorse a disposizione. E’ invece importante puntare sull’organizzazione: il costumer service serve ad assistere i clienti e contemporaneamente a ricevere feed-back, cioè a far emergere eventuali errori che andranno prontamente corretti.
Servono quindi tre tipi di attività da progettare che il customer service dovrà svolgere:

  1. rispondere alla domande (a tale scopo va adeguatamente formato il personale, vanno reperite in anticipo tutte le informazioni necessarie, vanno preparate delle risposte preordinate per le domande più diffuse)
  2. segnalare ai programmatori del sito e al dipartimento marketing errori rilevati dai clienti (in questo caso si tratta di segnalare l’assenza di testi chiari di spiegazione, o di aggiungere della Faq sul sito, o di segnalare che va rivista la user experience)
  3. immaginare strategie compensative in caso di disservizio (ad esempio proponendo sconti speciali o promozioni a chi ha ricevuto la merce in ritardo)

Ricordate anche di dare grande valore alla velocità nella risposta e alla chiarezza. Il tempo che passa per un cliente è tempo in cui matura insoddisfazione e delusione, per questo la tempestività nei servizi on-line è sempre un valore non trascurabile.

Customer satisfaction: lasciate un buon ricordo della vostra azienda

Sapete che nemmeno il 25% dei clienti sporge richiamo al customer service? Può sembrare un dato positivo, invece molto spesso nasconde un’altra realtà. I clienti pensano che sia inutile perdere il proprio tempo nello sporgere richiamo e non inviano il feedback negativo all’azienda, ma esprimeranno il proprio malcontento in moltissime sedi pericolose per la brand reputation: forum, social network, passa-parola tra amici e colleghi.
La soddisfazione del cliente è quindi un obiettivo da non mancare. Ascoltare il cliente e fare web listening sono moniti da tenere sempre a mente, perché la mancanza di ascolto crea percezione di abbandono e scarsa fiducia. Il vostro servizio clienti deve essere proattivo, ovvero deve intercettare i bisogni prima che divengano delusioni e non soltanto disporsi ad accogliere lamentele.

Web marketing e customer care: una strategia integrata.

Nel web marketing nessuna azione può essere realizzata in modo slegato dalle altre: serve una strategia coerente, anche per il vostro costumer service. Mg Group Italia, web agency a Massa Carrara, è un’azienda che da anni si occupa di strategie e servizi digitali per imprese che non vogliano perdere le opportunità offerte dai nuovi strumenti del web. Se hai bisogno di servizi professionali e dedicati puoi contattarci in ogni momento: metteremo la nostra importante squadra a disposizione tua e della tua azienda, come abbiamo fatto già per moltissimi altri.

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Fake News: cosa sono e come difendersi

Fake News: cosa sono e come difendersi

Le violenze e i linciaggi in India, dovuti alla circolazione di false notizie sui rapimenti di bambini, sono soltanto gli ultimi tra gli accadimenti legati al tema delle ‘fake news’ che continuano ad interrogare sociologi, politici, imprenditori e amanti dell’innovazione tecnologica. Il caso è arrivato – ovviamente – fino a Mark Zuckerberg, esattamente perché Facebook dal 2014 ha acquisito anche WhatsApp, accusato di essere – proprio in India dove detiene una fetta di mercato importantissima – il veicolo con cui le fake news diventano virali. Così, dopo l’annuncio sul cambio di algoritmo di Fb, il 19 luglio, con un post pubblicato sul proprio blog, WhatsApp ha annunciato una decisione orientata a rendere più difficoltosa la diffusione a macchia d’olio dei video e dei contenuti falsi: gli utenti potranno inoltrare lo stesso messaggio a un numero massimo di venti persone, un limite che in India si abbassa fino a cinque. Fino a ieri si trattava di un limite posto a 250 contatti.

Cosa sono le fake news?

Nel frattempo poche settimane fa, visto l’attenzione crescente sul tema, la Commissione Europea, per la prima volta, ha fornito una definizione formale e univoca di fake news: una “informazione rivelatasi falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente il pubblico, e che può arrecare un pregiudizio pubblico”. Non solo: ha chiesto a tutte le piattaforme informatiche  e i social network di adottare un codice di condotta che produca trasparenza sui contenuti sponsorizzati (in particolare sui messaggi pubblicitari di natura politica), limiti la profilazione a fini di propaganda politica e riduca i profitti dei vettori di disinformazione. Ci sarà ancora da aspettare prima di vederlo, ma intanto qualcosa comincia a muoversi concretamente.

Fake News cosa accade in Italia

In ogni caso proprio in questi giorni altri casi stanno alimentando il dibattito anche in Italia: un blogger, David Puente, ha segnalato il lavoro da professionista di qualcuno che usando il profilo fake di Lara Pedroni, costruito utilizzando le foto di una modella inglese, diffondeva bufale in modo sistematico su gruppi scelti con cura. Ora il profilo risulta rimosso, ma il blog ha conservato gli screenshot dei meme fake diffusi, contenuti che hanno avuto migliaia di condivisioni, pensati ad arte contro Saviano, Boldrini, Kyenge, Renzi e altri politici o personaggi famosi. Questo è soltanto l’ultimo caso, dopo che ormai da anni in Italia si discute dei blog senza scrupoli che stanno diffondendo sui social network in modo anonimo notizie calunniose contro determinate personalità pubbliche, o anche più semplicemente notizie false confezionate per destare attenzione e produrre traffico verso i siti che li hanno pubblicati. Un esempio? L’articolo sul cellulare esploso di notte mentre era in carica che avrebbe ucciso un ragazzo: pur essendo completamente falso ha continuato ad essere condiviso in internet per almeno tre anni.

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Ultimi sondaggi: gli italiani non si fidano più dei social network

Nel frattempo un gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa guidato da Umberto Costantini, docente di Teoria e tecniche delle analisi di mercato ed Eugenio Iorio, docente di Social media marketing ha chiesto agli italiani cosa pensassero delle notizie che leggono sul web e ha prodotto un rapporto dal titolo “Infosfera” che riporta i risultati. Ebbene dalla ricerca emerge che per l’87% degli italiani i social network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili e che l’82% degli italiani non è in grado di riconoscere una notizia bufala sul web. Dati preoccupanti che se da un lato segnalano che la maggior parte dei cittadini italiani è consapevole dei problemi che si possono incontrare usando il web come fonte d’informazione, dall’altra segnalano che la stragrande maggioranza dei cittadini non possiede gli strumenti cognitivi necessari a valutare la qualità e l’attendibilità di ciò che legge.

Fake News: come difendersi?

La cosa più importante è cercare di navigare con consapevolezza, e soprattutto verificare le fonti prima di condividere contenuti che ci paiono sorprendenti o che possono sembrare frutto di esagerazione, nel titolo e nel testo completo. Verificare le firme, cercare la biografia dell’autore, controllare il tenore degli altri articoli pubblicati dal sito sono tra buone regole da seguire sempre in casi che ci paiono di dubbia veridicità. E’ importante anche controllare la data: molto spesso capita di veder circolare notizie molte vecchie, già smentite, che vengono condivise ancora soltanto per il sensazionalismo che le caratterizza. Infine è sempre bene tenersi informati: in rete ci sono molti siti che si stanno impegnando a denunciare le bufale e i loro autori. Visitarli ogni tanto può aiutare il lettore meno accorto a farsi un’idea di quali siano gli argomenti più usati per le fake news e il motivo per cui ciò accade.
In una società complessa come la nostra mantenere in salute internet significa difendere la libertà di tutti e tutte e la qualità della democrazia.
Per questo anche noi di Mg Group siamo impegnati a promuovere consapevolezza e correttezza nel mondo del digitale, anche tu non abbassare la guardia. Affidati all’esperienza e alla professionalità della più innovativa web agency di Massa Carrara.