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Lead Generation: le fasi della trasformazione dei lead freddi in lead caldi

Parlando di lead generation, ci si riferisce ad un insieme di azioni di marketing, il cui scopo è quello di ottenere contatti qualificati e accuratamente profilati, chiamati per l’appunto lead.

E’ una tecnica di marketing che punta a raccogliere contatti che manifestano un interesse verso l’azienda e i servizi che essa offre. Il lead è il primo step di quell’evoluzione che può portare un semplice contatto a diventare un affezionato cliente.

Come si ottengono i lead e perché si parte dai lead freddi

Perché l’attività di Lead Generation venga svolta in modo efficace, è necessario saper sfruttare i canali migliori per promuovere il proprio business, se necessario affidando la mansione ad agenzie specializzate.

Riuscire ad ottenere contatti e convertirli in potenziali clienti è un’opportunità che riesce a dare ad un’azienda la possibilità di attirare a se, profili di utenti realmente interessati al proprio business.

La lead generation per essere efficace deve essere coadiuvata da tutta una serie di strumenti, anche complessi e di non facile utilizzo, ma è comunque una tecnica alla portata di qualsiasi tipo di azienda, qualunque sia il suo business.

Normalmente i lead si ottengono attraverso le tecniche basilari del web marketing:

  • SEO, per attirare visitatori nel sito o blog aziendale, lavorando su keywords strategiche e sulle query inserite nei motori di ricerca.
  • campagne pay per click, per posizionarsi nelle prime posizioni delle Serp e ottenere la massima visibilità.
  • campagne di email marketing.
  • attraverso call to action sul proprio sito che invitano il potenziale lead a compilare un form, lasciando dati personali.

Ora che abbiamo visto cosa sono i lead e come si ottengono è importante fare una differenza fra lead freddi e lead caldi.

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Cosa sono i lead freddi

Non sono altro che i contatti che si sono limitati a chiedere il prezzo del prodotto, oppure sono interessati a semplici informazioni generiche. Tali richieste fanno presupporre che si tratti di utenti che non hanno un reale interesse, oppure che non siano convinti che la nostra azienda faccia al caso loro.

Non ci conoscono ancora, non si fidano e stanno sondando il mercato alla ricerca della soddisfazione di un bisogno.

Il lead freddo, ci ha trovati per caso e non conosce il nostro brand

Lavorando un lead freddo, quasi sempre si arriverà alla richiesta di un preventivo, ma è improbabile che porti direttamente alla vendita.

Solo una piccola percentuale di lead freddi sono idonei a diventare caldi e quindi pronti per passare allo step successivo che è l’acquisto del servizio o prodotto che offriamo.

Fondamentalmente quello che il lead freddo vuole sapere è il prezzo.

Non ci conosce, non sa niente della nostra azienda, dei servizi e della qualità che gli potremo offrire rispetto alla concorrenza.

Per trattare correttamente un lead freddo è necessaria una  strategia che escluda il tentativo di vendita immediato.

Il lead appena acquisito dovrà essere “riscaldato” prima di passare alle fasi successive.

Bisognerà metterlo nella condizione di scoprire il valore della nostra Azienda e della qualità di prodotti e servizi offerti. Faremo in modo da rassicurarlo e far aumentare la sua fiducia verso il nostro brand.

Ancor prima che il contatto conosca il prezzo, se saremo persuasivi quanto basta, guadagneremo la sua fiducia e spianeremo la strada alla vendita.

La fase di riscaldamento del lead consiste quindi nel guadagnare la fiducia di chi si è avvicinato alla nostra azienda senza conoscerla, per poi successivamente portarlo ad acquistare il prodotto.

Riscaldare un lead vuol dire far conoscere meglio l’azienda e il prodotto, grazie ad una comunicazione efficace e persuasiva.

Il potenziale cliente deve essere convinto che la nostra azienda e quello che offre è esattamente quello che sta cercando. Se saremo bravi da arrivare a questa fase il prezzo sarà l’ultima delle attenzioni del cliente.

I lead caldi

Si tratta di persone che hanno già avuto modo di testare i nostri servizi o che hanno già acquistato qualche nostro prodotto. Ci conoscono bene e sanno che si possono fidare della nostra azienda.

Attività di marketing atte unicamente a generare lead freddi, quindi poco profilati e non veramente interessati a quello che offriamo porterà a risultati di vendita marginali.

I lead caldi invece sono contatti che hanno la possibilità di tastare con mano la qualità e i servizi offerti dall’azienda, riuscendo a recepirne il valore.

Per trasformare un lead da freddo a caldo è quasi sempre necessario un passaggio intermedio.

Riscaldare un lead vuol dire coinvolgerlo emotivamente e fargli capire la qualità dei servizi offerti.

Sono tante le aziende che cercando di cogliere l’attimo, tentano subito di concludere la vendita e non si curano di spianare la strada verso una trattativa che offra maggiori possibilità di successo.

Lead freddi non adeguatamente preparati porteranno a scarsi risultati.

Le azioni di marketing andranno interpretate come un modo per guadagnare la fiducia del cliente e di intrattenere con lui un rapporto sempre più confidenziale.

Molti pensano che un offerta dove si punta esclusivamente sul prezzo stracciato, possa dare buoni risultati ma non è così. Senza che il lead sia stato adeguatamente riscaldato anche un prezzo basso non è sufficiente a convincere il cliente che si porrà delle domande sulla serietà dell’azienda e sull’offerta, facendo inevitabili paragoni con ciò che il mercato offre.

Il lead freddo si trasformerà in lead caldo attraverso piccoli passi, come iscrizioni a newsletter oppure attraverso i canali social.

Il processo di “riscaldamento”, può essere una lunga fase dove il potenziale cliente viene costantemente informato e aggiornato sul prodotto offerto, con lo scopo di aumentare fiducia e autorevolezza nel brand così da riuscire a spingerlo verso la fase di acquisto.

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Solo una piccola percentuale di lead diventano caldi e quindi propensi ad acquistare

Uno degli strumenti utilizzati per pianificare la trasformazione dei lead freddi in caldi è il Funnel, ovvero l’imbuto

Come viene rappresentato il Lead Generation Funnel.

 Il lead generation funnel, viene rappresentato come uno schema ad imbuto diviso in tutte le fasi che precedono l’acquisto da parte di un potenziale cliente.

Il Funnel, attraverso una semplice rappresentazione grafica, spiega come avviene il naturale processo di acquisto di una persona.

Pensiamo a come è fatto un imbuto. La parte più larga dell’imbuto è il Il TOFU, ovvero Top of the Funnel, perché raffigura i visitatori che giungono sul sito web dell’azienda attraverso tutti i canali disponibili.

Per fare leads generation, non è un segreto, bisogna avere un elevato numero di visitatori. Questo si ottiene curando la SEO del blog e del sito aziendale, facendo campagne Pay per Click e aprendosi sui canali social.

Più visitatori arrivano e più lead si possono generare.

MOFU invece, è la parte intermedia dell’imbuto, il Middle of the Funnel. Rappresenta la fase più importante della lead generation. E’ il momento dove bisogna studiare una strategia per far si che il semplice visitatore diventi un lead. Dovremo persuaderlo a lasciare i propri dati in cambio di contenuti di valore che possano essere di utilità.

Questi possono essere infografiche ed ebooks o qualunque cosa che rappresenti per il cliente un valore aggiunto.

Per ultimo troviano il BOFU ovvero il Bottom of the Funnel. E’ lo step dove si creano lead caldi pronti per essere convertiti in clienti veri e propri.

Per far diventare caldo un lead, è importante riuscire a capire quali sono i suoi reali bisogni che lo hanno indotto a cercare la nostra azienda e prodotti.

Questa è una fase molto delicata, perché solo con l’offerta giusta, il lead concretizzerà l’acquisto, mentre con un’azione sbagliata si potrebbe ottenere l’effetto contrario, non solo il lead non comprerà ma potrebbe anche decidere di non voler avere più a che fare con la nostra azienda.

Trasformare i lead freddi in caldi è una fase delicata che se gestita senza le dovute accortezze ci farà inevitabilmente perdere delle vendite.

Se hai bisogno di aiuto per trasformare i tuoi contatti in lead caldi, scrivici subito. Mg Group, web agency a Prato, metterà a tua disposizione professionisti di web marketing in grado di valorizzare il tuo business.

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SEO e Comandi Vocali

Come adeguare la tua SEO strategy alla tecnologia dei comandi vocali

Sempre più frequentemente vengono utilizzati i comandi vocali da smartphone, tablet e desktop per fare ricerche su Google. Questa tecnologia è cresciuta tantissimo, è facile da usare e ha un margine di errore ormai molto basso. I comandi vocali, in particolare quelli diretti alla ricerca, vengono usati principalmente quando si è impegnati in attività che non permettono di digitare agevolmente sullo tastiera, oppure se si vuole immediatezza di risposta.

Si stima che entro pochissimi anni la ricerca vocale costituirà almeno la meta del totale delle ricerche effettuate in Internet

Perché il proprio web marketing sia pronto ad accogliere il cambiamento, è opportuno iniziare fin da subito un processo di ottimizzazione del proprio sito web, per renderlo voice search friendly.

I comandi vocali indubbiamente stanno cambiando le abitudini di utilizzo della ricerca sul web. Seguirne l’evoluzione vuol dire per le aziende, adeguare le proprie azioni di marketing per sfruttare al meglio questa tecnologia e guadagnare vantaggi nei confronti dei competitors.

La prima cosa che ci spinge ad utilizzare i comandi vocali è certamente la comodità. Pronunciare una query è sicuramente più immediato che scriverla.

L’utente che utilizza la ricerca vocale, lo fa principalmente da dispositivo mobile per ottenere risultati inerenti alla zona dove fisicamente si trova, oppure per avere le indicazioni stradali durante la guida e mentre si sta camminando.

Gli assistenti vocali, soprattutto attraverso device mobili, diventeranno il principale mezzo di interazione fra azienda e consumatore.

Gli assistenti vocali: in principio ci fu Siri

Per sfruttare tutte le potenzialità della ricerca vocale, è opportuno innanzitutto conoscere i principi di funzionamento degli assistenti vocali disponibili, che ormai possiamo considerare a tutti gli effetti come dei motori di ricerca vocali.

Il primo e più famoso assistente vocale è stato Siri di Apple, presentato nel 2011 quando è uscito l’Iphone 4s. L’applicazione si può lasciare in stand by per essere attivata dopo aver pronunciato le parole “Ehi Siri” e viene adoperata principalmente come assistente Mobile, sebbene sia incorporata anche nelle ultime versioni di Mac OS.

Ok Google è la funzione vocale di Google e fa parte dell’assistente digitale Google Now. Si può utilizzare sui device Android e da poco anche sui dispositivi iOS . L’applicazione, se lasciata in background, si attiva pronunciando “Ok Google“.

Cortana è stato sviluppato da Microsoft ed è l’ultimo degli assistenti vocali usciti sul mercato. Nato per gli smartphone equipaggiati con Windows phone, con l’uscita di Windows 10, Cortana viene integrato stabilmente nel sistema operativo.

Il punto di forza dei sopracitati assistenti vocali consiste nel fatto di essere consultabili in qualsiasi luogo, attraverso device mobili come smartphone e tablet che restituiranno risultati di ricerca geolocalizzati, cioè, coerenti con la nostra ubicazione fisica.

La maggior parte delle ricerche vocali avviene da Mobile e il motivo è che solitamente gli utenti cercano risposte veloci per bisogni che hanno nell’immediato.

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Le interazioni vocali semplificano, velocizzano e rendono accessibile il web quando si hanno le mani occupate

Cerchiamo quindi di capire quali sono le differenze fra le ricerche testuali e quelle vocali.

Una delle caratteristiche che differenzia la ricerca vocale da quella testuale sta nella naturalezza del linguaggio utilizzato dagli utenti. Le interazioni vocali semplificano, velocizzano e rendono accessibile il web quando si hanno le mani occupate o si sta facendo un’attività che impone continua attenzione, da non poter nemmeno guardare lo schermo.

Inoltre le ricerche vocali sono sempre basate sulla posizione fisica del richiedente e assistenti vocali come Google Now utilizzano anche i dati relativi alle abitudini e alle preferenze di chi effettua la ricerca.

I termini per effettuare la ricerca vocale sono meno rigidi e più “umani”

Gli utenti sono particolarmente portati ad utilizzare la ricerca vocale ponendo domande e non in modo “rigido” come quando scrivono sulla tastiera.

Normalmente queste domande cominciano per “Come”, “cosa”, “dove”, termini che forniscono indicazioni sull’intenzione di ricerca relativa ai bisogni dell’utente. Le query vocali, quindi sono sono molto più simili a “conversazioni”, rispetto alle ricerche testuali.

Sarà necessario capire ed analizzare in che modo gli utenti cercano le informazioni usando la ricerca vocale, così da poter adattare la SEO del sito web e guadagnare un posizionamento favorevole anche quando l’informazione è cercata con comandi vocali.

Per adeguare i contenuti del sito sarà opportuno studiare un’adeguata strategia di content marketing e fare in modo che ogni testo sia ottimizzato non solo per la ricerca testuale ma anche per quella vocale.

Ottimizzare la SEO del sito web per i comandi vocali

L’ottimizzazione del sito web in ottica SEO deve tenere conto delle possibilità date dalla ricerca vocale.

Gli assistenti vocali sono guidati da algoritimi che permettono di interpretare il significato semantico delle ricerche in base alle precedenti interazioni.

Questo ci suggerisce che le connessioni semantiche stanno acquistando sempre più importanza. Dal momento che le richieste vocali non sono più composte da singole keywords, ma da frasi semanticamente più complesse, la SEO dovrà adattarsi a questi nuovi modelli di interazione. Ciò significa innanzitutto che le richieste di ricerca diventano più lunghe, cosi come cresce l’importanza delle keywords longtail. Le parole chiave andranno adeguate alla ricerca vocale. Usando keywords interrogative long tail simili alla lingua parlata, posizionate nei punti più strategici del sito come il titolo principale e i sottototitoli.

La ricerca vocale restituisce pochi risultati, facendo si che l’utente non si trovi costretto a scorrere tra i vari risultati della ricerca.

Le aziende che riusciranno ad adattarsi attraverso una strategia SEO ottimizzata per il vocal riusciranno ad emergere nei confronti dei competitors e godranno sicuramente di un ritorno in termini di traffico aumentando la loro visibilità sul web.

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La SEO dell’immediato futuro sarà basata sull’ottimizzazione della ricerca vocale

Ancora si parla poco di SEO per la ricerca vocale, ma sicuramente iniziare a considerarla può portare al nostro business un grande vantaggio competitivo.

Un cambiamento di tale portata comporta, ovviamente, la necessità di un adeguamento anche in termini di SEO e nell’utilizzo di keywords specifiche, rimandandoci al tema delle ricerche semantiche, ovvero la capacità da parte di un motore di ricerca di inserire una query in un contesto e rispondere con dei risultati più precisi e accurati.

La SEO viene influenzata dalla ricerca vocale. Google sfrutta molteplici tecnologie per comprendere la voce degli utenti e riuscire a decifrarne il significato. Capire in modo esaustivo le domande che si pongono gli utenti, cosa cercano e quali sono le loro intenzioni, è essenziale per stabilire quali keywords usare. E’ possibile quindi sfruttare la ricerca vocale nella SEO per conoscere meglio il nostro pubblico, dare maggiore visibilità al sito e ai suoi contenuti, così da ottenere un vantaggio competitivo non trascurabile per la nostra azienda.

I motori di ricerca infatti saranno sempre più orientati a premiare la naturalezza del linguaggio, per questo chi si occupa di SEO dovrà cercare di indicizzarsi tramite parole chiavi più lunghe e articolate.

Per aggiornare e ottimizzare i contenuti in ottica SEO orientata alla ricerca vocale, bisogna tenere in considerazione non solo il tipo di domanda effettuata dall’utente, ma anche il tipo di assistente vocale che utilizza, in quanto la tecnologia di ogni sistema attinge a risorse differenti per raccogliere le informazioni.

Gli assistenti vocali manleveranno l’utente dal dover scorrere pagina per pagina i risultati della ricerca. Apparire nelle prime posizioni sarà sempre più importante.

L’obiettivo è quello di ritrovarsi tra i primi risultati selezionati e indicati dal motore di ricerca. Questo attirerà l’attenzione degli utenti che stanno effettuando una ricerca precisa e ai quali l’assistente vocale restituisce i risultati sperati. Nel caso di una voice search, gli utenti ripongono fiducia nel loro assistente vocale per ottenere i migliori risultati. Capire ed analizzare come e cosa gli utenti cercano con la ricerca vocale è utile non solo per il posizionamento del nostro sito web, ma anche per farci trovare subito nei primi risultati a seguito di una specifica query.

Il costante miglioramento di questa tecnologia consentirà agli assistenti vocali di comprendere le intenzioni degli utenti con maggiore precisione, migliorando così i risultati di ricerca e fornendo agli utenti la risposta che stavano cercando, in tempi sempre più brevi.

La ricerca vocale è in crescita in particolare da device mobile per alcuni semplici motivi. Usare la voce è più veloce che scrivere. Non è necessario usare le mani, se si sta guidando per esempio e allo stesso modo non è necessario guardare lo schermo.

La tecnologia che consente il riconoscimento della voce è sempre più affidabile e il margine di errore è oggi molto basso.

Da non dimenticare che oggigiorno i dispositivi mobili sono sempre con noi. Le innovazioni digitali stanno cambiando e le aziende dovranno adeguare le loro strategie di marketing.

Anche la ricerca vocale è parte integrante di queste trasformazioni e sta già creando nuovi modelli di business per le aziende, che si vedono costrette ad adeguarsi per non perdere competitività.

Se non vuoi restare indietro rispetto ai tuoi competitors contatta subito la migliore web agency a Treviso Mg Group. I nostri esperti sapranno suggerirti nuove strategie per adeguare il sito web della tua Azienda alle nuove funzioni di ricerca vocale.

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Google Analytics, l’importanza di saper interpretare i dati

Google Analytics, l’importanza di saper interpretare i report per ottenere un vantaggio competitivo

La gestione di un sito web, soprattutto se si affaccia nell’ambito dell’e-commerce impone la necessità di misurare i dati di accesso e delle azioni compiute dai visitatori, focalizzandosi su quelle per le quali il sito è stato progettato.

Avere accesso a questi dati consente di valutare con precisione l’andamento del sito e di ottimizzare le attività in modo costante, al fine di ottenere risultati sempre migliori nel tempo.

Una delle attività fondamentali che spesso viene sottovalutata da chi gestisce un sito web è la fase di analisi dei risultati

Monitorare il comportamento degli utenti che accedono al sito e la capacità di raggiungere gli obbiettivi preposti, è fondamentale per capire se si è lavorato bene durante la fase di sviluppo del sito e se sono state correttamente applicate le strategie di ottimizzazione.

Le informazioni più comuni, come conoscere il numero di visitatori, la quantità di pagine visitate o la frequenza di rimbalzo, non sono sufficienti per capire l’andamento del nostro progetto web. Questi dati sono assolutamente inutili se non contestualizzati in un progetto che stabilisca quali debbano essere gli obiettivi che il nostro sito dovrà raggiungere.

Bisognerà andare più in profondità per conoscere e misurare il comportamento degli utenti durante la navigazione del sito. Sapere se lo hanno trovato tramite ricerca organica, o tramite Social e se le keywords usate sono effettivamente efficaci. Il cliente ha acquistato un prodotto, oppure ha desistito all’ultimo momento?

La corretta analisi dei dati ci permetterà di capire quali sono le modifiche da apportare al sito web per indurre gli utenti a fare ciò che noi vogliamo, ma allo stesso tempo rendere gradevole e prolungata la loro permanenza sul nostro sito.

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Google Analytics è un tool gratuito potentissimo, ma deve essere configurato correttamente

Tutte queste informazioni possono essere monitorate tramite Google Analytics, il tool gratuito di Google che fornisce un ottimo sistema di statistiche con tutti i dati necessari per misurare le azioni e conversioni degli utenti mentre visitano le pagine del nostro sito.

Il processo avviene inserendo un codice di tracciamento, che dovrà essere presente in ogni pagina del sito web. La cosa più interessante, che consente di trarre da Google Analytics le informazioni più utili, è la possibilità di essere configurato in modo da fornire report personalizzati, per centrare appieno quelle che sono le nostre esigenze.

Farsi un’idea sull’analisi quantitativa sul traffico, il numero di visitatori nel periodo, gli orari più o meno trafficati e conoscere se il nostro sito viene visitato da un computer fisso o da mobile, sono informazioni che tutti o quasi riescono facilmente ad estrapolare da Google Analytics.

Ben altra cosa è riuscire a tracciare le azioni che ci interessano. Questo comporta un’accurata conoscenza di Analytics per consentirne una configurazione precisa in base alle nostre esigenze.

E’ qui che entra in gioco la necessità di rivolgersi ad un’azienda specializzata, in grado di estrapolare i kpi realmente necessari per misurare l’andamento del nostro business e per pianificare una strategia migliorativa.

Il sistema di reportistica di Google Analytics è molto avanzato e non è facile riuscire ad interpretare i dati delle statistiche, Grazie alle tante funzioni di automazione è però possibile personalizzare i report con i dati che più ci interessano.

Google Analytics per chi usa l’e-commerce

Nella sezione Conversioni di Google Analytics è presente la parte dedicata all’ e-commerce. Da qui si controllano tutte le interazioni del cliente relative alle operazioni di acquisto. I prodotti venduti, i guadagni, gli accessi necessari prima che l’acquisto venga effettuato.

Analytics fornisce report dettagliati che aiutano a stabilire le strategie migliori per incrementare le vendite.

Grazie a questi dati sarà possibile valutare l’andamento della nostra attività e stabilire eventuali azioni di marketing.

Sono ancora tante le attività di e-commerce che ignorano queste possibilità, quindi l’opportunità di avvalersi di un’azienda specializzata che sappia sfruttare le potenzialità di Google Analytics a nostro favore, ci porterebbe un considerevole vantaggio competitivo.

Come Misurare il Successo di una Strategia SEO con Google Analytics

Google Analytics è fondamentale soprattutto per valutare e misurare le performance della SEO (Search Engine Optimization) di un sito web.

Tutta la strategia SEO si fonda proprio sul posizionare nel modo migliore possibile il sito web nella Serp (Search Engine Report Page) dei motori di ricerca, attraverso l’uso di parole chiave strategiche. Grazie a questo si genererà traffico organico, cioè visitatori che ci troveranno attraverso query immesse nei motori di ricerca.

Oltre a scoprire da dove proviene il traffico di un sito web, con Analytics è possibile identificare le parole chiave che hanno generato più ricerche. Questa è un’occasione per verificare che queste keywords siano sempre presenti nel sito.

L’analisi del traffico organico è la prima fase di una serie di altre osservazioni. Analizzando il traffico organico si avrà una selezione più ampia del traffico selezionato in base alla sua provenienza. Attraverso report periodici potremo renderci conto se c’è stato un calo di visibilità nei motori di ricerca dovuto a keywords non più attuali.

Prima di iniziare una strategia SEO con conseguente impiego di risorse, è consigliabile sfruttare Google Analytics per confrontare l’andamento del traffico, delle conversioni e l’efficacia delle parole chiave in periodi prestabiliti. Questa comparazione ci permette di analizzare l’andamento delle nostre keywords, individuare le più forti e le più deboli così da migliorare la strategia SEO, le eventuali campagne pubblicitarie a pagamento e ogni altro canale di web marketing.

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SEM e Google Analytics

Il SEM, (Search Engine Marketing ) indica l’insieme delle attività di web marketing svolte per incrementare la visibilità e la rintracciabilità di un sito web attraverso i motori di ricerca.

Siccome si tratta di attività marketing a pagamento come Adwords, è necessario valutare i ritorni delle singole azioni tramite Google Analytics per capire se le attività che stiamo intraprendendo sono efficaci o necessitano di una revisione.

I dati restituiti da Google Analytics, tecnicamente sono definiti Kpi (acronimo di Key Performance Indicator). Il Kpi sostanzialmente è un indice che permette di monitorare l’andamento di un processo.

Di seguito i kpi predefiniti di Google Analytics. Non richiedono particolari configurazioni ma allo stesso tempo forniscono dati indicativi che vanno integrati da una reportistica attentamente studiata e plasmata su misura.

  • Pubblico

Nella categoria “pubblico” possiamo trovare i report relativi ai visitatori del sito. Potremo vedere nel dettaglio i dati demografici, gli interessi, il comportamento, nonché il tipo di tecnologia che usano per navigare nel nostro sito.

  • Numero di Visitatori

Da qui si vede la fedeltà dei visitatori che ritornano a visitare il sito web. Potremo stabilire da dove provengono e quanti sono i visitatori abituali, avere una prima stima della popolarità del sito e conoscere il grado di soddisfazione degli utenti.

  • Rapporto nuovi visitatori/visitatori abituali

Grazie ai cookies Google Analytics stabilisce se un visitatore è già stato sul nostro sito oppure è la prima volta, mostrandoci tramite valore percentuale e rappresentazione grafica, il rapporto che c’è tra le due tipologie di utenti.

  • Durata della sessione

Sotto “Pubblico”, “Comportamento”, e “Coinvolgimento”, potremo vedere quanto tempo un visitatore resta sul sito.

  • Frequenza di rimbalzo

La frequenza di rimbalzo è un kpi molto importante da osservare. Questo valore sta ad indicare quando un utente visita una sola pagina del sito e poi lo abbandona. Trova quindi interessante solamente l’argomento trattato in quella pagina, ma non è interessato al resto dei contenuti.

  • Aquisizione

la sezione “Aquisizione” ci mostra da dove provengono le sorgenti di traffico del nostro sito. Potremo vedere quanti sono i visitatori provenienti da ricerca organica, diretta, oppure provenienti dai vari canali Social.

  • Comportamento

La sezione comportamento fornisce dettagli sulle sottosezioni del sito. E’ utile per capire quali azioni vengano eseguite a partire da una pagina a quella successiva. E’ un indice che ci permette di capire quali sono i contenuti che mantengono vivo l’interesse dei visitatori.

Bisogna sapere come raccogliere i dati forniti da Analytics, ma soprattutto, si deve essere consapevoli dell’importanza nel leggerli bene

La conclusione è che in molti consultano i dati forniti da Google Analytics, ma solo alcuni li sanno davvero interpretare e ancora meno li sanno applicare al loro modello di business così da intraprendere azioni di marketing efficaci. Google Analytics è lo strumento più potente che abbiamo per raccogliere informazioni relative al traffico generato dal nostro sito web. Lo fa sfruttando la potenza di ricerca di Google ed in oltre lo fa in modo del tutto gratuito.

I dati sul traffico del nostro sito sono indispensabili per cercare di capire cosa funziona e cosa non funziona ed intraprendere le necessarie azioni correttive.

Non esiste un modo univoco di usare Google Analytics. Questo perché le metriche necessarie per misurare le nostre attività, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati non sono affatto universali, ma sono strettamente correlate alla nostra tipologia di business.

Se sei nella necessità di dover avere sotto controllo l’andamento del tuo sito web e vuoi che Google Analytics sia configurato su misura per la tua attività, non esitare a contattarci. Mg Group Italia, web agency di Treviso, è un’azienda specializzata che potrà fornirti tutto il supporto necessario per avere sotto controllo il tuo business.

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Web marketing per strutture ricettive e ristoranti

Come impostare una perfetta strategia online se si possiedono strutture ricettive

Il settore turistico e ricettivo è uno di quelli che più di tutti è stato rivoluzionato in senso positivo dal web: basta pensare ai vari servizi di booking online grazie ai quali sia i proprietari di struttura che gli stessi clienti hanno scoperto un nuovo modo di viaggiare, molto apprezzato e utilizzato.

Le piattaforme di prenotazione o di comparazione prezzi di alberghi, residence, villaggi turistici, campeggi, b&b e ristoranti hanno rivoluzionato un mondo. È proprio per questo motivo che la presenza online va gestita e curata nei minimi dettagli perché possa dare i risultati sperati. Il discorso vale per tutte le tipologie di strutture e per qualsiasi fascia di prezzo: dagli hotel di lusso ai bed & breakfast in centro città.

Tutto parte da una consapevolezza: bisogna essere capaci di sfruttare il web per far crescere il proprio brand e quindi la propria attività ricettiva. Come farlo? Proveremo a rispondere a questo importante interrogativo nei paragrafi di questo articolo.

NON ESISTE UN’UNICA VIA

Dobbiamo subito chiarire un punto fondamentale: non esiste una strada unica per fare marketing, ma una combinazione di percorsi diversi da seguire per arrivare agli obiettivi che si stabiliscono alla partenza.

Solitamente tutto parte da un sito web, il vostro ristorante o albergo, deve avere un luogo preciso dove essere presentato in tutte le sue caratteristiche. Il sito web è l’elemento attorno a cui ruotano tutte le altra azioni di web marketing; pensiamolo come un porto sicuro dove l’utente trova tutte le informazioni di cui ha bisogno.

Nel realizzare una pagina web, è necessario curare i dettagli e soprattutto strutturare i contenuti in modo che siano chiari, precisi e esteticamente appaganti. Altro parametro fondamentale, il fatto che il sito sia responsive, cioè adattabile alla visione sui dispositivi mobile (smartphone, tablet). È da questi infatti che la maggior parte delle persone cercherà una sistemazione o un posto dove mangiare.

Tuttavia un buon sito non funziona se non viene trovato tra le migliaia di siti presenti sul web.

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USARE LE PAROLE GIUSTE

Per rendere un sito visibile alle ricerche delle persone occorre ottimizzarlo per i motori di ricerca. Per farlo uno dei metodi migliori (perché a costo zero) è l’utilizzo delle tecniche di SEO. La posizione sui motori di ricerca dipende da diversi fattori, uno tra i più importanti è costituito dal corretto uso di keyword strategiche. Il termine utilizzato non è casuale: la scelta di due parole generiche da inserire nei proprio contenuti online è piuttosto inutile in quanto la concorrenza sarà spietata. In questo caso però, quali sono le parole che una persona potrebbe digitare, nel caso volesse trovare un albergo o un ristorante?

Poniamo che un ospite voglia passar le sue vacanze in montagna con la famiglia: la sua ricerca sarà “hotel montagna (nome località)”, ma non ometterà l’altra informazione cruciale “per famiglie”. Molti studi infatti confermano che gli utenti sono sempre più specifici quando effettuano una ricerca. Per questo motivo sarà importante inserire nel proprio sito o negli articoli del proprio blog, frasi come “hotel in montagna adatto alla famiglia”. Solo così si potrà avere un posizionamento migliore e battere i competitors.

Il tipo di parole chiave che abbiamo appena visto sono chiamate long tail keyword (a coda lunga): si tratta appunto di frasi specifiche e che, sebbene abbiano un volume di ricerca più basso rispetto a quelle generiche, tuttavia hanno un livello di conversione più alto. In parole semplici: meno pubblico raggiunto ma potenzialmente molto più interessato al tuo albergo.

 

L’IMPORTANZA DEL CONTENT MARKETING

Una volta pensato alle parole chiave, dobbiamo scegliere dove inserirle. Di sicuro non possono mancare nei contenuti statici del sito: descrizioni, servizi offerti, indicazioni stradali, offerte, articoli blog creati con un sapiente uso del copywriting.

Altro fattore connesso al content, è quello delle recensioni delle persone che visitano la struttura o cenano nel vostro locale. Si tratta di UGC, cioè contenuti generati dagli utenti. Questi ultimi sono importantissimi non solo perché garantiscono un posizionamento migliore sui motori di ricerca, ma anche perché sono tra le sezioni più visitate di un sito web. Dopotutto qualsiasi persona vorrebbe sapere cosa aspettarsi da un hotel, sulla base delle esperienze altrui. Il passaparola non muore mai!

Il marketing dei contenuti è un mondo redditizio se gestito bene e può generare nuove possibilità. Ma come attrarre i clienti attraverso ciò che pubblico e scrivo? Prima di tutto cominciamo con un’importante verità: quando si parla di contenuti non si deve pensare solo ai testi scritti su un blog, ma anche alle immagini, ai video, ad ebook informativi, a infografiche. Alla base di tutto ci deve essere un’ottima qualità nella realizzazione e la capacità di dare informazioni importanti e molto utili per le persone che interagiscono con i contenuti stessi.

Nel caso di un ristorante ad esempio, quali possono essere dei contenuti rilevanti? Si parte da una conoscenza approfondita del proprio pubblico di riferimento; solo così sarà possibile intercettare i bisogni latenti delle persone. Se ad esempio gestisci un ristorante sul mare e vuoi avere un’ottima affluenza anche in inverno, potresti creare delle guide turistiche online dove mostrare alle persone cosa possono fare durante i mesi più freddi, quali sono le attività più interessanti e le possibilità che offre il mare anche quando non si sta sotto l’ombrellone.

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LA STRATEGIA DI MARKETING SUI SOCIAL

La spalla destra di un buon sito, non possono essere i social network. Impostare una campagna social, scegliendo le piattaforme giuste, può davvero fare la differenza. Prima di tutto partiamo da un presupposto: i social non sono nati per vendere (anche se negli ultimi tempi si stanno facendo esperimenti anche in questa direzione) ma per semplificare le relazioni tra persone.

Ecco su cosa puntare quindi, sfruttando la natura stessa di queste piattaforme.

Creare legami per aumentare la consapevolezza del brand e la fiducia che le persone hanno riguardo ai tuoi servizi. Anche in questo caso è una questione di contenuti: freschi, giusti, innovativi e sempre al passo con i tempi. In più c’è il fattore customer care, la gestione della relazione con gli utenti per mostrare a tutti la tua efficienza e tempestività nel risolvere i loro dubbi e le loro problematiche.

PARTIRE DA UNO STUDIO ATTENTO

Un’analisi di chi sei, come vuoi pubblicizzare il tuo ristorante o albergo e soprattutto che tipo di risultati vuoi raggiungere, sono passaggi necessari prima di intraprendere qualsiasi azione pubblicitaria; ciò ti consentirà anche di correggere gli eventuali errori e proteggere il tuo business in caso di situazioni critiche.

Per aiutarti a fare tutto questo viene in soccorso un piano marketing ben strutturato; anche per una piccola attività serve tutta questa programmazione? Senza dubbio! Partire da un calendario e un piano editoriale, ideare i contenuti da pubblicare in base al pubblico di riferimento, alla filosofia della tua cucina, ai prodotti che utilizzi, alle ultime novità culinarie, ad esempio.

In sostanza è importante creare contenuti ad hoc per le persone che potrebbero essere interessate alla tua proposta. La strutturazione è la base di una perfetta comunicazione e, attraverso delle azioni pianificate con regolarità, l’utilizzo del social diventerà molto più efficiente.

L’esperienza della nostra agenzia di comunicazione nel settore alberghiero e in quello della ristorazione, ci permette di elaborare piani di web marketing all’avanguardia per qualsiasi tipo di attività. Vuoi riempire le tue stanze disponibili, vuoi occupare tutti i posti a sedere? MG Group ha le competenze per aiutarti a farlo.

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Essere competitivi con una strategia Seo efficace

Essere competitivi sul Web con una strategia SEO efficace

SEO è l’acronimo di Search Engine Optimization, ovvero una serie di attività e accorgimenti atti a ottimizzare il posizionamento dei contenuti immessi sul Web. Un sito Web ottimizzato SEO riceverà più traffico proveniente dai motori di ricerca.

Cosa significa SEO dal punto di vista di chi scrive per il Web

Utilizzare la SEO vuol dire anche essere in grado di studiare l’utilizzo di terminologie che possono generare traffico. Questo, insieme all’ottimizzazione del contenuto, formattazione del testo, link e utilizzo di immagini, servono a rendere il tutto più fruibile dai motori di ricerca, Google prima di tutti. La quasi totalità delle ricerche si fa da Google, solo una piccola parte passa da altri motori di ricerca come Bing e Yahoo. Le regole del gioco sono quelle dettate da Google, che ci piaccia o no.

La visibilità su Google è fondamentale e se il proprio sito Web non è correttamente indicizzato si perde l’opportunità di attirare traffico attraverso la ricerca organica. Se vogliamo che la nostra azienda sia competitiva sul Web, consideriamo la SEO un investimento, una guida, con regole che vanno rispettate.

Esistono ancora tante aziende che riportano sul loro sito Web il testo di cataloghi o brochures cartacei. Niente di più sbagliato. Il Web ha delle meccaniche diverse dalla carta stampata e un copia-incolla di un testo non ottimizzato, non farà altro che mandare in confusione il motore di ricerca.

Servono delle linee guida, una corretta strategia SEO è necessaria a far capire al motore di ricerca, cosa l’utente vuole che sia trovato

“Content is the king”. Questa frase, fu detta per la prima volta da Bill Gates nel 1996. Egli asseriva che, chiunque, può pubblicare qualcosa sul Web, ma se il contenuto non è di qualità, non interesserà a nessuno.

Questo concetto è quanto mai valido anche oggi. Scrivere, scrivere bene, scrivere per gli utenti, ma, strizzando l’occhio a Google. Questo non vuole togliere importanza alla SEO, perché la SEO deve diventare parte integrante del modo di scrivere di un Web Copywriter. La SEO deve entrare con naturalezza nel contenuto pubblicato. Ci deve essere, senza essere invadente e non deve far avvertire al lettore pesantezza o ridondanza.

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Keywords efficaci, un elemento essenziale nella strategia SEO

Questa fase è fondamentale, qualunque strategia SEO risulta essere priva di senso se non viene effettuata prima una ricerca accurata delle parole chiave. La parola chiave dovrebbe corrispondere alla query utilizzata per ricercare l’argomento. E’ uno degli elementi fondamentali per apparire ben posizionati nella SERP.

Cerchiamo prima di tutto di individuare una keyword efficace. Termini troppo generici e ad alta competitività, difficilmente porteranno risultati degni di nota. Sebbene una keyword molto competitiva avrà un numero di ricerche maggiore è meglio orientarsi su keywords long tail, più specifiche e più orientate alla conversione.

Un semplice esempio per rendere l’idea:

Posizionarsi con una keyword altamente competitiva come “orologi” sarà molto più difficile che con una keyword long tail “orologi per escursionismo” Dando un’occhiata ai risultati di ricerca delle due parole chiave, ci renderemo subito conto che “orologi per escursionismo” sebbene sia una keyword meno cercata dell’altra è orientata ad una nicchia di utenti ed è più facile che generi conversione. Usando appositi strumenti dovremo fare alcune analisi e capire quali sono le query immesse su Google quando si cercano informazioni relative agli orologi per escursionismo.

Esistono molti strumenti, alcuni gratuiti, come Keyword Planner, Keywordtool e Ubersuggest Sebbene le versioni free di questi strumenti abbiano delle limitazioni, il loro aiuto è fondamentale per stabilire quale potrebbe essere una keyword che funziona. Trovare le giuste keywords impone un’analisi del settore dove vogliamo competere. Dovremo capire la competitività del settore e che possibilità avremo di posizionarci bene nelle SERP.

La SEO, per quanto riguarda la keyword impone delle regole abbastanza precise. Deve figurare nel titolo, possibilmente all’inizio e nei sottotitoli che suddividono l’articolo. Deve figurare anche nel corpo del testo, ma senza esagerare. Ricordiamoci sempre che chi legge è una persona, che vuole un testo scorrevole e semplice.

A questo proposito, la SEO, chiede che il testo sia scritto nel modo più fluido possibile. I periodi devono essere piuttosto brevi e la punteggiatura va usata correttamente. Se necessario fare una lista di informazioni, usiamo gli elenchi puntati e numerati che sono tenuti in grande considerazione da Google.

Gli Headings

Suddividere un testo in paragrafi, guida il lettore ad orientarsi tra il contenuto e aiuta Google ad eseguire una scansione ottimale, propedeutica ad un buon posizionamento.

Il titolo principale è contrassegnato con il tag H1. Le altre intestazioni vanno dal tag H2 ad H6, a seconda dell’importanza gerarchica del capitolo che intestano.

Il tag H2 solitamente è il titolo subito dopo il primo paragrafo e normalmente include la keyword e una descrizione piuttosto esplicativa del testo a seguire.

Le successive intestazioni hanno il tag H3 e H4, perché gerarchicamente sono meno importanti. Non riportano la Keyword e descrivono argomenti secondari.

Produrre un testo con una suddivisione gerarchica farà guadagnare valore al nostro lavoro e Google lo terrà in considerazione per il posizionamento. Aiutiamo Google a mostrare un’anteprima del nostro lavoro grazie allo Snippet. Senza una descrizione del contenuto, Google, metterà tra i risultati della SERP, del testo preso a casaccio dall’articolo. Bastano poche parole che descrivano l’argomento trattato, per essere sufficienti a rendere esplicito il nostro contenuto e invogliare l’utente a cliccare sul collegamento.

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Fare SEO con le immagini

Sono una componente importantissima del contenuto. Le immagini, come spesso si dice, valgono più di mille parole. Prima di inserire le immagini nel nostro testo dobbiamo usare alcuni accorgimenti dettati dalla SEO.

Il nome del file dovrebbe essere cambiato con parole che rappresentano quando riprodotto dall’immagine. Deve in oltre avere un attributo ALT; un titolo alternativo che rappresenti ancora più nel dettaglio la descrizione dell’oggetto dell’immagine.

Questo è utile quando l’immagine, per un qualche motivo non viene caricata correttamente. Google, grazie all’attributo ALT è in grado di interpretarne il significato, anche quando questa non viene visualizzata.

Come scegliere l’Attributo ALT? Non è difficile, facciamo un esempio. Stiamo scrivendo la recensione di un nuovo modello di smartphone e nell’articolo mettiamo la foto del telefono ancora nella scatola con tutti gli accessori visibili.

Daremo al file immagine il nome dello smartphone, mentre per l’attributo ALT useremo un altro termine che ne descriva ancora meglio il contenuto. “Unboxing Smartphone X” potrebbere essere una descrizione efficace. Viene descritto il nome dell’oggetto e con “unboxing” si descrive l’azione: aprire la scatola per vedere cosa c’è dentro.

Per ultimo ma non meno importante, il file immagine non deve essere troppo pesante. Usiamo il formato jpeg cercando di stare sotto i 100k. Google ringrazierà. Un aspetto che spesso viene trascurato è quello relativo alla struttura del sito. Scegliere e definire in modo intelligente come disporre i menu e la quantità di link in essi presenti è un importantissimo fattore, sia per il posizionamento in generale sia l’ottimizzazione verso i crawler.

Una strategia SEO fondamentale: i backlink

I backlinks sono dei collegamenti ipertestuali che portano ad una determinata pagina web. Essi sono molto importanti per il calcolo della popolarità di un sito e sono indispensabili per posizionarsi bene nella SERP.

Producendo contenuti di valore, potrebbe capitare che questi vengano linkati dagli utenti, sul loro sito, sui forum o sui Social. Quando Google si accorgerà di questi link in entrata, attribuirà più valore al contenuto e il posizionamento della pagina o del sito migliorerà portando più visitatori.

Riuscire a generare e mantenere backlink in entrata verso il sito, consente di migliorare notevolmente il posizionamento delle pagine Facciamo distinzione tra i link interni (quindi provenienti dallo stesso sito) e link esterni (provenienti da altri siti). Google tende a dare maggior valore ai link provenienti dall’esterno rispetto a quelli provenienti da pagine interne. La popolarità di una pagina è direttamente proporzionale a quanti altri siti Web citano quella pagina. Un aspetto da non trascurare è la realizzazione tecnica del sito che se non ottimizzata a dovere influenzerà la velocità di caricamento delle pagine. Questo è un aspetto molto spesso trascurato che incide sul posizionamento.

In molti, per realizzare il proprio sito, ricorrono a CMS come WordPress e lo appesantiscono con decine di plugin, molti dei quali inutili che rallentano notevolmente il caricamento delle pagine.

Se proprio vogliamo usare queste scorciatoie facciamolo con moderazione e solo quando strettamente necessario. Facciamo attenzione ai dead link e ai tag mancanti o non ottimizzati SEO Come abbiamo visto i processi per ottimizzare il proprio sito Web sono tanti e vanno applicati con attenzione.
Una volta apprese e fatte nostre le strategie di base dovremo cominciare a dare un’occhiata ai nostri competitor e offrire agli utenti, un piano editoriale, sulla periodicità delle pubblicazioni e sugli argomenti trattati. Identificare e Osservare i competitor è sempre un buon esercizio, non fosse altro per prendere spunto riguardo keywords e contenuti.

Il continuo aggiornamento dell’algoritmo di Google fa si che il mondo SEO sia in continua evoluzione e le strategie valide oggi potrebbero non esserlo più domani, ma c’è una regola che vale sempre: Il contenuto di valore è sempre al primo posto.

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Come aumentare la Brand Awareness

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Il termine Brand Awareness si traduce come notorietà del marchio e si riferisce al grado di conoscenza che hanno i consumatori del brand in questione. Lo scopo primario di qualsiasi azienda è quello di far si che, in caso di bisogno, al consumatore venga in mente il proprio marchio prima di quello dei competitor.

La Brand Awareness è un elemento di importanza fondamentale per l’azienda, alla quale bisogna dedicare le giuste risorse per farla crescere e consolidarla; prima di pensare ad una strategia migliorativa sarà quindi necessario capire quanto è forte il nostro Brand nella mente del consumatore.

La piramide di Aaker come scala di valori per misurare la Brand Awareness

David Aaker, un economista statunitense esperto in strategie di marketing, ha sviluppato una rappresentazione grafica a forma di piramide che fornisce una scala di valori. Le varie soglie sono necessarie ad individuare qual è il livello di considerazione che gli utenti hanno del marchio.

Lo schema piramidale si distingue in quattro livelli ben definiti:

  • Al primo livello, la base della piramide, abbiamo una situazione di assenza di notorietà. Il marchio è totalmente sconosciuto. Il potenziale cliente non sa nemmeno che esistiamo.
  • Salendo di un livello, il brand uscirà dall’anonimato. I consumatori ne avranno una conoscenza superficiale ma ancora troppo scarsa perché sia di impatto sul nostro business.
  • Avvicinandoci alla cima della piramide, la conoscenza del brand diventerà più forte. Non siamo ancora sulla vetta, ma il marchio sarà uno di quelli che verranno in mente al consumatore in una situazione di bisogno.
  • Arrivati in cima alla piramide, avremo raggiunto il Top Of Mind. L’impegno per migliorare la notorietà ha funzionato. Il marchio in questione sarà il primo a venire in mente al cliente. Praticamente il sogno di tutte le aziende.

 

Come capire qual è la forza della Brand Awareness

Non dobbiamo limitarci alle percezioni soggettive ma utilizzare strumenti che siano in grado di darci dati oggettivi e concreti sui quali poter lavorare.

Uno degli strumenti più utilizzati è Analytics, il servizio che Google mette a disposizione gratuitamente ai suoi utenti e che consente di misurare il traffico che il proprio sito web sta ricevendo. Ne identifica la provenienza e mostra dettagli precisi per ciò che riguarda la frequenza di rimbalzo, le conversioni e le sorgenti del traffico.

Imparare a usare correttamente questo strumento, ci permetterà di avere sotto controllo il traffico che riceve il sito web. Impostando un intervallo di tempo, potremo farci un’idea degli utenti che tornano a visitare le pagine del nostro sito, mostrando affezione verso il Marchio.

Potremo poi individuare le keywords usate nelle query di ricerca e scoprire tra quante di queste viene usato il nome del Brand; si potranno inoltre vedere le percentuali di traffico nei singoli canali ed estrarre le relative parole chiave.

Se oltre al sito web la nostra azienda ha anche una pagina Facebook, lo strumento di analisi in questo caso è Insight; con Insight si possono vedere tutta una serie di informazioni, come le interazioni dei clienti con i post, i like e i follower. Incrociando questi dati con quelli di Analytics avremo più chiaro il percorso da seguire per incrementare la notorietà del Brand.

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La differenza fra Brand Awareness e Brand Reputation

La Brand Awareness come abbiamo visto è il livello di conoscenza che il consumatore ha, rispetto ad un certo marchio, non considerando le opinioni soggettive.

La Brand Reputation invece è la considerazione e opinione che il cliente ripone verso il Brand.

Per far si che il nostro Brand diventi un riferimento bisognerà interagire con gli utenti; un ottimo modo è quello di farlo attraverso il customer care, utilizzando tutti i canali, Social compresi.

E’ importante mantenere un’alta Brand Reputation, perché su Internet è facile trovare opinioni e recensioni dei nostri prodotti, diffuse attraverso forum, siti e Social Network.
A volte si confonde la Brand Reputation con la Brand Image, vediamone la differenza.
Brand Image riassume il totale delle percezioni di tutti i clienti, attuali, di vecchia data e di quelli potenziali, relativamente ai prodotti e servizi offerti.
Brand Reputation, invece è l’opinione comune dei clienti sull’operato dell’azienda e i significati che il consumatore attribuisce al marchio e coinvolge i vari aspetti delle dinamiche aziendali in tutti i suoi canali.

Come migliorare la notorietà del marchio?

La conoscenza del proprio marchio si migliora creando contenuti di qualità in ottica SEO; apparire nei primi risultati delle SERP è infatti il miglior sistema per farci conoscere.

Oggi infatti non si vende tanto un servizio o un prodotto, quanto piuttosto l’identità stessa del marchio. La notorietà assume grande importanza quando si vuole lanciare un nuovo prodotto o si vuole differenziare l’offerta per prevalere sulla concorrenza. In definitiva aumentare la notorietà si traduce per un’azienda in incremento delle vendite.

Consigli per una Brand Awareness sempre in crescita

  • Un occhio di riguardo al logo dell’azienda. Poiché la prima cosa che si percepisce deve essere semplice e allo stesso tempo rappresentare quella che è l’attività svolta. Attenzione anche ai colori e ai caratteri.
  • Soffermarci sui valori e la mission del Brand. Nel sito web è buona norma dedicare uno spazio a queste informazioni. Allo stesso modo forniamo una descrizione della storia del marchio e delle persone che ci sono dietro; anche le testimonianze di clienti soddisfatti sono importanti per rafforzare l’immagine.
  • Una strategia molto efficace è quella di usare famosi blogger o influencer per far si che diffondano il brand tra i loro followers. Spesso si tratta di individui con migliaia di seguaci e il riscontro del nostro marchio fra il loro pubblico potrebbe essere enorme.
  • Un’altra strategia è presenziare attivamente nei principali social. Non solamente apparendo come una vetrina statica dei prodotti dell’azienda, bensì interagendo con il pubblico, anche accettando critiche e scambiando opinioni nell’ottica comune di migliorare il prodotto o il servizio.

Lavorare sulla notorietà del Marchio sarà quindi anche un’occasione per migliorare il sito web dell’azienda. Pensiamo ad un sito, online da diversi anni e poco ottimizzato dal punto di vista SEO: affidandosi ad esperti del settore, potremo migliorare non solo il posizionamento quanto soprattutto la visibilità del sito già dopo poche settimane.

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Utilizzo di campagne pubblicitarie pay per click per crescere velocemente

Le campagne pubblicitarie online sono un ottimo metodo per “forzare” il posizionamento sui motori di ricerca e quindi dare visibilità al Brand.

L’utilizzo di inserzioni a pagamento consente al sito web di raggiungere i primi risultati nelle SERP. Normalmente con le normali tecniche SEO, il processo richiederebbe settimane se non mesi, mentre le campagne display di AdWords sono l’ideale per aumentare la Brand Awareness in poco tempo. Consentono di dare visibilità al marchio attraverso annunci visuali o testuali ed è possibile mostrare ai visitatori ciò che offriamo, anche se ancora non ci conoscono e non ci stanno cercando.
E’ importante che la grafica usata per l’inserzione (banner), oltre ad essere accattivante, riproduca il logo dell’azienda e che sia attinente al prodotto oggetto dell’inserzione.

Se si tratta invece di campagne sui motori di ricerca e quindi senza elementi grafici, il Brand e relativo prodotto andranno individuati tramite parole chiave disposte strategicamente nel testo.

La possibilità di investire in un campagna pay per click è spesso sottovalutata da quelle aziende che non vendono online: tante aziende, che pur avendo un sito web non fanno e-commerce, non considerano il pay per click una forma pubblicitaria adatta alle loro esigenze. Questo è un errore. Internet è un mezzo fantastico per vendere la propria immagine e le campagne pay per click possono essere impostate cosi da essere localizzate sul territorio dove opera l’azienda in questione.

Ma come riuscire a valutare l’efficacia sulla notorietà del Marchio di una campagna pay per click?

La prima cosa da osservare saranno le impressioni. Altro non sono che gli utenti che hanno visualizzato l’inserzione, indipendentemente dal loro interesse per il prodotto. Tutti coloro che, dunque, sono stati esposti al nostro marchio.

Più importante è il CTR (click through rate) che serve a misurare l’efficacia di una campagna pubblicitaria sul web: in poche parole, il numero di potenziali clienti che hanno cliccato l’annuncio. Si tratta in questo caso, soprattutto se parliamo di annunci testuali, di una chiara manifestazione di interesse verso il Brand.

I consigli per aumentare la Brand Awareness: un breve riassunto

  • Farsi ricordare, entrando nella testa del cliente. Questa è la regola numero uno. Il proprio Brand deve essere diverso da quello dei competitor e deve trasmettere una forte carica emotiva. Deve lasciar passare l’impegno e la creatività che sono alla base dell’attività dell’azienda. Questo lo si deve percepire sia dal nome dell’azienda che dalla grafica del logo.
  • Avere un sito Web performante, sempre aggiornato e con una SEO efficace.
  • Ricorrere alle inserzioni pubblicitarie pay per click.
  • Produrre contenuti gratuiti a disposizione di tutti, come guide, infografiche ed ebooks. Bisogna rendere questo materiale il più visibile possibile e fare capire il lavoro che c’è dietro.
  • Cercare una partnership. Influencers e bloggers famosi possono diventare ottimi ambasciatori del proprio brand.

Vuoi migliorare la Brand Awareness della tua azienda perché sia sempre più competitiva? Contattaci subito semplicemente inserendo i tuoi dati nel form che trovi qui sotto o cliccando qui; con una consulenza gratuita i nostri esperti sapranno proporti una soluzione perfetta le tue esigenze!

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Novità e segreti per essere nelle prime posizioni Google

Cosa significano SEO e SEM per Google e perché sono importanti per il tuo business online?

Secondo voi è meglio avere un bel negozio su una via frequentata da persone durante la giornata, o avere la stessa attività su una via sperduta dove non passa nessuno? Nel caso in cui il vostro negozio fosse per forza di cose confinato in una zona non proprio di passaggio, sarebbe meglio affidarsi alla fortuna per attrarre i pochi che passano da lì, oppure cercare di fare una corretta pubblicità su cartelloni stradali per sponsorizzare e far arrivare persone anche in un luogo più defilato? Credo che non ci siano dubbi, la seconda opzione è quella giusta; le stesse domande e risposte valgono anche per il web. Ecco spiegato perché la posizione su un motore di ricerca conta, eccome.

Se lo vogliamo dire con in numeri, basta pensare che il 78% delle persone si ferma alla prima pagina di ricerca, e clicca su uno o più siti posizionati tra i primi risultati di ricerca. Negli ultimi anni questo fenomeno è addirittura aumentato: questo per via del cambiamento degli algoritmi top secret di Google, per l’uso sempre più frequente di ricerche da mobile e per il fatto che Google ha introdotto la cosiddetta “posizione zero”. In breve, si tratta di un a pratica attraverso cui il motore di ricerca estrapola la parte di testo che risponde esattamente ad una domanda dell’utente, direttamente da un tuo articolo, e la mette prima di ogni altro risultato, all’interno di un riquadro.

Senza soffermarci troppo su spiegazioni tecniche, già da questi pochi elementi comprendiamo l’importanza di un buon ranking su Google; la meta privilegiata di un utente target è proprio la prima pagina, più in basso si va e meno persone raggiungeranno il tuo sito. Miglior posizione = maggior possibilità di acquisire clienti.

Se continuiamo con il paragone precedente, immaginando che Google sia come una grande città che ha la facoltà di spostare i negozi in posizioni migliori o peggiori in base alla rispondenza a determinati parametri, ne capiamo ancora meglio l’importanza. Ma diamo anche qualche altro numero. Sono circa 40mila le ricerche effettuate ogni secondo sui motori di ricerca, quindi 3,5 miliardi di ricerche al giorno e 1,2 trilioni di ricerche ogni anno in tutto il mondo.

Quali sono gli elementi che ci permettono di raggiungere la vetta della classifica sui motori di ricerca?

1. Il posizionamento organico

Con questo termine si intende un tipo di ottimizzazione non a pagamento; la materia di riferimento è la SEO (Search Engine Optimization), che prevede uno studio costante dei motori di ricerca, un’analisi dei risultati e l’applicazione di criteri che permettono di posizionare un sito al meglio. È un lavoro che può fruttare molto bene: gli utenti preferiscono cliccare sui risultati organici piuttosto che su gli annunci (di cui parleremo dopo): si tratta di circa il 73% delle persone.

Il risultato è che grazie alla SEO, un sito o un e-commerce possono raggiungere le prime posizioni del ranking Google; il rovescio della medaglia è che i motori di ricerca aggiornano costantemente i loro algoritmi di posizionamento. Perciò serve uno studio costante e un monitoraggio continuo dei comportamenti non solo degli utenti ma anche dei propri siti internet, per capire come evolve la situazione. Google è l’arbitro che decide quanto il tuo sito risponde bene alle richieste delle persone: più c’è corrispondenza (secondo i famosi algoritmi) più la posizione sarà alta.

La SEO ha proprio il compito di portare più visite possibili su una pagina e quindi aumentare il traffico organico: lo scopo è quello di essere in linea con le richieste dell’utente così che questo possa diventare un cliente. Ovviamente questo è solo un tassello di una strategia di web marketing più ampia, che deve muoversi in sintonia.

2. I consigli per sfruttare al meglio il posizionamento organico

La logica che guida l’attività di SEO è strettamente legata alle parole chiave; in linea di massima, una buona attività di SEO deve partire dalle keyword più cercate fra gli utenti e costruire contenuti che ne tengano conto. Ciò tuttavia è solo la punta dell’iceberg, infatti i parametri da seguire sono molti; vediamone alcuni dei più significativi:

  • il fatto che un sito sia ben configurato per essere accessibile ai motori di ricerca, che il server risponda con velocità
  • il fatto che un sito sia responsive, ovvero adattabile anche alla visualizzazione sui dispositivi mobile
  • che una pagina web sia ben strutturata e suddivisa per categorie, in modo che il motore di ricerca possa orientarsi al meglio tra i contenuti
  • i meta tag, meta description e keyword testuali sono importanti e contribuiscono a scalare posizioni
  • il link building, cioè le citazioni e i collegamenti provenienti da altri siti autorevoli

Insomma, di parametri ce ne sono molti, e in questo articolo vogliamo darti una panoramica completa delle possibilità che il tuo sito o i tuoi contenuti hanno per essere primi. Vediamo allora l’altra modalità di indicizzazione possibile.

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3. Il posizionamento a pagamento

Oltre a scalare posizioni tramite i contenuti di qualità per Google, c’è un’altra possibilità di apparire tra i primi: la creazione di annunci a pagamento. L’aspetto positivo è l’immediatezza dei risultati: un annuncio raggiunge all’istante la prima posizione, mentre per un contenuto ottimizzato SEO i tempi sono più lunghi. D’altro canto bisogna fare degli investimenti economici, stabilire un budget.

Con la sigla SEM si intendono le strategie di marketing adottate per ottenere il miglior posizionamento possibile, compreso il posizionamento a pagamento, tramite annunci mirati e campagne pay per clic.

4. Come funzionano i motori di ricerca

A prescindere dal tipo di posizionamento, cerchiamo di andare nello specifico e capire come funziona il meccanismo che regola Google e i suoi “fratelli”. In questo caso ci viene in soccorso il termine SERP, cioè le pagine dei risultati (organici e a pagamento) che ci appaiono una volta che effettuiamo un qualsiasi tipo di ricerca.

La query è il termine che identifica invece la ricerca stessa, cioè le parole scelte da un utente per trovare i siti, i contenuti o le informazioni che gli interessano. Come detto, ad ogni query corrispondono una serie di pagine di risultati, che appaiono solo dopo che il motore di ricerca ha elaborato i dati attraverso i suoi algoritmi; alcuni di questi ultimi sono noti, altri sono protetti dal segreto. Così i professionisti devono affidarsi alla loro esperienza per conoscerli o ad alcuni strumenti specifici (come Google Trends, Analytics, SemRush o SEOZoom, solo per citarne alcuni) che permettono di comprendere in che direzione si muovano le SERP e quali miglioramenti è possibile apportare alle pagine del nostro sito web per migliorarne il posizionamento.

5. Alcuni accorgimenti

È importante soffermarci sul fatto che oggi i motori di ricerca sono sempre più intelligenti e tutti noi lo sappiamo, tanto è vero che se non riusciamo a trovare ciò che stavamo cercando non ci capacitiamo di perché Google abbia fallito, non capita quasi mai! Questo per dire che le persone tendono sempre di più a fare ricerche specifiche, inserendo nella query aggettivi, termini tecnici, o comunque aumentando la lunghezza della frase di ricerca. Inoltre spesso si utilizzano gli smartphone, che danno la possibilità di cercare direttamente tramite la propria voce; è fisiologico che nel parlare tutti noi utilizziamo molti più termini che nella scrittura.

Tenere in considerazione il comportamento del pubblico è importante per costruire contenuti perfetti, che vadano di pari passo con le tendenze del momento.

Non solo la keyword principale è importante, ma anche le parole ad essa collegate; per usare il termine tecnico la long tail: grazie all’individuazione di questi elementi, la nostra ottimizzazione sarà ancora più specifica.

6. Pratiche da evitare

Dopo aver visto tutti gli aspetti su cui puntare per farsi notare dai motori di ricerca, cerchiamo di approfondire insieme anche gli errori da non commettere. Pensiamo subito che non c’è una ricetta perfetta per posizionarsi, ma deve esserci una ricerca costante, anche perché gli algoritmi si evolvono continuamente. Oggi una perfetta ottimizzazione non basta, bisogna monitorare e analizzare costantemente i risultati per mantenere o incrementare a propria posizione nel ranking.

Un parametro che Google tiene molto in considerazione è la pertinenza degli argomenti trattati con il tuo business, i prodotti o servizi che vendi e la qualità dei tuoi contenuti (insomma non bastano più articoli di 300 parole, generici e di argomenti disparati). Non ha senso quindi ripetere la parola chiave molte volte lungo il testo per essere notati e indicizzati bene, meglio utilizzarla con parsimonia e al punto giusto.

Stesso ragionamento vale per i back link: una volta era possibile creare collegamenti fittizi per apparire più autorevoli agli occhi dei motori di ricerca e delle persone. Oggi Google sa come difendersi da questo tipo di spam e penalizza i contenuti con link fittizi. I collegamenti con siti autorevoli sono ancora molto importanti, meglio però che siano pochi ma buoni.

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Il parere degli esperti su SEO e SEM per Google

Servono costanza e aggiustamenti incessanti perché il proprio sito raggiunga una posizione interessante per far aumentare il traffico in entrata; è un lavoro per persone competenti, che lavorano ogni giorno con questi strumenti e conoscono l’ambiente dei motori di ricerca. Non affidatevi a chi vi promette che nel giro di pochi giorni il vostro sito sarà tra i primi di Google: la SEO richiede tempo e costanza. Potreste però cominciare a migliorare le performance del vostro sito scegliendo un SEO Specialist; dietro ad un ottimo posizionamento ci deve essere una strategia concreta un’attività di content marketing pianificata e che permetta di raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Meglio infine raggiungere un traffico di qualità piuttosto che di quantità, in modo che le persone che visitano la tua pagina siano proprio quelle che tu stavi cercando. Da MG Group Italia i nostri esperti SEO ad Arezzo possono aiutarti in questo aspetto fondamentale della tua attività di marketing: scrivi le tue richieste nel form qui sotto e ti daremo una mano a scalare la vetta!