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App Gratuite per Aziende: un Modo per essere Vicini ai clienti

App Gratuite per Aziende: un Modo per essere Vicini ai clienti

E’ in ogni borsa di donna e nelle tasche di ogni uomo: è lo smartphone, la nuova tecnologia che ha cambiato la vita di milioni di persone. Con lo smartphone e con gli altri dispositivi mobile, come i tablet, i cittadini e i consumatori di oggi sono continuamente connessi tra loro e con il web. Le app in questi device sono la cassetta degli attrezzi delle persone o anche una mappa del loro quotidiano, in cui ogni icona è sostanzialmente la porta verso la strada più breve: con le app si arriva dappertutto, alle notizie e informazioni che interessano, agli acquisti da fare, all’intrattenimento garantito da giochi o social o video. Per le aziende quindi le app hanno una grande potenzialità: sono lo strumento attraverso cui è possibile conquistarsi un posto più stabile nello smartphone dei propri clienti e un collegamento più diretto con loro.

Questa è la buona ragione fondamentale per cui un’azienda dovrebbe rilasciarne almeno una negli store di Apple e di Google. Ma ce ne sono di più specifiche che illustriamo di seguito.

Un’Applicazione è un nuovo canale di Marketing

Bisogna pensare ad una App come ad una nuova opportunità di marketing che si presenta al giorno di oggi alle aziende: con una app si apre un nuovo canale di vendita in cui sperimentare offerte speciali o anche veicolare contenuti attrattivi sui nuovi prodotti. Si può agire attraverso l’app anche per rafforzare tutti i processi di fidelizzazione dei propri clienti: infatti molto spesso chi scarica un’applicazione di questo tipo dopo averlo fatto crea un suo profilo, e in questo modo lascia i suoi dati, si rende disponibile ad essere ricontattato per offerte commerciali, o ancora per ricevere notifiche push nei casi in cui ci siano offerte speciali o sconti.

Un’app è anche uno strumento versatile: con essa è possibile infatti anche sviluppare forum per ricevere commenti dai clienti sui prodotti, oppure organizzare un servizio di customer care efficiente e personalizzato, o ancora distribuire notizie, immagini, campagne pubblicitarie, raccogliere ordini o promuovere eventi particolari per particolari iniziative di buzz marketing.

In sostanza un’app gratuita, scaricabile dai principali store, è una buona applicazione per accrescere l’engagement dei propri clienti, tenendo un costante rapporto con loro su un canale esclusivo, inaccessibile alla concorrenza.

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PER CREARE UN APP DI SUCCESSO CI VUOLE PROFESSIONALITÀ

Creare una app non è necessariamente molto costoso, ma di certo non è un progetto che si può realizzare da sé o affidandosi a persone poco qualificate. Una app di successo è prima di tutto un’applicazione senza bug, con una user experience semplice e gradevole, adatta al target di clientela che si vuole fidelizzare, con delle funzionalità interessanti e utili per il cliente che vanno progettate in tutti i dettagli e infine con una grafica che rispecchi la brand identity in tutti i suoi aspetti.

Nonostante i sistemi operativi presenti sul mercato siano quattro (Google Android  per Samsung, Nexus, LG, altri; Apple IOS per iPad e iPhone; Windows Phone per Microsoft Lumia, Nokia, HTC e Blackberry OS per Blackberry), il fatto che i primi due occupino più o meno il 93% del mercato consiglia alle aziende e agli sviluppatori di realizzare app soltanto per Apple e Android. Questi due sistemi utilizzano standard molto diversi, sono quindi necessarie competenze specifiche nella creazione di applicativi e architetture mobile oriented per poter sviluppare varie versioni di uno stesso prodotto.

Per questa ragione è necessario affidarsi ad agenzie specializzate, che sapranno come contenere i costi e contemporaneamente preparare il miglior studio e progetto esecutivo sulla app da far diventare realtà.

Mg Group, web agency di Milano è una di queste: siamo specializzati nel web-marketing e in tutte le problematiche che incontra un’azienda che voglia sfruttare le potenzialità della rete e degli strumenti tecnologici più avanzati. Per questo non farti scappare l’opportunità di costruire – pezzo a pezzo – un futuro migliore e più solido per la tua azienda. La competizione è sempre più forte in questo settore dove anche con piccoli investimenti si possono ottenere grandi risultati: comincia con l’informarti e poi potrai scegliere con consapevolezza lo strumento più giusto per te e per i tuoi obiettivi di business. Siamo a tua disposizione: a volte basta una email o una telefonata per aprire una via verso nuovi clienti. Contattaci 

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Cristiano Ronaldo: Campione assoluto dei social network

Cristiano Ronaldo: Campione assoluto dei social network

Non serve essere appassionati di calcio per aver saputo dell’affare Cristiano Ronaldo e delle cifre strepitose che la Juventus di Andrea Agnelli ha dovuto sborsare per averlo nella sua squadra.
100 milioni al Real Madrid, altri 12 milioni di oneri accessori alle squadre che hanno formato il calciatore, 7 milioni per i procuratori del calciatore e ancora 31 milioni netti di stipendio annuo per Cristiano Ronaldo, che possono arrivare fino a 40 comprendendo i bonus e che al lordo costano alla Juventus ben 86 milioni l’anno, per 4 anni.
Queste cifre hanno scatenato una lunga polemica: sulla diseguaglianza tra retribuzioni innanzitutto, con il comunicato dei lavoratori Fiat che hanno accusato la famiglia Agnelli di chiedere giganteschi sforzi agli operai ma di non badare a spese quando si tratta di acquistare un calciatore. Ma non è finita qui perché in molti si sono chiesti se una tale cifra per un solo calciatore possa essere davvero un investimento sportivo vantaggioso.

Cristiano Ronaldo: una potenza nello sport e nel marketing

Non c’è alcun dubbio che CR7, come viene chiamato dal pubblico mondiale del calcio, sia un campione fuori dal comune. In effetti lo stesso Real Madrid ha ricordato che Cristiano Ronaldo ‘è diventato anche il capocannoniere nella storia della squadra, con 451 gol in 438 partite. In totale 16 titoli, tra cui 4 coppe europee, 3 di loro consecutivi e 4 nelle ultime 5 stagioni. Su base individuale, con la maglia del Real Madrid ha vinto 4 Palloni d’Oro, 2 The Best e 3 Scarpe d’oro, tra molti altri premi.” E non va dimenticato che per calciatori così le Top League sono spesso disposte a pagare cifre vertiginose, basti ricordare la top 20 dei calciatori più pagati che vedeva – fino al passaggio alla Juventus – CR7 secondo dopo Lionel Messi, e ancora altri 18 giocatori tutti retribuiti con stipendi sopra i 20 milioni di euro annui.

Il motivo di queste cifre è semplice e si chiama marketing. Quando la Juventus ha acquistato CR7 non ha solo acquisito un calciatore ma un intero brand che genererà milioni di euro di ricavi nei diversi filoni del business della squadra. Per capirlo basta dare un’occhiata ai social network, di cui Cristiano Ronaldo è re indiscusso. Nelle settimane che hanno preceduto l’annuncio dell’acquisto da parte della Juventus sono stati centinaia di migliaia i post dedicati al tema, alcuni dei quali raccolti da hashtag come #CR7 #CR7DAY #CR7allaJuve e alcuni come #SeArrivaCR7 dedicati persino a tweet esilaranti, battute e freddure di ogni genere.

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Ci sono più follower di CR7 che abitanti negli Stati Uniti

Tutto ciò non deve stupire, non soltanto perché il calcio continua a rimanere uno degli argomenti più di tendenza, anche sui social e soprattutto in Italia, ma perché il numero dei follower complessivi di Cristiano Ronaldo è davvero impressionante: su Instagram con i suoi 135 milioni di follower CR7 è l’unico sportivo nella classifica dei più seguiti al mondo, secondo soltanto a Selena Gomez con i suoi 139 milioni di seguaci. Su Facebook il portoghese è invece primo al mondo con 122 milioni di like e infine in Twitter rientra tra i 10 al mondo più seguiti con 74 milioni di followers. Parliamo di un numero complessivo di follower sulle tre piattaforme che arriva fino a 335 milioni. Una cifra che supera quella dell’intera popolazione degli Stati Uniti d’America e che colloca a pieno titolo Cristiano Ronaldo nella lista ristrettissima degli influencer di livello globale. Un’ascesa irresistibile che continua a non trovare argini, basti pensare che tra il 6 giugno e il 16 luglio l’incremento dei follower di Cristiano Ronaldo su Instagram è stato di ben 8 milioni, come dimostra il grafico. 

Grafico Cristiano RonaldoRonaldo: per la Juventus più guadagni che costi

Per la Juventus, ovviamente, significa potenzialmente una valanga di denaro in entrata, più di quello – tantissimo, come abbiamo visto – che è stato conteggiato alla voce ‘uscite’ per la retribuzione di CR7. Per le vittorie sportive conquistabili, certo, ma saranno altre le voci di entrata che produrranno i segni ‘+’ maggiormente significativi: sponsorizzazioni, vendita di gadget, vendita di biglietti e abbonamenti, vendita di pubblicità e diritti.

La Juventus ha acquistato un calciatore che ha 285 milioni di follower in più della sua squadra, che arriva circa a 50 milioni, e un vero e proprio impero legato ai suoi canali web i quali hanno prodotto – secondo le stime di Forbes – nel 2017 un totale di 180 milioni di dollari. Gli effetti positivi non hanno tardato nemmeno qualche ora a farsi sentire: in un giorno, dopo l’annuncio dell’acquisto del portoghese, la pagina Instagram della Juve ha guadagnato 1 milione e 400 mila follower, la pagina Twitter 1 milione e quella Facebook circa 500. Il sito internet della Juve è andato in sovraccarico, a causa del numero altissimo di persone che vi si è collegata per acquistare gadget e abbonamenti, il cui prezzo per altro è già stato aumentato del 30%.
Le stime sui post di Cristiano Ronaldo parlano di  2,3 milioni di interazioni in media su ogni singolo contenuto, il che genera all’incirca un guadagno di circa 400.000 euro per ogni post del Pallone d’Oro (i post sponsorizzati di Ronaldo sono stati fino ad oggi 580).

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Web marketing, ormai nessuno può farne a meno.

Bastano questi dati a dare un’idea di quale possa essere l’effetto sull’awareness e la reputation della Juventus di questa acquisizione, oltre che sul fatturato reale che – nessuno stenta a crederlo – crescerà di milioni di euro nel prossimo futuro.

Non solo di calcio, come si vede, ma di marketing bisogna parlare quando si parla di CR7. Non vi è più nella società contemporanea quasi nessuna attività degli esseri umani che non sia orientata dal web, dai social network e dagli investimenti che in queste reti generano ricchezza.
E tu che aspetti a confrontarti con il mondo del marketing? Non tutti possiamo essere Cristiano Ronaldo, ma tutti di certo possiamo tirare una palla in porta. Contattaci subito: possiamo aiutarti a vincere questa partita. Affidati alla migliore web agency a Milano!

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Buzz Marketing: l’importante è che se ne parli

Buzz Marketing: l’importante è che se ne parli

Probabilmente se ascoltate pronunciare le parole ‘buzz marketing’ non avete idea di cosa si stia parlando, eppure la definizione è più semplice di quanto non sembri e lo stesso vale sostanzialmente anche per la tecnica. Parliamo infatti di ‘passaparola’, ovvero dell’utilizzo di una comunicazione non convenzionale per produrre nei potenziali clienti un’onda di discussioni e citazioni del prodotto oggetto della comunicazione. Il Buzz indica in inglese il ronzio di uno sciamo d’api, e cioè metaforicamente il parlar fitto e continuo di un grande numero di persone. Fare in modo che se ne parli, bene o male non importa, è l’obiettivo – semplice a dirsi ma difficile da raggiungere – di ogni buona campagna di buzz marketing.

Portare il passaparola online grazie ai social media


La tecnica del buzz marketing – lo capite da soli – è una tecnica classica e antica. E’ dai tempi delle fiere itineranti del rinascimento che per far accorrere i potenziali clienti si cerca di stupirli, colpirli, eccitarli: un tempo si usavano animali stravaganti, maghi, nuove invenzioni; oggi invece è necessario lavorare sui significati e trovare quello in grado di ‘destare scalpore’ o meno provocatoriamente di creare un po’ di semplice attesa. L’obiettivo di questa tipologia di campagna online è quello di aumentare il volume delle conversazioni con per accrescere la notorietà del marchio coinvolto. In particolare questo obiettivo va perseguito usando i social network, che sono oggi il regno in cui si costruisce la brand awareness di un’azienda, si custodisce la brand reputation e se, al contrario, le cose vanno male, si trascura il web listening e si ignora la crisis communication, può anche accadere di veder demolito il proprio prodotto in un tempo piuttosto breve.
E’ importante inoltre, per chi sceglie la strategia del buzz marketing, avere siti internet e soprattutto pagine sui social media adeguatamente personalizzate e curate, con un numero di follower non troppo basso.

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Alcuni casi di buzz marketing interessanti on-line

Una promozione in facebook che faceva scendere il prezzo di un capo d’abbigliamento di 5 centesimi ogni volta che un fan cliccava sulla foto dello stesso è l’idea con cui Terranova ha realizzato una efficace campagna di buzz marketing su Facebook.

Ikea invece decise di regalare i mobili fotografati nelle immagini pubblicate sulla sua pagina facebook ufficiale ai primi utenti che riuscivano a taggarsi.

E ancora: Buitoni, dopo l’incidente di Barilla il cui presidente aveva affermato che non avrebbe mai realizzato uno spot con famiglie gay, ha intelligentemente risposto diffondendo sui social la foto di un portone aperto su un prato fiorito e il claim «A Casa Buitoni c’è posto per tutti»
Oreo, il noto marchio di biscotti, invece ha magistralmente sfruttato un blackout negli Stati Uniti verificatosi durante il Superbowl del 2013, pubblicando un tweet nel momento della massima attenzione sul tema una pubblicità col biscotto retroilluminato e lo slogan “non hai bisogno di luce per inzupparlo, puoi farlo anche al buio”.
E infine Volvo Trucks e Tim, due casi che hanno creato viral e buzz marketing usando i video. Nel primo il protagonista è Jean-Claude Van Damme che ha generato 76 milioni di visualizzazioni prestandosi ad un test in cui la spaccata di Van Damme, realizzata poggiando un piede su un camion e un piede su un altro, entrambi in movimento, è servita a mostrare al mondo la precisione dello sterzo dei camion Volvo.
Il secondo invece è quello dello spot della TIM in cui un giovane ballerino si scatena per le strade di Milano sulle note della canzone ‘All Night’, del dj austriaco Parov Stelar. Dopo il primo spot è stata generata una catena di condivisioni e contenuti sul web che ha dato luogo anche ad una lunga serie di Flash Mob in moltissime città italiane: un modo per far parlare di sé anche nei circuiti locali.

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Il buzz marketing anche off-line

Alcuni casi davvero interessanti di buzz marketing sono stati realizzati offline e spesso sono legati alla curiosità che possono destare alcune azioni di marketing quando sono inusuali e soprattutto non esplicitamente firmate dall’azienda che le ha promosse. Di solito si genera una conversazione che a volte invade anche spazi mediatici diversi da quelli utilizzati dalla campagna.
Un esempio di successo è quello della campagna promozionale del film di fantascienza District 9, che fu realizzata pagando affissioni di manifesti non firmati con frasi minacciose nei confronti degli alieni. I cittadini, anche di alcune città italiane coinvolte, si chiesero subito quale fosse il prodotto pubblicizzato e questo generò un passaparola tra i più efficaci negli ultimi anni.

Progetta la tua strategia, cerca come produrre contenuti virali


L’ironia, i doppi sensi, o al contrario un linguaggio molto forte e diretto, tale da generare una provocazione sono gli ingredienti fondamentali per poter sperare che i propri contenuti diventino virali e producano quel ‘buzz’, quel passaparola, che può generare un importante aumento delle vendite. Purtroppo però la viralità non è una caratteristica che si può progettare nel chiuso di una stanza: ci vuole anche un po’ di fortuna, il momento e il luogo giusti, il tema che incroci quello del momento sul web.

Possono però fare molto le tecniche del  digital pr e del link building, la gamification, cioè l’uso dei giochi brandizzati, il guerrilla marketing, ambient marketing, i  flash mob, l’expérience marketing che si basa sull’interazione azienda-cliente.
Perché non provare? Grazie alle professionalità di Mg Group, innovativa web agency a Milano, potrai utilizzare la tecnica di web marketing più adeguata ai tuoi obiettivi e al tuo business plan. Se non ti fidi della nostra pubblicità, fidati dei nostri clienti e della loro soddisfazione: contattaci subito.

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Google Adwords Diventa Google Ads

Google Adwords Diventa Google Ads

Google Adwords cambia nome e diventa Google Ads. Alcuni di voi avranno visto comparire questo annuncio navigando nelle piattaforme google e si saranno chiesti come mai. La spiegazione non è poi così complessa e quindi proviamo a raccontarvela in un breve post di questo blog.

Google Ads: un rebranding e un prodotto più semplice

Maggiore semplicità: è questo l’obiettivo del rebranding di Google Adwords. La semplificazione del nome, con il taglio delle lettere, è già un po’ un segnale di questa intenzione di Google. A renderla palese poi ci sono le dichiarazioni dei manager protagonisti dell’operazione: Sridhar Ramaswamy, vicepresidente senior Ads & Commerce di Google, ha spiegato sul blog di google, che ‘la compagnia ha ottenuto “feedback consistenti” e l’alto numero di acquisizioni nel tempo possono aver generato qualche confusione tra gli inserzionisti. Il rebrand dovrebbe cominciare a luglio e l’obiettivo è quello di semplificare, introducendo formule più semplici per inserzionisti e publisher’.

E poi ancora ha parlato della complessità del mondo dell’advertising on-line contemporaneo, spiegando ancora che “Abbiamo lanciato AdWords circa 18 anni fa con un semplice obiettivo: rendere più facile la connessione online con le aziende. […] Molto è cambiato da allora […] Di conseguenza, gli operatori di marketing hanno maggiori opportunità di raggiungere i consumatori attraverso canali, schermi e formati. Le possibilità non sono mai state così stimolanti, ma non sono mai state nemmeno così complesse”.

Per andare incontro a queste nuove esigenze delle aziende e dei marketers Google Ads  diventerà più semplice da utilizzare, e ci saranno nuovi strumenti e soluzioni per aiutare gli inserzionisti meno esperti ad impostare una campagna di annunci, sia nella rete display sia in quella search. Ma non solo, dietro il cambio di nome c’è anche la scelta di raggruppare in un’unica piattaforma l’intera gamma di funzionalità pubblicitarie offerte da Google.com, dagli altri canali di proprietà della società e dai siti partner: app, YouTube, Google Maps, Google Play, e altro ancora tutte accessibili dal nuovo Google Ads.

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Google Ads e il ‘machine learning’ per le PMI

Per le piccole e medie imprese Google ha scelto la strada dell’introduzione in Google Ads di un nuovo tipo di campagna, pensata appositamente per chi muove i primi passi nell’advertising online. Nel blog di Kim Spalding – Product Management Director di Google – si legge: “con l’introduzione di Google Ads, le piccole imprese possono ora utilizzare le Smart Campaigns, la nostra nuova esperienza di annunci predefiniti. Abbiamo creato le Smart Campaigns adattando l’innovazione e la tecnologia pubblicitaria disponibile con Google Ads ai bisogni dei proprietari di piccole imprese. Ora puoi creare annunci in pochi minuti e ottenere risultati concreti, come far squillare il telefono, inviare lead al tuo sito web o portare clienti al tuo negozio.”

Tutto ciò sarà possibile grazie alla tecnologia di ‘machine learning’, apprendimento automatico, che è stata inserita nel nuovo Google Ads e che avrà molteplici funzioni, tra le quali le seguenti che destano maggiore interesse nei piccoli inserzionisti:

  1.  rendere adattabili gli annunci search: in questo modo il marketer non ha bisogno di fare altro rispetto ad inserire fino a 15 titoli e 4 righe di descrizione. Sarà Google a testare le combinazioni migliori e a produrre fino al 15% in più di risposte agli annunci.
  2. massimizzare la pertinenza degli annunci video su YouTube: grazie all’intelligenza artificiale google selezionerà i clienti cui mostrare i video pubblicitari tra quelli più responsive e più inclini a considerare l’acquisto dopo aver visto un video proposto da un brand. Questa funzione che si chiama Maximize Lift è attualmente in versione beta e verrà resa disponibile per tutti nei prossimi mesi
  3. aumentare le visite ad un negozio: questa funzione è attribuita alle ‘campagne locali’ e serve a massimizzare il numero dei clienti che arriveranno fisicamente presso un rivenditore dopo la ricerca on-line
  4. migliorare le campagne shopping: anche queste campagne avranno dei miglioramenti tecnici, diventando campagne ‘smart shopping’, cioè intelligenti, grazie all’apprendimento automatico. In questo modo basterà selezionare le Kpi aziendali e non sarà più necessario impostare tutto manualmente, inoltre questo tipo di campagna verrà ottimizzata su obiettivi di business multipli

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3 nuovi marchi Google per inserzionisti di tutte le dimensioni

Non c’è solo Google Ads, visto che per le aziende più grandi Google ha deciso di ottimizzare anche le altre piattaforme, introducendo nuovi marchi anch’essi portatori di soluzioni più semplici: Google Marketing Platform e Google Ad Manager. Anche in questo caso si tratta di revisioni che puntano a semplificare la pubblicazione di annunci e ad aumentarne il valore, ottimizzando il posizionamento sui dispositivi e i canali giusti per i target individuati.

  1. Google Marketing Platform unifica i prodotti per inserzionisti DoubleClick Digital Marketing e Google Analytics 360 Suite e si rivolge ai team di marketing aziendali che hanno bisogno di utilizzare contemporaneamente la tecnologia di annunci e quella di analisi.La piattaforma aiuta quindi gli esperti di marketing a pianificare, acquistare, misurare e ottimizzare i media digitali e le esperienze dei clienti in un unico posto. Inoltre Google ha annunciato che a questa piattaforma verranno nelle prossime settimane unificate anche le funzionalità di DoubleClick Bid Manager, Campaign Manager, Studio e Audience Center nella funzione che verrà chiamata Display & Video 360.
  2. Google Ad Manager: una piattaforma completa che unisce DoubleClick for Publishers e DoubleClick Ad Exchange. E’ rivolta al mondo degli editori che hanno bisogno di maggiore semplificazione a fronte di una sempre maggiore complessità della qualità e del numero dei device utilizzati per pubblicare e monetizzare i propri contenuti.

Il futuro dell’advertising per web comincia in questi giorni: farne parte anche tu

Il mondo dell’advertising di google può sembrare a molti titolari di piccole e medie imprese troppo complesso e distante dalle proprie competenze. Lo sa Google, che sta razionalizzando i suoi servizi, e lo sa chi come noi ogni giorno lavora al fianco di centinaia di imprenditori. Eppure questa distanza va colmata: un business cui si vuole dare un futuro di successo deve necessariamente utilizzare anche gli strumenti del web marketing. Lasciati guidare da noi di Mg Group, web agency di Milano, in questo nuovo percorso verso nuovi clienti e nuove opportunità. I nostri esperti sanno utilizzare perfettamente tutte le piattaforme di Google e sceglieranno per te le modalità migliori analizzando le caratteristiche della tua azienda.

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Lego Movie 2: arriva il Sequel, lo storytelling perfetto continua

Lego Movie 2: arriva il Sequel, lo storytelling perfetto continua

Il 2019 sarà l’anno del sequel di ‘Lego Movie‘, il film della Lego che, nel 2014 con il primo episodio, fece parlare di sé milioni di bambini e famiglie, ma anche e soprattutto lasciò a bocca aperta decine di migliaia di comunicatori, pubblicitari, esperti di marketing in tutto il mondo. Si scrissero migliaia di articoli sulla stampa e sui blog, i cui titoli avevano per lo più un tono di estasi ed esaltazione: ‘il miglior esempio di storytelling della storia’, ‘il miglior brand storytelling di sempre’, ‘Lego Movie ha creato uno standard per lo storytelling’ e così via.
Ora vi starete chiedendo cos’è lo storytelling. Vi basti sapere per il momento che è un insieme di tecniche usate per costruire una narrazione, nel marketing ma non solo, una storia da raccontare capace di trascendere dalla classica pubblicità che si limitava solamente ad illustrare le caratteristiche proprie dei prodotti.
Proprio qualche settimana fa, agli inizi di giugno, è stato diffuso il trailer di Lego Movie 2 e questa nuove uscita è parsa a noi di Mg Group Italia una buona occasione per spiegarvi perché con questi film la Lego ha mostrato a moltissime aziende una tra le strade migliori per promuovere i propri prodotti, fare marketing, ottenere risultati sull’aumento delle vendite.

1- I prodotti sono solo un mezzo, ciò che i clienti acquistano è un’idea.

Un’idea o una promessa: a ben guardare è questo che ci stimola ad acquistare qualcosa. Scegliamo qualcosa sulla base dei valori espressi dal prodotto, o sull’evocazione di un miglioramento di qualsiasi aspetto della nostra vita quotidiana, o ancora compriamo un certo prodotto perché esso sembra prometterci qualcosa, spesso divertimento, benessere e svago.
Questo è il caso della Lego, fin dalla sua fondazione: il suo sistema di gioco è esso stesso, intrinsecamente, una promessa di divertimento basata sul valore della creatività. Ogni azione di marketing della Lego rafforza la stessa idea: con i mattoncini si creano infiniti oggetti e con essi infinite storie, si stimola la creatività di adulti e bambini e non ci si annoia mai.

Molti brand hanno capito che devono associare un valore positivo al proprio nome, e hanno cominciato a fare storytelling marketing o campagne promozionali in cui associano l’acquisto del prodotto ad una qualche azione di solidarietà (piantare alberi, contribuire alla costruzione di una scuola in un paese povero, portare cure e medicinali negli scenari di guerra). Lego con ‘Lego Movie’ è stata maestra in questo, associando un semplice gioco di plastica ad un’arte come il cinema che incarna, insieme al complesso delle arti figurative, l’idea stessa della creatività. Lego ha voluto dirci ‘il mio gioco è talmente creativo che può essere la base per un’opera artistica come un film, se hai fantasia con i tuoi mattoncini puoi costruire una complessa storia di 90 minuti che appassionerà grandi e piccini e vi regalerà un pomeriggio di divertimento’.
Un’ultima cosa: avete mai pensato a quanto sia straordinario dal punto di vista commerciale convincere i propri clienti a pagare un biglietto per vedere un gigantesco spot al cinema? Altro che inbound marketing, Lego con questa iniziativa ha messo in discussione ogni definizione preordinata.

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2- Il marketing della lego è transmediale

Con ‘Lego Movie’ la Lego ha aggiunto nel 2014 un tassello da 60 milioni di dollari di investimento alla sua strategia di marketing e comunicazione transmediale. Che significa? Significa che Lego ha speso 60 milioni di dollari per portare i suoi contenuti brandizzati sul grande schermo in tutto il mondo. Ma questo non è stato l’unico media su cui essi sono stati veicolati: ci sono stati short film come Lego Star Wars o Lego Indiana Jones; serie Tv come Lego Ninjago, Lego Bionicle o Lego Friends, o episodi speciali per specifici canali tv come Cartoon Network o Disney come accaduto per alcuni episodi di Lego Marvel Super Heroes o Lego Scooby Doo o video più brevi destinati esclusivamente a YouTube. Ma non finisce qui: Lego ha investito (e poi venduto negli anni di crisi) in parchi di divertimento tematici e brandizzati chiamati Legoland, in videogiochi, in libri, maglietta, gadget di ogni tipo, fino a diffondere nelle scuole dei kit, chiamati Lego Story Starter, facenti parte di una speciale linea ‘education’, destinata ad essere usata per stimolare la capacità degli studenti di raccontare storie. Naturalmente a tutto ciò sono stati affiancati negli anni tutti gli strumenti più classici delle campagne di comunicazione, dagli spot video, passando per i banner sul web e le pagine sui social media, fino alla cartellonistica.
Lego ha così dimostrato di sapere che che oggi il pubblico è alla ricerca non solo di storie perfette, pensate in maniera specifica per il media con cui verranno distribuite, ma anche di un universo narrativo che possa esplorare in molteplici modi. Il content marketing non basta, serve un marketing – come quello Lego, transmediale e non semplicemente cross-mediale: esso non ripete lo stesso identico contenuto sulle diverse piattaforme e i diversi media, ma invece produce contenuti differenziati, adattandoli alle potenzialità del canale scelto e costruendo un mix mai ripetitivo e mai ridondante.

3. Contenuti differenti, storytelling coerente

Sembra ovvio, ma non per tutti lo è. Quante volte abbiamo visto aziende, anche grandi, comunicare con uno storytelling confuso, parcellizzato, contraddittorio, rivisto e modificato più volte nel tempo? Capita spesso che un marchio che abbia diversi prodotti pensi di promuoverli con narrative dall’impostazione e dai contenuti differenti. Niente di più sbagliato. La Lego insegna che avere una narrativa coerente è fondamentale per garantire che i consumatori possano acquistare non solo la marca ma anche la sua storia. Negli anni l’azienda ha sviluppato sempre lo stesso filone, senza mai tradire i valori delle origini. Godtfred Kirk Christiansen, presidente e CEO del gruppo, figlio dello storico fondatore, era solito dire agli albori dell’azienda dei suoi mattoncini che ‘il loro unico limite è l’immaginazione’: con il film ‘Lego Movie’, ancora oggi, a più di 60 anni dalla loro nascita, il marketing di quest’azienda si rivela essere orientato a dimostrare questo assunto. E che dire delle grandi mostre che recentemente hanno attraversato la nostra penisola portando nelle stanze dei musei oltre 600.000 mattocini lego? La narrazione è sempre la stessa.

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4. Lego conosce i suoi clienti e sa perché comperano i suoi mattoncini.

Lego conosce i bambini e gli adulti che comprano i suoi mattoncini. Sa che vogliono libertà, innovazione e intelligenza. Sa che sono tutti un po’ architetti, operai e scrittori: progettano forme nuove, vogliono costruirle con le proprie mani per ambientarvi poi storie e personaggi frutto della loro fantasia.
Il prodotto Lego quindi deve ogni giorno incontrare i gusti del suo pubblico, ma deve anche forgiarli, ispirarli e stimolarli al tempo stesso: l’obiettivo dell’azienda produttrice è ispirare in ogni modo e in ogni occasione i giovani a inventare creazioni sorprendenti, ad immaginare le loro storie e lasciare che la loro immaginazione sia libera. In qualche modo Lego vende uno stile educativo e uno uno stile di vita cui i suoi clienti aderiscono entusiasticamente.

Creare storie capaci di rispecchiare i veri motivi per cui delle persone acquistano un prodotto è una regola fondamentale del marketing basato sullo storytelling e orientato alla creazione di brand value. ‘Lego Movie’ rispecchia quei motivi non solo per il mezzo scelto, ma anche per la storia che il film racconta: una storia positiva e divertente, spesso buffa, in cui un comune omino LEGO viene erroneamente identificato come la persona più straordinaria di sempre e la chiave per la salvezza del mondo, ma solo grazie alla creatività riuscirà a risolvere positivamente il conflitto tra ‘buoni’ e ‘cattivi’. Sarà lo stesso anche per il secondo film? Dal trailer si intuisce di si.

5. Tornare bambini: la nostalgia che convince gli adulti ad acquistare

Gran parte del successo del ‘Lego Movie’ è dovuto alla nostalgia che induce negli adulti. Tutti sognano di poter tornare bambini, tutti provano piacere quando devono aiutare il proprio figlio a montare una scatola di Lego. Il film ha congiunto nuovamente le generazioni: per mano, genitori e figli, nonni e nipoti  hanno attraversato le porte del cinema per un film che piace a tutta la famiglia. In questo modo Lego attraversa le generazioni: diviene oggetto del desiderio dei bambini ma soprattutto anche degli adulti che sono coloro che detengono realmente il potere di acquisto.

La nostalgia è un grande perno per lo storytelling e per accrescere le vendite di molti prodotti: si pensi a Giovanni Rana e al suo continuo richiamo ai tortellini di una volta, oppure a quelle linee di elettrodomestici che richiamano forme e colori degli anni ‘60. È il passato in tutti questi casi che muove le corde emotive giuste.

Ora che sai perché la Lego ha conquistato i cuori di comunicatori e clienti con ‘Lego Movie’, e ora si appresta a farlo per la seconda volta con il sequel, è bene che tu sappia che lo storytelling marketing non è un investimento che si può fare soltanto se si hanno a disposizione 60 milioni di euro. Bastano anche cifre considerevolmente più piccole per creare una storia che parli dei valori di un marchio per una piccola o media impresa, o che si rivolga ad un target territorialmente delimitato. Perché non provare? La nostra web agency può fornirti le idee e le professionalità necessarie ad immaginare un piano basato sullo storytelling. Contattaci al più presto, anche solo per avere informazioni e farti un’idea: la tua azienda aspetta solo di crescere. Affidati ad una delle migliori web agency di Milano.

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Scandalo Facebook: data-sharing con produttori di smartphone

10 anni, 60 aziende di tecnologia, milioni di utenti e loro amici. Sono questi i numeri del nuovo scandalo sulla privacy che sta coinvolgendo Facebook dopo il caso Cambridge Analitica. Il New York Times ha infatti rivelato l’esistenza di accordi con molte aziende produttrici di smartphone, tra cui Apple, Amazon, BlackBerry, Microsoft e Samsung e molte altre, tra cui tutte le principali aziende produttrici cinesi, con le quali Facebook avrebbe condiviso i dati degli utenti senza alcuna autorizzazione esplicita.

La privacy scambiata per funzioni su smartphone più efficienti

Le ragioni di tali accordi pare siano da rintracciarsi nel fatto che 10 anni fa la app di Facebook non esisteva e nemmeno gli store di app. Facebook aveva bisogno della collaborazione delle aziende produttrici di telefonia per fare in modo che il proprio software fosse fruibile ai possessori di dispositivi mobili e per portare in sostanza Facebook direttamente nelle mani di milioni di persone.

Su un piatto della bilancia la possibilità di rendere le funzioni del social disponibili sui device – postare foto, aggiornare gli status, condividere video – e sull’altro piatto la privacy degli utenti. L’accordo siglato da Facebook prevedeva – secondo il noto quotidiano statunitense – esattamente questo scambio. Le aziende partner hanno così avuto accesso per un decennio ai dati sul comportamento degli iscritti, sulla navigazione, sui ‘like’, i commenti, le pagine seguite, comprese quelle degli amici.

I dati degli utenti condivisi anche dopo Cambridge Analitica

Una mancanza di trasparenza che sarebbe continuata anche dopo il 2015, così ha scritto questa volta il Washington Post, anno in cui Facebook ha dichiarato, dopo gli scandali, di aver dato una stretta alla modalità con cui condivideva i dati degli utenti con gli sviluppatori di app di terze parti.

Eppure pare che ancora sei mesi dopo l’annuncio, gli sviluppatori di giochi e app di servizio avessero accesso a dati sensibili come il nome, il sesso, la data di nascita, la città, le foto e i like.

Facebook, che aveva già consegnato un rapporto di 454 pagine in risposta ai quesiti sollevati sulla privacy dal congresso Usa ed era stata costretta ad una visita in Europa per rassicurare le istituzioni sulla gestione dei dati personali dei cittadini, continua evidentemente ad avere necessità di analizzare i comportamenti dei propri utenti per stare al passo con il mercato e cercare di non perdere settori del suo pubblico di oltre un miliardo di persone.

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Non siamo a conoscenza di abusi da parte di queste aziende: la replica di Facebook

In ogni caso dal social network hanno replicato al New York Times difendendosi dalle accuse e rivendicando la correttezza degli accordi.
A farlo è stato
Ime Archibong, vicepresidente di Facebook, che ha precisato che le aziende di tecnologia hanno «firmato accordi che impedivano l’uso delle informazioni per scopi diversi». Nella stessa nota è stato chiarito che gli utenti erano informati di questa condivisione e che veniva loro chiesto il consenso. «Nei primi giorni del `mobile´ – ricorda Archibong – non c’erano negozi di app, quindi aziende come Facebook, Google, Twitter e YouTube dovevano lavorare direttamente con i produttori di sistemi operativi e dispositivi per portare i loro prodotti nelle mani delle persone. Abbiamo creato una serie di interfacce di programmazione che hanno consentito alle aziende di portare Facebook sugli smartphone”. E poi ha precisato, ammettendo quanto denunciato dai 3 giornalisti autori dell’inchiesta del New York Times sull’accesso ai dati da parte di oltre 60 aziende: «Non siamo a conoscenza di eventuali abusi da parte di queste aziende».

Tutto ciò che è gratis vende te come prodotto

Uno scandalo dietro l’altro, da cui emerge sempre la stessa realtà: quando un prodotto è gratis molto spesso ciò che produce profitto sono gli stessi utenti, i loro dati personali, la ricchezza che prodotta dall’analisi dei loro comportamenti nel web. Una condizione con cui la società contemporanea fa sempre più fatica a fare i conti, stretta tra l’impossibilità di fare a meno di strumenti come i social network che ormai sono diventati parte della quotidianità di miliardi di persone e la volontà di tutelare la privacy dei cittadini. Siamo davvero disponibili a far diventare noi stessi prodotti da vendere sul mercato dei big data? Nei prossimi anni questa domanda continuerà ad essere al centro di grandi dibattiti, ad orientare le nuove forme di innovazione tecnologica e anche a trasformare il settore del marketing e della comunicazione.

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I Video sono il futuro: IGTV di Instagram ne è la prova.

Instagram ha lanciato da poco Igtv, con un evento dedicato che si è tenuto a San Francisco, una nuova applicazione per i video digitali. Noi di Mg Group Italia, web agency a Milano, l’abbiamo provata e vi spieghiamo come funziona. Vi spieghiamo come potete usarla se siete singoli utenti, ma soprattutto come può essere usata dalle aziende per nuove campagne di web marketing e per accrescere la rete di potenziali clienti. L’importante è sempre scegliere il social network giusto per i propri obiettivi.

Una app stand-alone, ma connessa alla gigantesca rete di Instagram

Igtv è molto semplice da utilizzare: basta scaricarla e si possono da subito utilizzare le proprie credenziali di Instagram per loggarsi. Si possono seguire automaticamente tutti coloro che già si seguono sul famoso social network oppure costruire una nuova rete. La nuova app è una struttura stand-alone, ma non rinuncia alla gigantesca rete di Instagram, che conta su oltre un miliardo di utenti, moltissimi giovani e millennials. Tutti i video che vengono caricati su Igtv sono visibili anche da Instagram, grazie ad un’icona che si trova in alto a destra nella schermata iniziale, oppure direttamente sul profilo di chi ha pubblicato un contenuto video. Diversamente da quanto accade con le ‘stories’ del social madre, i video pubblicati su Igtv non vengono cancellati dopo 24 ore ma raccolti nel canale dell’utente dove saranno rintracciabili a tempo indeterminato.

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I video verticali: un formato per fare concorrenza a YouTube

All’apertura di Igtv non servono tempo o operazioni per cominciare a guardare i video: la riproduzione comincia da sola, in automatico, come accade con l’esperienza che tutti noi facciamo ogni giorno con la tv. Questa user experience è richiamata anche da alcuni dettagli, come l’effetto sintonizzazione di una vecchia tv analogica che per qualche istante si manifesta prima che parta il video, ma soprattutto dalla possibilità di ‘cambiare canale’ semplicemente scrollando verso sinistra o verso destra. In sostanza su Igtv si può fare zapping, esattamente come lo si fa quando si guarda la tv, con la differenza che i contenuti sono generati dagli utenti e ottimizzati per i dispositivi mobile.

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La vera novità infatti è che – diversamente da quanto accade con YouTube – i video sono in formato verticale e si adattano perfettamente agli schermi dei telefoni e alla modalità con cui gli utenti li registrano spontaneamente e più facilmente.
Anche la lunghezza è una novità per instagram: sarà infatti possibile caricare video lunghi fino ad un’ora. Questa possibilità è attualmente accordata soltanto ad alcuni profili, ma la casa sviluppatrice assicura che in poco tempo sarà sbloccata per tutti gli utenti. Nel frattempo tutti possono caricare video tra i 15 secondi e i 10 minuti. E tutti possono – come ci ha abituati a fare NetFlix, riprendere la visione da dove l’avevano lasciata.
A questo si aggiunga che per il momento su Igtv non c’è pubblicità e Instagram promette che non ci sarà nemmeno in futuro.
Sono così 3 gli elementi su cui si gioca la concorrenza con il colosso di YouTube: l’imitazione dell’esperienza classica di una tv, il formato adatto agli schermi degli smartphone e l’assenza della pubblicità. Dalla sua YouTube ha di essere un gigantesco archivio video, probabilmente irraggiungibile, e di essere già al lavoro per sviluppare nuovi progetti legati al mondo della musica: chi vincerà?

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La tv generata dai video degli utenti: uno sguardo al futuro

Ciò che è certo è che i video digitali user-generated stanno vincendo sui contenuti editoriali della classica tv. Instagram ha letto molto bene gli studi che dicono che entro il 2021, i video per mobile rappresenteranno il 78% del traffico dati mobile totale. E che i gruppi di pubblico più giovani passano più tempo a visualizzare i contenuti di creator amatoriali anziché quelli di creator professionisti.
E’ quindi bene che anche le imprese interessate a conquistare nuovi clienti prendano atto di questa nuova realtà. Igtv promette di diventare in poco tempo un canale imprescindibile per creare un legame con quelle community di millennials che rappresentano una fetta sempre più dinamica e importante dei consumi. Video permanenti e più lunghi permetteranno alle aziende di sviluppare una brand identity complessa, capace di fare perno sul racconto emotivo, su immagini e storie che vanno oltre il classico spot di pochi secondi. L’obiettivo sarà quello di instaurare connessioni più solide con i clienti potenziali mentre altri aspetti della propria strategia aziendale vengono costruiti su altri canale e con altri strumenti.

Il futuro dei video è il media diffuso: cogli l’occasione di arrivare prima degli altri.

Il futuro dei video sta arrivando: non perdere l’occasione di essere un’avanguardia nel tuo settore e di arrivare prima degli altri ad un nuovo pubblico. Il formato video, inserito in un media diffuso, generato nell’immediatezza e senza filtri dai contenuti flash degli utenti, cambierà il nostro rapporto con l’advertising e il marketing. Se vuoi avere informazioni su come cominciare a costruire la presenza della tua azienda su Igtv non esitare a contattarci. La nostra esperienza nel web marketing ci impone di essere sempre aggiornati sulle nuove possibilità di questo mercato: per questa ragione sapremo indicarti gli strumenti migliori per potenziare il tuo business.

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Perché il web listening può far crescere il tuo business

Ascoltare è il miglior modo per allontanare il rischio del declino per la tua azienda. Ascoltare cosa pensano i tuoi clienti dei tuoi prodotti, ma anche porre attenzione più in generale al giudizio verso la concorrenza o a quali nuove tendenze si stiano affermando in determinati target di popolazione. Essere un buon ascoltatore fa crescere rapporti di fiducia e di stima con le persone, e lo stesso vale per le aziende che cercano di fidelizzare un numero sempre più ampio di clienti.

Prima di internet per ascoltare molto erano necessari molti orecchi, ricerche molto lunghe e spesso fallaci: oggi invece semplicemente ‘ascoltando il web’ è possibile avere dati e informazioni molto importanti per sviluppare una strategia di marketing realmente capace di far crescere il fatturato e il profitto di un’impresa. Tutti noi quando utilizziamo Facebook, Instagram, Twitter o un qualsiasi forum nel web lasciamo traccia delle nostre opinioni, condividiamo considerazioni, facciamo commenti su argomenti che ci interessano: tutto ciò ha un valore molto grande per le imprese e può essere trasformato in dati da analizzare.

Se ti stai chiedendo cos’è il web listening, sappi che è esattamente quel complesso di strumenti e analisi che permette di monitorare e interpretare i dati derivanti dalle opinioni che gli utenti lasciano in rete.

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Perché dovresti sempre ascoltare i tuoi clienti?

Ci sono diverse ragioni per investire nel web listening, alcune delle quali riguardano ovviamente la capacità di fidelizzare i clienti e di aumentare l’engagement. Il rapporto con i clienti avrà sempre maggiore centralità nel futuro, come ad esempio nel marketing 4.0, vediamo perché:

A) Ai clienti piace sentirsi amati e curati, e sono loro ad avere il potere d’acquisto.

Il consumatore non si pensa come un numero, una statistica, una semplice transazione di denaro: vuole essere pienamente soddisfatto quando esercita il suo potere d’acquisto. Per questo nelle vendite on-line la differenza in futuro la farà sempre più spesso la customer care e più raramente la politica dei prezzi. E’ importante ascoltare le necessità del cliente: un cliente insoddisfatto è un influencer negativo che può minacciare la brand reputation di un’azienda.

B) Ascoltare può allargare il business a nuovi segmenti di mercato.

Utilizzando gli strumenti giusti è possibile individuare e identificare i nuovi trend nel settore merceologico di interesse. Con il web listening è possibile guardare nel futuro e impostare la propria strategia di comunicazione e vendita sui vettori giusti in anticipo rispetto alla concorrenza: avere un feedback dall’utenza o analizzare i comportamenti in rete di un determinato target di persone può far individuare aree di mercato ancora ‘vuote’ o far emergere una domanda che non ha incontrato un’offerta adeguata.

C) Il web listening può aiutare a migliorare la fidelizzazione dei clienti

Più si ascolta, più si può ottenere un alto grado di fidelizzazione dei propri clienti e quindi si può lavorare per migliorare la propria efficienza attraverso una approfondita conoscenza dei loro comportamenti e delle loro preferenze. Bisogna essere capaci infatti di immaginare la vendita di un prodotto come una strada a doppia corsia di marcia: la chiave per costruire una buona relazione business-cliente è infatti la reciprocità. Un cliente fidelizzato tenderà a restituire feed-back sui prodotti e i servizi che acquista e ad apprezzare le aziende che dimostrano di prenderlo in considerazione. In questo modo si può accrescere anche l’engagement dei clienti sui social e sul web, e migliorare le proprie brand awareness e brand reputation

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Web listening: conoscere per agire

Usare lo strumento del web listening significa in sostanza mettersi in condizione di conoscere per valutare con maggiore intelligenza come agire nel proprio business.

In una prima fase, quella del web monitoring, verranno raccolti dati relativi alle mention, ai like, il sentiment, le condivisioni sui social, le citazioni sui blog e nei forum per capire il livello di engagement del brand sui social e nel web.

La seconda fase invece è quella dell’analisi qualitativa, necessaria per comprendere i modelli di diffusione dei contenuti, l’evoluzione del mood e del sentiment manifestato dagli utenti, cercare di individuare i temi che fanno più discutere e le ragioni che li sostengono. Infine sarà necessario anche individuare gli influencer, anche per capire come intervenire in futuro per migliorare la propria strategia di web markenting.

In questo modo è possibile intervenire sia per correggere le strategie di marketing nel lungo periodo, sia nel breve periodo per rivedere messaggi, banner, pay-off che possono generare un sentiment negativo o non essere adeguatamente compresi, sia nell’immediato per attivare efficaci azioni di crisis management nei momento in cui la web reputation dell’azienda è minacciata.

Non sottovalutare il web-listening: agisci per raggiungere e accrescere i tuoi obiettivi di vendita

L’utilizzo di questi strumenti di analisi digitale può aprirti le porte della solidità: una buona strategia aziendale non rincorre soltanto obiettivi immediati ma mette in condizione il proprio brand di avere un successo duraturo nel tempo e solido nel rapporto con i propri clienti. Con il web listening puoi migliorare il tuo web e social media marketing: perché non farlo? Puoi affidarti con tranquillità a noi di Mg Group Italia, innovativa web agency a Modena, che con la nostra esperienza e la pluralità delle nostre competenze nel mondo del marketing digitale sapremo rispondere ad ogni esigenza e declinare con efficacia i tuoi obiettivi aziendali. Lo abbiamo già fatto con decine di aziende, di diverse dimensioni. Contattaci e studieremo per te un piano personalizzato e pensato sui bisogni del tuo brand.

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Packaging che passione! Perché è così importante?

Non sappiamo se davvero, come recita il principe Myskin nel romanzo di Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo. Ma sappiamo con certezza che la bellezza può salvare un business, e anche che il suo contrario, cioè che la trascuratezza del design e del packaging di un prodotto possono mettere piombo nelle ali anche della migliore strategia di vendita.
Non è un gesto banale quello che il consumatore compie quando sceglie una scatola e non un’altra, guardando sullo scaffale di un supermercato o di un negozio. Egli non sta semplicemente valutando quale sia il prodotto migliore, ma sta esprimendo se stesso, la propria identità, la propria visione della vita. Non è un caso che stiano nascendo persino nuove discipline come il neuromarketing che studiano gli elementi che soggiacciono alle decisioni dei clienti. È importante sapere che il packaging – parola il cui significato si riferisce allo studio, la progettazione e la realizzazione delle confezioni dei prodotti – è uno di essi, e quindi uno strumento importante di marketing.

Un packaging intelligente non passa inosservato

Colori, testi, immagini, materiali: il packaging è un mezzo di comunicazione. Nulla nella confezione può essere lasciato al caso, o peggio ancora esser banale. La confezione identifica il prodotto: deve renderlo riconoscibile immediatamente sullo scaffale, colpendo la vista di un consumatore che sempre più spesso non dedica più di qualche frazione di secondo ad ognuno dei prodotti che sfilano davanti ai suoi occhi. Un packaging efficace deve quindi in primo luogo avere una grafica creativa, per rendere riconoscibile e differente il prodotto dagli altri concorrenti, ma senza tradire la comunicazione integrata del brand e i valori che essa esprime. Pensiamo ad esempio all’importanza deI colore nel food packaging: un colore fluo attira sicuramente l’attenzione tra gli scaffali di un supermercato, ma cosa comunica? Certamente non trasmette un’idea di genuinità, sostenibilità e rispetto per la natura, e per questa ragione difficilmente potrebbe essere utilizzato nel confezionamento di un prodotto biologico o derivante da una lavorazione artigianale. Differentemente potrebbe essere la scelta migliore per la scatola di un cosmetico rivolto ad un target adolescente, o per un prodotto chimico per la pulizia di particolari materiali. Ad ogni significato la sua estetica: sbagliare può significare vanificare gli sforzi compiuti in altri segmenti della propria strategia commerciale e comunicativa.

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Estetica ma anche funzionalità: mai dimenticare che il packaging protegge il prodotto

Una scatola, una confezione più in generale, deve assolvere adeguatamente alla funzione di protezione e trasporto del prodotto. Deve prima di tutto assicurare che il prodotto non si deteriori durante il viaggio, prima e dopo l’acquisto, e quindi utilizzare materiali con le necessarie caratteristiche protettive.
In secondo luogo deve essere semplice, comoda, adatta al modo in cui si prevede il cliente possa usarla. Il sistema di apertura e di chiusura, lo facilità di smaltimento, il peso e la forma sono tutti elementi decisivi per il concept di un packaging. Una forma originale ad esempio certamente può generare curiosità e convincere il cliente anche a soffermarsi di più sui contenuti riportati nel retro pack. Ma potrebbe però scoraggiarne l’acquisto: una forma difficilmente impilabile o immagazzinabile può essere d’ostacolo a chi una volta a casa deve poter riporre con facilità il prodotto acquistato. Lo stesso vale per i materiali: la plastica può assicurare maggiore solidità, ma l’aumento delle vendite dei prodotti green possono consigliare di scegliere un packaging ecologico, compostabile come la bioplastica, o riciclabile come il cartone. Anche i dettagli fanno la differenza nella progettazione, sia per i costi a carico dell’impresa sia per la percezione dei clienti. La scelta può essere minimal o orientarsi addirittura al luxury packaging: si può scegliere di distribuire il proprio prodotto con un packaging ridotto all’osso, per assecondare la sensibilità verso la necessaria riduzione dei rifiuti, oppure per facilitare una strategia commerciale più aggressiva sul prezzo, o fare esattamente il contrario scegliendo grafiche con colori ricchi e ricercati, e materiali costosi.
Nulla deve essere lasciato al caso: affidarsi a soluzioni non professionali o standardizzate potrebbe farvi perdere clienti e quindi valore al tuo prodotto.

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Il packaging informa: racconta la storia e le caratteristiche del tuo prodotto.

Non sottovalutare quindi l’importanza di avere un packaging progettato per essere coerente con la corporate imagine della tua azienda e con la strategia di marketing che sta perseguendo. Il packaging racconta la storia del tuo prodotto e per questo deve riportare tutte le informazioni importanti che lo riguardano. Il logo e lo slogan certo, ma anche le caratteristiche tecniche importanti per il target individuato: valorizzare o non valorizzare qualsiasi delle caratteristiche del prodotto infatti non è una scelta neutra, ma produce immediati effetti sulle vendite. Si pensi a quanto sia importante l’etichetta nel settore food o nella tecnologia: i clienti vogliono valutare la qualità di ciò che stanno acquistando, se esso è davvero conforme alle proprie preferenze, quale sia la durata stimata nel tempo del prodotto e non valutano soltanto l’estetica del packaging o il design. E necessario fare queste scelte a valle di una grande sforzo di ricerca e analisi per valutare motivazioni di acquisto e l’impatto psicologico del pack di prodotto.

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Fai progettare un packaging di qualità: noi di Mg Group possiamo aiutarti


Qualunque sia il tuo prodotto ha bisogno di un packaging personalizzato: MG Group Italia grazie alla sua esperienza nel settore del marketing e del marketing on-line sa come sviluppare una ricerca sulle scelte dei tuoi potenziali clienti che il packaging potrebbe influenzare, e ha al suo interno tutte le competenze professionali necessarie ad una progettazione attenta e coerente con la corporate identity della tua azienda. Non perdere un’opportunità per migliorare la competitività dei tuoi prodotti: contattaci e studieremo la migliore soluzione adatta al tuo business. Affidati alla migliore web agency di Modena!

La vendita cambia vestito: nuove opportunità di Business

Qualche giorno fa, durante un paio d’ore al parco, ho conosciuto un simpatico settantenne dall’aria distinta e soddisfatta; parlando, mi ha detto che ha fatto l’agente di commercio per tutta la vita, fino alla pensione, e di quanto oggi ormai questo lavoro non sia più quello di una volta, fatto di visite a freddo, di innumerevoli tentativi di incontro prima di vedere il titolare di un’azienda, o di parecchi campanelli suonati prima di riuscire a spiegare a qualcuno la validità del prodotto che vendevi.

In realtà la vendita è sempre vendita, ma di fatto è cambiato il modo con il quale un commerciale può prendere contatto con un’azienda (in caso di B2B) e costruire una valida rete di relazioni.

PERCHE’ I SOCIAL NETWORK PER LA VENDITA?

I social network ormai sono piattaforme che ‘ospitano’ sia consumatori che aziende; non essere presente sui social equivale a limitare considerevolmente la propria rete relazionale, non più coltivata da un incontro diretto o al massimo telefonico, ma da post, like e foto.

I social sono sfruttabili da un venditore per vari motivi:

  1. Grazie ai social è possibile sapere i gusti e le preferenze dell’ipotetico cliente; sapere anche cose più o meno personali, utilizzabili per avvicinarsi a lui una volta che ci sarà l’incontro, in modo da generare feeling ed empatia.
  2. E’ possibile raccogliere svariate informazioni sul cliente, e in questo modo ottimizzare e catalogare i dati raccolti
  3. Intercettare ‘chi è legato a chi’ e allargare in questo modo la propria rete di conoscenze, riuscendo così a raggiungere la persona di interesse e con la quale è difficile parlare
  4. Se il tipo di vendita è un B2B e siamo connessi con uno dei protagonisti della trattativa commerciale, vedendo chi fa parte della sua rete possiamo intercettare chi potrebbero essere gli altri coinvolti nell’incontro.

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I PRINCIPALI CANALI SOCIAL PER LA VENDITA

Esistono più piattaforme social ed ognuna di esse ha delle caratteristiche ben precise. Vediamo nel dettaglio quelle maggiormente usate:

  1. Facebook: E’ la piattaforma con il numero più elevato di iscrizioni e 1.860 milioni di utenti attivi mensilmente; le aziende sono presenti e attive, e risulta utile per capire cosa il cliente desidera e ottimo per lead generation
  2. Instagram: E’ la piattaforma nata per condividere foto, che nel tempo si sono arricchite di didascalie sempre più determinanti e di Stories, cioè la possibilità di realizzare video dalla durata variabile e visibili da chiunque. E’ molto utile per capire bene passioni, gusti e vita di chi è l’interfaccia del commerciale dentro all’azienda.
  3. Linkedin: E’ la piattaforma destinata al lato ‘professionale’ degli utenti: è una vetrina gigante di curriculum vitae e competenze, oltre allo spazio destinato alla condivisione di notizie. Essendo nata per uno scopo lavorativo, per le aziende è basilare esserci e nel modo giusto; LinkedIn permette infatti di mostrare struttura, grandezza, numero di dipendenti e tanti altri dati ancora su una qualsiasi impresa, sviluppando una vera e propria strategia di employer branding. E’ molto utile per il B2B e consente di poter stringere una relazione con qualsiasi membro dell’azienda.

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